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PELLIO D’INTELVI

 

19 settembre 2005, ore 6, suona la sveglia avendo in programma un incontro con l’ormai tradizionale amico Fermo, alzo la tapparella: la luna splende sul centrolago di Como e forse, finalmente dopo tentativi andati a vuoto per cause climatiche, riusciremo nel nostro scopo.

Alle 7 ci troviamo al solito posto, la Chiesa di Bene Lario, e con le macchine proseguiamo per la Val d’Intelvi. Scopo del nostro viaggio visitare le trincee di Pellio recentemente ristrutturate.

Non conosciamo la zona ma ci farà da guida una recente pubblicazione “La Guerra di Pietra“, edito dall’ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste)e dalla Comunità Montana Lario Intelvese, che in passato aveva sponsorizzato due documentari televisivi da me realizzati, ma sopratutto le indicazioni del fraterno amico Luigi Mario Belloni.

La strada più facile, per chi non è molto pratico della zona, è quella di Lanzo d’Intelvi dove, raggiunto il paese si prosegue per la dogana svizzera della Val Mara.

Attenzione, dopo l’uscita del paese, ad un cartello sulla sinistra indicante “Pellio Superiore ed Inferiore“, lasciare la macchina presso una costruzione in cemento a forma di casetta posta all'incrocio con la strada che scende al valico della Val Mara e prendere il ben visibile sentiero.

Luigi Mario Belloni così ci presenta l’itinerario:
Partendo da Valmara (mt. 840) il percorso tocca dodici livelli di trincee, incontrando dapprima il Sasso Bovè (mt. 1015) con la trincea vicina al cippo di confine, poi il sito militare delle Baracche (mt. 944), e in alto la trincea n. 8, il Posto di Comando, la più grande ed importante dell’itinerario, toccando infine il Barco dei Montoni (mt. 1350).

Il Fermo, carte alla mano, (forse anche ricordandosi di avermi definito “milanese“) sostiene che i 510 mt. di dislivello è meglio affrontarli …. in discesa.

Lasciamo la sua macchina, ed ecco il perché dell’utilizzo di due autovetture, e proseguiamo con il mio fuoristrada dopo aver dato un’occhiata alla nebbiolina che copre la piana di Lanzo.

Ritorniamo a S.Fedele e all’ingresso del paese, dove c’è un piazzale con una autorimessa per pullman, giriamo a destra e prendiamo una strada in salita che ci porterà a Orimento.

Poco dopo il Rifugio Cristè , ex casermetta della Guardia di Finanza “al tempo del contrabbando dell’Era Romantica“ scrive Fermo, giriamo a destra su una strada sterrata e raggiungiamo il Barco dei Montoni (mt. 1389).

Per la precisione fare attenzione ad una costruzione, tipo condominio, sulla sinistra ed un largo piazzale inerbato sulla destra con una villa a lato della quale si diparte una strada che entra nel bosco.

Se si ha una macchina normale conviene fermarsi ed addentrarsi nella strada a piedi; se si ha un fuoristrada si può proseguire lungo questa strada dal fondo molto accidentato che porta ad un pianoro con una pozza d’acqua, il Barco dei Montoni.

La strada è agroforestale e non si potrebbe percorrere grazie ad un segnale di divieto.

Devo confessare che quando vado al Monte Generoso io la percorro.
Non so se mi è sempre andata bene, essendo una persona generalmente fortunata, oppure se nella zona conoscono ormai la mia macchina e, di conseguenza, il guidatore e la solidarietà degli uomini di montagna per gli “anziani“ è nota.

Comunque a piedi potete superare questo ostacolo in circa 20 minuti.

Lasciamo la macchina alla pozza, consultiamo i cartelli (foto 1 - foto 2), seguiamo le indicazioni segnaletiche e imbocchiamo la strada che porta alle trincee scendendo verso la Val Mara, a sinistra il confine svizzero ed a destra la valle dell’Inferno.

La strada è comoda, come vedete, da percorrere e priva di ostacoli almeno per ora.

Il problema, soprattutto dopo l’inevitabile caduta di rami durante l’inverno, sarà quello della manutenzione che, auspichiamo, venga fatta.

Le trincee sono 12 ma quelle visitabili, perché ripulite, sono 5.

