Legnone
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MONTE LEGNONE (MT. 2610)

 

Considerando la posizione del forte di Montecchio, dotato sì di una batteria di cannoni blindata ma situato a livello lago e, di conseguenza in posizione strategica sfavorevole, nell’intento di impedirne un eventuale aggiramento attraverso la Val Gerola e la Val Varrone vennero fortificate le creste che dal baluardo naturale del Monte Legnone si diramavano verso sud a dividere la Valsassina dalla Valle Bitto di Gerola.

Venne costruita una fitta rete di mulattiere e strade militari che giungevano fino ai passi situati alla testata delle Valli Fraina e Marrone (Stavello – Colombana – Trona) e che dalla spalla sud del Monte Legnone scendevano in Val Lesina e si spingevano fin sul versante nord della montagna a dominio dello sbocco della Valtellina nel Pian di Spagna.

La fortificazione dei valichi interessò anche tutto il resto della catena delle Alpi Orobie fino al Pizzo del Diavolo con postazioni di artiglieria scavate nella roccia, trincee in pietra, casermette tuttora rintracciabili in alta Val Brembana : Passo Salmurano – Passo Tartano – Passo di Lemma – Passo Verrobbio – Passo S.Marco e al Passo Dordona.

Penso che il Legnone, seconda vetta delle Alpi orobiche con i suoi 2610 mt, data la sua imponenza nel contesto alpino meriti una presentazione sia che venga visto dal Legnoncino o dal Monte di Giumello oppure, illuminato da un tramonto invernale da Menaggio.

In questo caso ingrandendo la foto è anche possibile scorgere, sul lato destro della montagna, la strada militare che percorreremo.

Il Legnone può essere affrontato, e la vetta raggiungibile, sia dalla cresta centrale (visibile nelle foto) che da quella di destra.

La via più indicata, e più percorsa, è quella che parte dai Roccoli dei Lorla (raggiungibile in macchina da Tremenico) seguendo il sentiero lungo la Cresta d’Albareda e raggiungendo la cresta alla Porta dei Merli (2094 mt) sulla cresta centrale e successivamente il bivacco ”Ca’ de legn”.

E’ un percorso su sentiero che richiede una certa preparazione fisica e molta attenzione in certi passaggi; il difficile viene dal bivacco alla vetta poichè si devono affrontare circa 500 metri di dislivello molto ripidi seppur agevolati da numerosi tratti di corde fisse.

Tenete presente che, a questo punto, si hanno già circa tre ore di cammino nelle gambe e trovarsi davanti un muro del genere.

L’anno scorso ero partito dai Roccoli dei Loria con un paio di jeans e lo zaino abbastanza pesante, precauzionalmente, date le non buone condizioni del tempo ed il freddo.

Al bivacco il mio compagno, stanco, si è fermato ed io, lasciato lo zaino, ho proseguito più leggero.

Dopo circa 100 metri, fortunatamente, nel marsupio ho trovato un coltellino che mi ha consentito di tagliare i jeans, facendoli diventare corti, e permettendomi di alzare con più facilità le gambe.

Naturalmente quest’anno affronteremo il Legnone da un’altra parte.

La giornata è bella, il battello delle 6.40 ci aspetta a Menaggio, il solito buon caffè a Dervio, ed affrontiamo la strada della Val Varrone.

A Tremenico facciamo sosta in un negozio alimentare gestito da una simpaticissima signora che, già in altre occasioni, ci ha risolto i problemi del mezzogiorno.

Proseguiamo verso l’alta valle cercando di non perdere l’indicazione per Gallino dove, girando a sinistra, ci immettiamo in una strada sterrata molto stretta e dal fondo sconnesso (non siamo riusciti a risolvere il dubbio sul come comportarci qualora si incontrasse un’altra macchina; fortunatamente il dubbio è restato) che in mezzo al bosco e con innumerevoli tornanti ci porta all’ Alpe Vesina .

E’ una strada che, secondo me, si può affrontare solo con un fuoristrada anche perché ad ogni tornante bisogna fare, sia in salita che in discesa, almeno un paio di manovre.

Soprattutto il fondo è molto sconnesso.

Dall’Alpe Vesina (mt. 1430) proseguiamo, sempre in macchina, e giungiamo all’Alpe Campo (mt. 1647) dove la lasciamo.

Un piccolo nucleo familiare, marito – moglie – bimbetto (almeno così identificati secondo un normale giudizio ad occhio) gestisce l’Alpe.

Chiediamo il permesso di lasciare la macchina, parcheggiata vicino ad una vecchia 1100 che francamente non capisco come sia arrivata fin lì (se normalmente utilizzata complimenti a chi la guida, anche perché l’aspetto esteriore non dà molte garanzie), giustifichiamo la nostra presenza con un permesso concessoci dal Comune di Piagnona, chiediamo alcune informazioni e cominciamo la nostra salita.

Imbocchiamo la strada militare (foto 1 - foto 2 - foto 3) che, salendo lentamente, ci offre in continuazione panorami di una bellezza unica e che, con un dislivello di circa 800 metri, ci porterà sulla cresta di sud-est dove attraverso una sella ci porteremo sull’altro versante della montagna.

Siamo a 2400 metri, immersi nel sole e nella brezza montana con meravigliosi panorami a 360°: un caffè ed un buon toscanello (abituati a Milano quest’aria pura potrebbe crearci dei problemi)

Riprendiamo la strada, ormai pianeggiante, ed arrivati ad una curva verso sinistra troviamo due ricoveri truppa
(foto 1 - foto 2 - foto 3 - foto 4)
mentre la strada comincia a scendere verso la Valtellina.

Sempre a sinistra prendiamo il sentiero che, con pendenza molto lieve, ci porta in vetta.

Ho voluto fare le due strade, soprattutto la seconda quest’anno, convinto di fare molto meno fatica e ne ho ricavato la convinzione di aver fatto una scelta giusta.

L’unico problema è che la strada da Gallino all’Alpe Campo (circa 6 km.) è chiusa e bisogna chiedere il permesso al Comune di Pagnona.

Ultimamente però, poco sopra l'Alpe di Campo, a mt. 1800 di altitudine è stato inaugurato un piccolo rifugio molto accogliente che offre la possibilità di un soggiorno e di un buon pasto.
(NdD: si tratta del Rifugio Griera, presente anche su un sito Internet)

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016