In libertà
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Nota dell'autore

Questa pagina è l'ultima mia fatica per questo numero della rivista, e probabilmente non sarà invece l'ultima ad essere letta dal visitatore.

Mi sono rimaste alcune fotografie da studiare e delle quali proporre il testo didascalico, frutto di piccole sensazioni, non di temi importanti, non di percorsi previsti, non di mète predestinate.
Pensieri spezzati su luoghi spruzzati, a casaccio, curiosità occasionali, memorie vaghe, reazioni inconsce.
Girovago in libertà, appunto.

... a passi tardi e lenti ...
(Francesco Petrarca, Canzoniere, circa 1348)

 

LIBERO CAMMINO

Mi sono liberato di quegli impegni volontari, che io stesso mi impongo, vagheggiando un beneficio che l'umanità forse mai troverà nei miei scritti e scatti.
Beneficio per il mio vivere, più d'ogni altra cosa.
Forse, egoismo intellettuale.
Certo, divertimento dell'essere homo sapiens.

Girovago, bighellone, vagabondo.

 

Il parcheggio

Arrivo a Noli sulla strada a mare, dal Levante; la percorro tutta, lentamente, alla ricerca di un posto dove parcheggiare al sicuro la mia compagna meccanica, ringiovanita vegliarda d'epoca, ma senza sforzo; non il parcheggio al bordo della strada, ma quello a spina di pesce, dove si entra senza manovre, senza impegnare la mente nel calcolo degli spazi ed i muscoli nel possesso del mezzo.

Lo trovo, facile; non è periodo di turisti e di piene; non ha limiti di tempo; una rarità.

Scendo e scopro di essere proprio di fronte al punto di informazione turistica; una fortuna imprevista.
Entro; buona accoglienza, forse qualche telefonino di troppo; ottimi documenti.
Arraffo a piene mani.
Mi dileguo nei ringraziamenti.

Esco e quasi nemmeno m'accorgo che già mi sovrasta il Medioevo, baluardo posto a confine tra le lamiere motorizzate e costrette all'immobilità imposta da una striscia di un bianco sfolgorante, quasi ad intimidire, ad imporre il blocco definitivo.

Sul palazzo, la cura dell'Uomo.
Fiamme rosse della natura; preziosi incastonati su castòni preziosi.

Nei pressi, un Portello vilipeso.

 

Piazza Dante

Silenziosa, tranquilla, pulita.
Mi ha attirato la posizione che i testi assegnano al Palazzo Viale; voglio vedere.
Vedo; piccola struttura minuta; architettura essenziale.
Mi piace.
Immortalo lo scatto, poi osservo con cura.
Box auto, tapparelle.
Mi assale una sensazione di dissesto intellettuale, di asincronia cognitiva.
Ho errato.
Una breve rima: il palazzo è bello, ma non è quello.

Una lapide mi viene in aiuto; la mia passione: leggerne i testi.
Difficile questa volta; il lucore abbagliante del bianco marmo confonde il pensiero impresso.
Il difficile mi diverte.
Allora m'impegno, e finalmente leggo.

CARLO SALVAREZZA
ONORO' E PROTESSE
NOLI OVE NACQUE
IL 14 OTTOBRE 1823
SOLDATO VOLONTARIO NELL'ESERCITO PIEMONTESE DAPPRIMA
RICHIAMATO POCO DOPO E IN ETA' GIOVANISSIMA
COMANDANTE LA FORTEZZA DI SAVONA NEL 1849
RIPRENDEVA POI STABILMENTE LA CARRIERA POLITICO AMMINISTRATIVA
OVE SEDETTE DAL 1849 AL 1869
I DUE BREVI DECENNI CHE LA BREVISSIMA VITA
GLI CONCESSE DI RIMANERVI
BASTARONO
PERCHE' UOMINI INSIGNI
DELLA PRIMISSIMA E TRAVAGLIATA EPOCA
DELL'ETA' RISORTA
POTESSERO RILEVARE ED AMMIRARE IN LUI
L'ALTO INGEGNO LA COLTURA GIURIDICO POLITICA LA FINE PERSPICACIA
LA RARA RETTITUDINE DI CARATTERE
GENTILUOMO AMMINISTRANTE TANTO SAPIENTE QUANTO LIBERALE ED ONESTO
ED IL PROTOTIPO DI UNA VERA NOBILTA' AMMINISTRATIVA
NOLI DEVE LA PROPRIA INTEGRITA' ECONOMICA ED ESTETICA
A LUI CHE NEL 1861 SEPPE A TORINO DIMOSTRARE
IL GRAVE ERRORE DEL TRACCIATO FERROVIARIO GIA' IN GRAN PARTE ESEGUITO
IMPEDENDO CHE LA LINEA DIVIDESSE PER SEMPRE LA CITTA' DAL MARE