Arriviamo alla trincea n. 8 che il Belloni ci presenta:
E’ la struttura più importante e complessa dell’intera linea difensiva Orimento – Sasso Bovè.
Qui troviamo: Posto di Comando con ricovero, punto di riferimento e coordinamento di tutte le postazioni – osservatorio – trincee (foto 1 - foto 2) – riservette per munizioni – camminamentipostazioni di mitragliatrici.
Il tutto, assai ben mimetizzato, era collegato da strade militari d’accesso sterrate, acciottolate o selciate. con cippi di misurazione chilometrica e guardiole per sentinelle.
La postazione n. 8 è raggiungibile dalla strada militare grazie ad un sentiero di raccordo ricavato nel fianco della montagna. Un altro sentiero di raccordo unisce la postazione superiore (n. 9).

Riprendiamo la nostra passeggiata nel verde bosco e giungiamo all’ingresso della trincea n. 5 a forma di semicerchio con camminamenti e trincee (foto 1 - foto 2 - foto 3).

Sotto, sempre scendendo lungo la strada militare, arriviamo alla trincea n. 3 dove, dato l’ottimo intervento di restauro, notiamo un grande spiazzo centrale adibito a camera ricovero – un passaggio coperto che conduceva ai camminamenti ed una postazione per mitragliatrice.

Da questa postazione, risalendo un sentiero che porta all’Alpe di Gotta, praticamente sotto la pineta che si imbocca per salire al Generoso e dove esiste un piccolo spazio destinato a sosta per un eventuale pic-nic, si può ammirare il monumentale “Foo di Parol“ (Faggio delle Parole), così chiamato perché sulla sua corteccia gli sfrusadoo (contrabbandieri) incidevano dei segnali.

Ed, infine, arriviamo alle due ultime trincee che, per chi fa il percorso dal basso, cioè dalla Val Mara sarebbero le prime.

La trincea n. 2 praticamente sarebbe una piccola trincea da cui parte un camminamento in galleria che termina su un picco roccioso con un osservatorio in caverna a mo' di balconcino affacciato su un versante deliziosamente pittoresco.

Qualche metro più in basso troviamo la trincea n 1, in parte restaurata ed in parte allo stato originale.

Senza voler diminuire l’impegno profuso da chi ha voluto portare alla luce queste testimonianze confesso che provavo più emozione, come del resto Fermo, scoprire tra gli arbusti ed individuare una trincea allo stato naturale. Bisogna anche dire che restaurandole si mette in condizione la maggior parte dei visitatori, che forse non si sentono ricercatori di trincee, di riconoscerle ed ammirarle, e questo è il vero scopo.
Bisognerebbe però, e penso sia necessario ed utile dal punto di vista istruttivo, che ci fosse un impegno maggiore, da parte di chi ne è competente, a continuare questa iniziativa.
Anche perché io e Fermo cominciamo a diventare “ vecchierelli “ e girare per boschi ……….

La trincea n. 1 fa parte delle fortificazioni che sono proprio quelle del Sasso Bovè (mt. 1013) singolare risalto roccioso che emerge dalla cresta, da cui si gode un’ampia visuale sul valico di confine italo – svizzero della Val Mara.
Dal punto di vista strategico va sottolineata l’importanza della trincea di Sasso Bovè, situata proprio a ridosso del cippo di confine, la quale incrociando il tiro con le fortificazioni di Monte Greggio aveva il controllo assoluto del tratto di confine e della strada proveniente da Arogno (Svizzera).

Ammiriamo le trincee
trincea (1) - trincea (2) - trincea (3)
trincea (4) - trincea (5)
e proseguiamo lungo la strada, che potrebbe fa supporre l’esistenza di una strada difesa o di un grande camminamento o, forse ancora, di una trincea a difesa notandone anche altre nel bosco.

Notiamo uno strano ponte, se così possiamo chiamarlo, ma che comunque serviva a tale scopo: invece di creare un ponte per superare un torrente è stato riempito il torrente e formata una briglia stradale.

Cominciamo, attraverso gli alberi, a sentire rumori di macchine che passano.

Anche questa volta il nostro viaggio è terminato e, io e Fermo, contenti per quanto visto e per la bella passeggiata, che consigliamo, ci accingiamo ad affrontare il problema del mezzogiorno, e dove se non alla Sighignola poiché, grazie al cellulare, abbiamo saputo che Paolo ci prepara polenta con brasato di cervo, e forse qualche altra sorpresa che non ci ha svelato.

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016