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L'ICONOGRAFIA

Testi e fotografie di
Ferruccio C. Ferrazza
da una visita effettuata nel luglio 2007

 

L’esplorazione delle biblioteche è la mia vera passione. Quelle pubbliche, a scaffale aperto.

Entri, e trovi di frequente una gentile bibliotecaria (sembra che non sia lavoro da uomini).

Poni una domanda generica: “Vorrei trovare qualcosa su…”.

Ottieni una risposta generica: “Provi da quella parte, negli scaffali a destra”.

Non serve altro per iniziare un’entusiasmante esplorazione nel mondo di quella cultura da tempo suddivisa a settori su vecchi codici di catalogazione, inadatti forse al moderno mondo della telematica, ma sufficienti per gli amanti della scoperta; anzi, proprio il meglio possibile.

Una visione inconsueta del catalogatore, un malaccorto riporre del visitatore, ed il gioco è fatto.

Il piccolo testo scompare, diventa introvabile, addirittura prezioso proprio per questa sua capacità di sottrarsi agli schemi imposti negli ordinati scaffali; è quasi come fosse un virus alieno che si intrufola nella normalità dei suoi simili, camuffato nell’estetica; però non produce danni agli altri suoi vicini, vive della propria tranquilla esistenza di forestiero, nascosto, modesto, forse timido, comunque svanito.

Tu, esploratore, hai una precisa idea di quello che stai ricercando. Lo scaffale ti si presenta in tutta la sua complicata varietà dimensionale del contenuto.

Scorri con l’occhio le coste dei libri per cercare di scoprire dai titoli se vi sia qualcosa di tuo interesse; la tua testa oscilla da destra a sinistra, seguendo gli alterni voleri degli editori, favorendo la ritrovata flessibilità cervicale: la ginnastica della cultura.

L’etichetta di catalogazione copre sempre le parti più significative, quasi vi fosse applicata con la specifica volontà di creare un mistero. Non hai alternative. Devi estrarre ogni singolo volume, con metodo, uno per uno, lo sfogli, lo riponi nuovamente al suo posto, e prosegui con il successivo.

Ed ecco che improvvisamente intercetti l’alieno, finito chissà come in quella ordinata sequenza.

Il tuo obiettivo iniziale si disperde e sfuma in un rinnovato soffio d’interesse.

La scoperta.

Serendipità.

Un libro, una citazione, null'altro; così è nata l'esplorazione di quel gioiello dell'iconografia medievale in Valtellina che è la chiesa di Santa Marta, a Sòndalo.

Un valore pittorico sopravvissuto alla iconoclastia della Riforma d'Oltralpe in un territorio dove si viveva, all'epoca, in una più o meno perfetta tolleranza biconfessionale, di confine, "fra curati cattolici e ministri riformati", per usare il titolo di pregevole testo di Saveria Masa sul rinnovamento tridentino in Valmalenco, imperniato sulla figura di Nicolò Rusca.

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016