Alpe di Grona
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ALPE DI GRONA
(in Grandola ed Uniti)

 

A Menaggio, raggiungibile percorrendo la Strada Regina provenendo sia da Como che dall’Alto Lago, proseguendo in direzione Lugano dopo alcuni tornanti in salita si raggiunge la località Croce.

Girando, proprio alla fine della salita, a sinistra si possono visitare alcuni posti che abbiamo già descritto: Monte Brente / Crocione (galleria Brente) – Paullo / Crocetta – Pilone.

Proseguendo, in direzione Porlezza, dopo un tratto di strada pianeggiante una indicazione a sinistra ci indica Bene Lario (località già visitata ); prima di entrare in paese, sempre a sinistra (non voglio fare riferimenti politici ma pare sia l’unica direzione) si può raggiungere Grona, paesino alle pendici del Monte Crocione e sotto la giurisdizione comunale di Grandola e Uniti.

Un particolare curioso, al quale non so dare spiegazione, è che , facendo riferimento alla valle che da Menaggio porta a Porlezza, il paese di Grona si trova sul versante sinistro mentre sulla destra, sopra Menaggio in Comune di Plesio, si trova il Monte Grona.

Meta, in questa nostra giornata, è quella di visitare le fortificazioni all’Alpe di Grona.

Il percorso si preannuncia abbastanza lungo anche per l’ubicazione delle fortificazioni e la mancanza di strade perciò bisognerà ricorrere all’utilizzo, già sperimentato con successo, delle due autovetture e …… pedalare, anzi camminare.

Ma sentiamo cosa ci dice il Fermo :

A ghe l’eri sul gos (l’avevo sul gozzo) di visitare con Orlando Chiari il complesso delle opere militari all’Alpe di Grona, sul Monte Crocione.
Così con il suo fuoristrada da Bene Lario affrontiamo le pendici del Monte Calbiga.
Oltrepassato l’Alpe Bene di sotto (metri 1006 s.l.m. ) e l’Alpe Bene di Sopra ora Rifugio Bivacco Alp de Volt (metri 1340 s.l.m. ) posteggiamo il fuoristrada sulla mulattiera militare proveniente da Ponna (metri 1440 s.l.m. ) ed ammiriamo il sorgere del sole sul M.te Legnone.

Ricordo, come già precedentemente segnalato, che il Comune di Bene Lario ha da poco realizzato una strada, in terra battuta ma in ottimo stato, che permette di raggiungere la strada che dal Rifugio Boffalora porta al Rifugio Venini e Cornelio e, di conseguenza, permette di visitare le postazioni del Monte Calbiga / Crocione.

A piedi proseguiamo in direzione mattina ( levante ), attraversiamo il torrente Civagno vicino alle sue sorgenti e dal territorio di Bene Lario entriamo in quello di Grandola e Uniti.
Proseguiamo, sempre sulla mulattiera, un tempo larga quasi due metri e tutta acciottolata ma ormai ridotta a sentiero.

Purtroppo si cammina all’ombra, essendo in zona coperta dal sole, e la brina che copre i prati ci fa pensare alla temperatura notturna in queste zone, pur non essendo ancora inverno.

