Premessa
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PREMESSA E METODO D'ANALISI

Testi e fotografie di
Ferruccio C. Ferrazza
da una visita effettuata nel luglio 2007

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Premessa

oggi, gennaio 2014

Quando ho effettuato questa esplorazione, nel 2007, non conoscevo Don Gianni Sala Peup, tantomeno avevo notizia dei suoi scritti storici sulle chiese di Sondalo e del suo libro, cui per estratto è dedicata la sezione "Storia" di questa rivista; me lo regalò con dedica quando vide il risultato del mio lavoro di analisi iconografica: per me, un premio impagabile.
Quando successivamente lo lessi, compresi che il mio lavoro non sarebbe stato completo se non lo avessi integrato con lo studio storico di Don Gianni, e l'idea è rimasta in cantiere sino ad oggi.
Il mio lavoro è rimasto puro come proposto all'inizio, in quell'estate del 2007, cioè senza alcun apporto se non quello delle mie ricerche il cui metodo è qui "rivelato" (come si direbbe nella lingua anglosassone).

 

Il metodo di studio

Riconoscere gli attributi ed indagare sulla scorta di questi: ecco il mio scopo. In una sola immagine si trova la sintesi di una vita intera, talvolta con gli strumenti ed i segni del martirio o con gli oggetti del patronato.

Non ho da studiare pigmenti ed intonaci, azione che richiederebbe una personale e continua presenza sul posto durante l’analisi.

Devo studiare le immagini, concentrarmi sugli indizi, identificare i segni distintivi, consultare i testi sull’argomento.

Grazie alla disponibilità offerta dai moderni strumenti elettronici ed informatici questo tipo di lavoro lo posso svolgere con maggior successo se lo svilupperò “in differita”.

La mia buona macchina fotografica elettronica a tecnologia digitale mi consente di scattare tante fotografie quante necessarie, ed anche più, senza che questo incida in alcun modo sui costi del mio volontario lavoro; qualche anno fa non mi sarebbe stato possibile, dovendo affrontare le spese di pellicola e stampa.

L’immancabile cavalletto di posa mi permette di raccogliere quelle suggestioni che solo la luce naturale riesce a produrre in quei flussi che sono volutamente orientati seguendo l’arte del costruttore; una condizione talvolta indispensabile per le valutazioni di contesto.

Un programma informatico con le più sofisticate funzioni grafiche mi aiuterà nel ripianare le prospettive, sezionare i dettagli, acuire la visione quando l’occhio umano si rivelerà inadatto pur nella sua perfezione, avvicinare il distante ed allontanare il vicino per superare le costrizioni dimensionali imposte dai luoghi.

A allora scatto,e scatto, e scatto, riempiendo con le immagini catturate una sorta di scacchiera virtuale proiettata dalla mia mente sulle pareti e sulle volte.

Termino in poco tempo.

Richiudo dietro di me il portone della chiesa e mi allontano carico di un tesoro immenso, composto da miliardi di microscopici interruttori la cui condizione binaria dell’essere e del non-essere ripeterà nell’altrove, con una sorta di moderna magia, il qui.
Adesso ho quanto serve per iniziare ad esplorare in tutta tranquillità.

 

Introduzione

Sono in vacanza in Alta Valtellina; una zona ricca di storia e di storie. Ho passato in questa terra i tempi del mio riposo nell’ultimo ventennio, gustando l’atmosfera antica dei borghi e delle biblioteche, alla ricerca di nuovi temi da sviluppare e proporre ai miei pur scarsi lettori., conscio che nulla è mai conosciuto appieno. La scoperta è sempre in agguato, per così dire, e talvolta si offre con discrezione a chi la cerca.

Di fronte a me uno scaffale di biblioteca trasbordante di testi il cui ordine, si intuisce, è frutto dei frequenti prelievi dei frequentatori occasionali, poco avvezzi al rigore delle collocazioni. Ho tempo libero, e cerco di religioni e religiosi, per meglio analizzare una mia recente scoperta epigrafica in un piccolo paese d’oltre Ticino.

Questa sezione più che di libri veri e propri è una disordinata raccolta di testi fotocopiati con il nobile ed encomiabile (oltre che sacrosanto) scopo di preservare l’originale dall’orda dei culturandi.

Le coste di rilegatura sono inesistenti, sostituite da anelli, nastri telati, adesivi trasparenti, graffette e punti metallici; impossibile apporvi un’etichetta, tantomeno un titolo. Oltretutto sono quelli i fascicoli che mi incuriosiscono maggiormente, perché in questa loro forma clonata identificano un originale di particolare pregio, forse un raro volume, forse un documento unico.

Estraggo, sfoglio, non mi interessa, ripongo, e ripeto questi gesti sino al termine dello scaffale, o dell’orario di apertura.

Estraggo, leggo il titolo sul frontespizio in mala copia, mi fermo; è un libro alieno allo scaffale, non è l’argomento della mia ricerca; ma sono in vacanza e mi prendo un po’ di libertà. Sfoglio. Dettagli di chiese medievali in Alta Valle. Le conosco ormai tutte, mi dico. San Lorenzo, Sant’Ignazio, San Giorgio, San Rocco, Sant’Agnese, Santa Marta… Santa Marta? Dove? A Sòndalo. Mai sentita, mai visto alcun cartello indicatore, mai letto nulla sui pieghevoli turistici; anche gli amici residenti, in seguito interrogati, non nasconderanno la loro curiosità. Il testo dice, parlando di affreschi del Quattrocento, ”Il ciclo più esteso è quello che troviamo nella chiesa di Santa Marta a Sòndalo… …Nella rimanente parte della Valtellina non si trovano altre pitture di questo genere.”. La scoperta, forse? Assolutamente da verificare.

Studio le carte topografiche dei luoghi. Trovata. Imposto il GPS (ce ne fosse bisogno).

Parto in esplorazione.

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016