Carlazzo-Grandola
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FONDOVALLE NEI COMUNI DI
CARLAZZO - GRANDOLA E UNITI

E’ arrivata la prima neve, l’alba ci promette una bella giornata ….. e si parte.

Ha nevicato e pertanto rimandiamo le escursioni in alta quota (Monte Greggio e Sighignola) e d’accordo con il mio accompagnatore Dott. Orlando Chiari decidiamo di effettuare sopraluoghi ad opere militari del fondovalle.
Il 28 novembre ci troviamo al solito Bar di Cardano, sulla strada Menaggio Porlezza, e con noi ci sarà anche Gabriele Selva di Loveno che, a quanto pare, si sta appassionando anche lui alla ricerca di trincee.
Partiamo, dopo la solita colazione e dopo aver dato un’occhiata alla Grigna ed alla Grona già riscaldata dal sole con due macchine e dopo un paio di chilometri sulla strada statale Regina n. 340 lascio la mia in località Cà di Ladri (Casa dei ladri).
Si dice che venga così chiamata perché, in tempi passati, i turisti o viandanti provenienti da Lugano, via lago, a Porlezza erano costretti a prendere la carrozza per raggiungere la sponda occidentale del lago di Como.
Alla fine della salita della Formighera i cavalli arrivavano in questa località lenti e stanchi ed i passeggeri erano facile preda dei ladri nascosti nelle vicinanze.
Proseguiamo con la Suzuky di Orlando in direzione Porlezza fino a Castello di Carlazzo, posto sopra una collina che, cambiando il nome in Brioni, si protende verso mattina fino al piccolo laghetto di Piano.
Castello è un piccolo e bellissimo borgo medioevale e gode di un bel panorama sul lago di Lugano e su tutta la vallata essendone posto al centro.
Parcheggiamo la Suzuky e ci inoltriamo nel bosco di Brioni.
Sulla cima troviamo alcune trincee
foto 1 - foto 2 - foto 3
foto 4 - foto 5 - foto 6
che, secondo me, potevano difendere una batteria posizionata nella conca che divide le due linee di cima.
Ritorniamo alla macchina, attraversiamo S. Pietro Sovera di Carlazzo, ed imbocchiamo la strada per l’omonima frazione; poco sopra nelle vicinanze del ristorante La Rotonda (consigliabile per affrontare gli eventuali problemi del mezzogiorno) a piedi raggiungiamo l’ultimo terrazzamento di una serie che salgono dalla sottostante statale Menaggio - Porlezza.

Finalmente cominciamo ad essere colpiti, fortunatamente in modo benevolo, da qualche raggio di sole: un toscanello ed un’occhiata al panorama spaziando sul lago del Piano - il monticello Brioni - le montagne della Val Rezzo e su Porlezza.

Proprio a ridosso del muro di sostegno del terrazzamento rileviamo una trincea
(foto 1 - foto 2 - foto 3 - foto 4)
e più sopra, oltre il prato, nel bosco un camminamento che probabilmente portava ad un osservatorio, collegato ad altro camminamento che sale fino ad un prato ove probabilmente vi era un ricovero truppa in una stalletta.
Con la Suzuky raggiungiamo Carlazzo ed imbocchiamo la strada per Gottro di Carlazzo e Naggio di Grandola e Uniti.
A metà strada dove è posizionato il cartello indicante l’inizio del comune di Grandola e Uniti posteggiamo e scendiamo, sul lato destro della strada, alla ricerca del sentiero per il Rogolone.
Sono diversi anni che non passo da queste parti, la vegetazione è cresciuta, ed ho qualche difficoltà a rintracciarlo ma alla fine ci riesco.
A metà strada dal Rogolone, sotto a destra,una trincea in cattivo stato e poco avanti sulla sinistra una piazzola di circa metri 50 X 4 che, secondo me, poteva servire a posizionare dei piccoli pezzi di artiglieria.
Avanziamo di poco ed a destra troviamo un’altra trincea, in buono stato (foto 1 - foto 2 - foto 3), e una vecchia stalletta in decadimento che, probabilmente, era stata requisita per adibirla a ricovero truppa, il tutto in località Tuvaioo.
Proseguiamo in discesa e raggiungiamo un prato ove nel mezzo regna la grande quercia secolare, il Rogolone (m. 474 s.l.m.), in territorio di Grandola e Uniti.
Si racconta che nel 1500 ai piedi di questa quercia si siano riuniti i Capi Famiglia al fine di definire i confini dei comuni di Grandola e Uniti, Carlazzo e Bene Lario, riunioni che successivamente si tenevano ogni volta che c’erano da prendere decisioni importanti.
Tante foto da parte di Orlando, con noi e lui, ai piedi di questo gigante dalla grande chioma e poi giù verso la Val de Bunal in località Bonarano dopo un’occhiata al cartello segnaletico.
La Val de Bunal è rappresentata da un piccolo ruscello, una volta pieno di gamberetti di fiume, che in linea di massima divide la zona di rito ambrosiano da quella di rito romano, verso sera (ponente) la Diocesi di Milano e verso mattina (levante) la Diocesi di Como.
Quand’ero piccolo c’era il detto : “ De là de la Val de Bunal gnè ghe voo ton né dan “ (Di là della Valle di Bunal non bisogna prenderne ne darne) e questo valeva perfino in caso di matrimonio.
Attraversato il ruscello raggiungiamo la mia auto alla Cà di Ladri e saliamo a ricuperare il Suzuky di Orlando, dopo di che proseguiamo verso Naggio ed attraversando le diverse frazioni ci fermiamo al bar di Cardano a berci un meritato spumantino, anzi due.
Riparlando delle opere, oggi visitate in fondovalle, penso servissero a disorientare il nemico obbligandolo a percorrere la strada principale per poi colpirlo con le batterie posizionate in quota.
E così termina la nostra decima bellissima escursione.

 

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Ferruccio C. Ferrazza
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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016