Orlando si sofferma a fotografare l’Alpe dei Boggioni (foto 1 - foto 2),unico della zona ancora con copertura di piode (beole di sasso locale ), il Rifugio Alp de Volt, il Pizzo di Gino, il Monte Grona con il Bregagno ed i monti della Valtellina, ed i meravigliosi colori autunnali dei boschi.
In questa zona tre ragazzi valtellinesi tra i 16 e 18 anni, operai alle costruzioni militari, nel lontano 1917 rimasero sotto una slavina di neve.
All’Alpe dei Longoni ( metri 1440 s.l.m. ) incontriamo tanti cacciatori, alla ricerca di beccacce, che con i loro spari rendono più reale il luogo.
Si tratta però di giornate straordinarie perché, passata la stagione della caccia, in queste zone non entra più nessuno e tutto diventa come una giungla incontaminata.
Passando in costa sul fronte nord del Monte di Tremezzo arriviamo al termine della mulattiera militare e troviamo i panee (panari o fontanile ) dell’Alpe di Grona dove un cane da caccia, accaldato per aver rincorso beccacce, si sta rinfrescando.
Qui un sentiero, ormai non più riconoscibile, porta all’Alpe dei Minetti, da dove una mulattiera militare si congiunge con quella che scende alla galleria del Monte Brente mentre noi prendiamo quello che scende a sinistra, ripulito quest’estate dalla mia Associazione Amici dell’Alp de Volt.
Più avanti un paletto indica il sentiero che sale ai Monti di Tremezzo e Rifugio Venini.
Abbiamo lasciato il fuoristrada alle 8 ed alle 10 siamo all’Alpe di Grona ( metri 1340 s.m. ), a ricordo di quando era pascolo solo una sostra (ricovero per animali) e tanti ruderi (foto 1 - foto 2).
Rimanendo sopra il piazzale sorretto da un muro di sasso a secco, camminando verso mattina, ci addentriamo nel bosco per circa 200 metri e troviamo una trincea abbastanza rovinata ed una galleria con doppia uscita.
Entriamo nella galleria che si diparte dalla trincea e troviamo una camera ricovero truppa (foto 1 - foto 2) ed oltre l’uscita sull’altro lato della trincea; sia il camminamento della galleria che il ricovero avranno una lunghezza di circa metri 40.
Ritorniamo all’Alpe, dove c’è la sostra, e faccio una piccola pausa per la colazione.
Poco dopo scendiamo il muro del piazzale ove ai piedi si diparte una trincea ormai poco visibile che a sera (ponente ) si protraeva fino alla fine del pascolo per circa 200 metri, mentre a mattina (levante ) interrotta dal fabbricato che fungeva da nevera si protraeva oltre per circa una quarantina di metri.
Seguendo la trincea verso mattina, a ridosso della nevera, un pilastro che sorregge due archi (foto 1 - foto 2) d’entrata in sasso a secco segna l’entrata della grande galleria che in seguito gli alpigiani usavano come cantina per deporvi i formaggi a stagionare e le conghe di latte.
Entrati, dopo una decina di metri a sinistra si diparte un’altra galleria che fungeva da camminamento per raggiungere la trincea interrotta dalla nevera.
Proseguendo, dalla diramazione, per una ventina di metri si trova una camera ricovero truppa con qualche piccolo muretto di sasso, con sopra assi, ove l’alpigiano vi poggiava il formaggio e, sopra la volta, qualche ferro sempre usato per appendervi qualcosa da conservare.
Superata la camera proseguiamo lungo il ramo principale della galleria che passando sotto i fabbricati, o almeno quelli che erano, dell’alpeggio era un camminamento per raggiungere la trincea che si trovava in fondo al pascolo.
Sia l’uscita del ramo secondario che del principale sono ostruite, forse fatte franare appositamente dall’alpigiano.
Si tratta, comunque, di un’opera imponente: il ramo principale sarà lungo circa 120 metri, mentre il secondario raggiunge i 40 metri.
Ritornando sui nostri passi Orlando trova, vicino a dei pali marci, una cambra che a suo tempo era servita per tenere insieme i pali di sostegno della volta nei punti franabili e che ripone nello zaino a ricordo.
Usciti dalla maestosa galleria seguiamo la trincea, verso sera (ponente ) per circa 20 metri, e la troviamo coperta da un cunicolo ad arco in sasso che è anche questa una vera opera d’arte.
Il cunicolo (foto 1 - foto 2), largo circa un metro e lungo una ventina, sorregge la sovrastante strada che scende dal muro del piazzale e si collega con la mulattiera militare che porta a Grona ed era adibito, in parte a camminamento (foto 1 - foto 2) di raccordo della trincea e, in parte, a trincea poiché in alcuni punti presenta il marciapiede di alzata con sul fronte i due buchi (uno grande ed uno piccolo) che fungevano da tasche per deporre le munizioni e più in alto da feritoia per sparare.
Tralasciamo di visitare, poiché ormai quasi invisibili, le trincee con gallerie sulle coste oltre l’alpeggio ed imbocchiamo la mulattiera militare sottostante.
Così, verso le ore 11, abbandoniamo l’Alpe di Grona, da circa quarantacinque anni anch’esso abbandonato ma che fu fonte di sostentamento per tante famiglie in quei anni di miseria, scendiamo verso valle lungo un percorso non tanto ripido e che in certi punti mostra ancora il cordolo di sassi di contenimento della careggiata, tipica indicazione di strada militare.
Attraversando verso il basso il grande cingolo roccioso e scendendo dal sentiero, abbastanza ripido, detto del Moter giungiamo ai Monti di Vinci (metri 681 s.l.m. ) posti sopra Grona con alla sinistra Bene Lario.
Una breve discesa ed alle 13.30 siamo seduti a pranzare nelle Trattoria di Pizzagalli Gianbruno a Bene Lario
(foto 1 - foto 2 - foto 3 - foto 4 - foto 5).

Dopo aver, degnamente e con soddisfazione, risolto il problema del mezzogiorno Fermo, con la sua macchina mi ha portato a ricuperare il mio Suzuki e siamo ritornati a casa.

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016