Chiesa
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LA CHIESA

Testi e fotografie di
Ferruccio C. Ferrazza
da una visita effettuata nel luglio 2007

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La Chiesa.

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Raggiungo la chiesa percorrendo le strette viuzze che attraversano il vecchio borgo di Sòndalo, a monte, sul declivio sottostante la struttura ospedaliera, ben nota per i suoi trascorsi di efficace casa curativa delle affezioni polmonari; ora il più importante ospedale della zona.

Un minuscolo piazzale si apre sul fronte dove si affaccia il portone d’accesso.

Sulla facciata, un cartello illustrativo. Lascio che parli in mia vece.

L'originaria chiesa di S. Marta, risalente al quarto decennio del XIV secolo, fu luogo di ritrovo di una piccola comunità di donne che qui si riunivano per pregare e per assicurarsi, attraverso una vita comune per quanto non propriamente monastica, protezione, vitto e vestiti, soprattutto in vecchiaia. Abbiamo testimonianza di tali condivisioni anche a Bormio, dove nel 1316 è documentata una comunità di "dominae humilìatae" nei pressi della chiesa di S. Francesco. Documenti di fine Trecento citano inoltre una Agnese "conversa" a S. Marta e tale Alegranza, "monica" nella stessa chiesa. Dell'edificio antico non rimane quasi nulla. La chiesa fu infatti ricostruita alla fine del Quattrocento. Risalgono a quel secolo gli affreschi che narrano la vita di S. Marta e rappresentano, oltre ad altri santi ausiliatori, gli evangelisti, alcuni profeti, i dottori della chiesa e, nella piccola volta sotto il campanile, i quattro elementi costitutivi dell'universo, ossia l'aria, l'acqua, la terra e il fuoco. Gli affreschi, di fattura "attenta, saporita, quasi fiamminga, tecnicamente affine alla miniatura e più ancora all'incisione", per un equivoco sorto negli anni '60 sono comunemente attribuiti a Giovannino del fu Stefano di Sòndalo; questo influente personaggio locale ritenuto da molti autore di numerose opere d'arte distribuite nel Bormiese, non sembra tuttavia essersi mai cimentato con la pittura in prima persona. I documenti d'archivio lo testimoniano unicamente come committente di un affresco (oggi perduto) a Morignone, in Valdisotto. Nella chiesa hanno invece sicuramente lavorato Cipriano Valorsa e Fermo Stella. Incendiata nel 1620 dalle soldatesche elvetiche scese a Bormio, la chiesa di S. Marta fu radicalmente restaurata tra il 1784 e il 1787, quando furono elevate le pareti laterali e l'originaria travatura fu sostituita con una volta. Altri restauri, a cominciare da quelli relativi agli affreschi condotti nel 1967, si sono susseguiti fino agli ultimi decenni del secolo passato.

Apro il portone e varco la soglia.

Mi trovo sotto una specie di portico, posto lungo tutta la controfacciata, sorretto da due possenti colonne monolitiche.

Mi rendo subito conto che quanto mi appare supera di gran lunga la mia aspettativa. Ovunque cada lo sguardo vedo luminosi affreschi, ricchi di colore e (lo scoprirò in seguito) di fascino illustrativo.

Un pensiero immediato: questa non è una chiesa da visitare. E’ una chiesa da leggere, per interpretare ogni singola immagine nel contesto storico che ha voluto che lì fosse posta.

Mi aspetta un lavoro tutt’altro che facile, ma ne sono affascinato ed entusiasmato.

Ed è anche per questo motivo che ho deciso di costruire questo mio scritto in un modo completamente diverso dal solito schema, inventario delle bellezze, lì c’è quello, là c’è quell’altro. Chi non può visitare di persona i luoghi, legge un opuscolo illustrato e se ne soddisfa. Voglio viceversa affrontare il tema del riconoscimento dei personaggi ritratti nelle immagini sacre, delle quali le pareti abbondano. Non un documento fotografico di dettaglio, ma una guida per il visitatore che lo aiuti all’osservazione delle immagini nel loro contesto, ripercorrendo i miei stessi pensieri e valutando le mie opinioni.

Del resto ogni chiesa ha una rappresentazione della Trinità, del Cristo, della Madre di Dio, senza che questo produca alcuna particolare caratterizzazione che le ponga in legame con gli eventi circoscritti ai luoghi. Sono le immagini dei Santi che invece conducono su percorsi storici di pura valenza locale, che raccontano della vita di tutti i giorni, del lavoro, degli eventi memorabili e della devozione popolare, scaturita da fatti ed avvenimenti cancellati dal tempo e talvolta anche dalle memorie orali o scritte, ma che possono riemergere da quelle pitture.

Pur tralasciando medaglioni e figure parziali, papi e cardinali, concentrando l’attenzione sui soli Santi, alla fine ne ho riconosciuti ben più di una ventina. Una preziosa fonte iconografica.

Ed anche con qualche sorpresa…

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016