Scorci di Medievo

M'aggiro per il Borgo.

Dall'alto la vigile mole del Castello non mi abbandona; sempre presente; mi assicura come un tempo; io, forestiero protetto.
Entro in ignoti vichi, stretti tra mura che hanno l'odore dei secoli.
Talvolta mi imbatto in un ostacolo insormontabile, e sono costretto a ripercorrere la mia via a ritroso, per ritrovare quella libertà che mi sono dato e che i luoghi mi vogliono togliere.
La luce al fondo di un antro oscuro mi offre una guida sicura, per fuggire ai fantasmi che si aggirano laddove furono i commerci, i negozi, i contratti, i baratti, o piuttosto gli amori veloci e nascosti.

 

La Cattedrale

L'incontro per caso, non voluta.
Mi attrae; come sempre lo fanno le opere dell'Uomo che con dignità secolare mostrano il rispetto per il Divino.
Entro.
Rubo qualche scatto.
Un lampo; la tecnologia sfuggita al mio pur attento controllo.
Vorrei scusarmi con chi, nella penombra squarciata dalla mia brama di ricordi, è raccolto in meditazione, in preghiera, in colloquio solitario, in dialogo muto.
Mi sorge un pensiero.
E' il Padrone di casa col quale dovrei scusarmi, e so per certo che Lui è tollerante, forse addirittura compiacente nei confronti del mio errore.
L'ospite, al contrario, è infastidito, forse irato, come abbia titolo ad esserlo.

Una vista, uno scranno, un sarcofago.
La chiesa e l'altare
Scatti al buio.
Suggestioni.

 

Il monastero di Santa Maria del Rio.

Ho letto, e nessuno sa.
Chiedo, e nessuno sa.
Mi informo, e nessuno sa.

Il mistero mi affascina; ne conosco la direzione, non il luogo.
Laggiù, da quella parte, fuori dalle mura.
Immagino luoghi di solitaria meditazione.
M'incammino verso il là, la Porta San Giovanni, da dove il vento Maestro penetra purificando il Borgo.
Osservo lo sfascio del tempo sull'antico portone.
Un anziano signore, dignitoso nell'età, mi approccia per insegnarmi la posizione migliore per la visione della Torre del Canto.
"Solo da qui, i tre lati" e si sofferma per gustare dell'atteso mio curioso interesse.
Non è giorno ciarliero, così lo deludo con un'avventata saccenteria da intellettuale acculturato, quale non sono.
Ne ho immediato pentimento, ma ormai ho detto e fatto; ed ho perso il contatto simpatico con la sua conoscenza; si è allontanato; un gratuito affronto; un'occasione perduta per sempre.

Oltrepasso la soglia, il margine del Medioevo, il confine temporale.
Sulla destra, quel che resta a ricordo di antiche gesta di nobili cavalieri, di Malta.
Una volta chiesa del Santo Giovanni, ora laica sede di pur generosi intenti.

Proseguo il cammino tra immobili condomìni.
Con il Borgo, un contrasto temporale che in quella giornata mi disturba.
Cammino, e non trovo.
Mi stanco, e non trovo.
Mi allontano, e non trovo.

Ecco, alla destra, un arco in mattoni, un segno del tempo passato, con segni del tempo presente.
Lo passo.
Un'antica soglia cosparsa di moderne ferite.
All'interno un cortile, al centro un pozzo modernamente rivisto, nulla del chiostro.

Ritorno amareggiato sui miei passi
Tanto, come si suol dire, "non è giornata"; senza aggettivi, come concede la tradizione parlata.

 

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Ferruccio C. Ferrazza
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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016