San Paragorio, chi era costui?
In un testo di Antonio Borrelli, agiografo per passione ed ex-dirigente
dAzione Cattolica nella Diocesi di Napoli, si legge di San Paragorio:
E incerto il tempo in cui visse; secondo la tradizione locale di Noli, Paragorio
nacque in questa città ligure nel IV secolo; di famiglia nobile intraprese la carriera
militare, subendo il martirio in Corsica per la fede cristiana, insieme ai suoi soldati
Parteo, Partenopeo, Severino, anchessi nativi di Noli.
LA CHIESA
La chiesa romanica dedicata a San Paragorio
Pur essendo stata la Cattedrale di Noli, dal 1239 al 1572, la chiesa si
trovava all'esterno della cinta muraria, e quindi separata dal nucleo abitato del Borgo.
Tale situazione fu ritenuta tanto anomala da farle perdere il titolo a favore della più
centrale chiesa di San Pietro dei Pescatori, tuttora la Cattedrale.
La zona della chiesa è stata ed è oggetto di scavi archeologici
(tuttora aperti nella parte di ponente) i cui ritrovamenti testimoniano la primitiva
presenza di un insediamento paleocristino che gli studiosi fanno risalire al IX secolo.
L'attuale aspetto è quello originario del XI secolo, pur avendo subito una completa
ristrutturazione alla fine dell'800 dopo che un terremoto produsse gravi danni alle
strutture.
Alla fine dell'opera di restauro, fu Re Umberto I° a dichiararne il valore di Monumento
Nazionale.
Verso la chiesa
Lasciando il Borgo verso meridione, incamminiamoci per quel breve tratto
di via urbana che dalle mura conduce alla chiesa.
Il percorso attraversa un simpatico ponte medievale sul Torrente
Sant'Antonio, cementato e normalmente asciutto, ed arriva nella parte posteriore della
chiesa, dove si trova una cancellata con il varco d'ingresso; questa è l'area nella quale
gli scavi del 1972 rivelarono la presenza di una necropoli ricca di reperti.
I bacili decorativi
Avviciniamoci al semicilindro che identifica la struttura che
costituisce l'abside centrale.
Se alziamo lo sguardo sino alla falda del tetto, sul muro sopra gli archetti possiamo
identificare diversi inserti
circolari colorati.
Si tratta di una decorazione molto particolare, forse la prima di questo genere in Italia
settentrionale, costituita da "bacili", cioè catini, in ceramica, dipinti
normalmente con diversi colori, di provenienza nord africana o siciliana, che venivano
inseriti nelle murature esterne degli edifici religiosi, e talvolta anche civili.
L'importanza storica di questi oggetti ha consigliato di sostituire gli originali,
custoditi altrove con cura, con copie perfette; quelle che vediamo ora, che comunque
mantengono il fascino e l'interesse che ne deriva.
Il fossato
Se abbassiamo lo sguardo, scopriamo che la chiesa è contornata da un
piccolo fossato, la cui parte superiore è coperta da listoni di pietra che si dipartono
radialmente dalle pareti esterne.
Questo "fossato" prosegue, direi anzi proviene, da uno simile che costeggia il
muro a settentrione, dove si trova il portale d'ingresso della chiesa. Ho usato il termine
"proviene" perchè ritengo che si tratti di un vero e proprio canale di scolo
delle acque piovane, il cui punto
di immissione si trova nel muro rivolto ad ovest dove un foro, posto a livello del
terreno sovrastante, trova corrispondenza con l'ipotetico inizio del canale.
Seguiamo il muro di settentrione, verso l'ingresso.
La tomba doppia
Sulla sinistra si trova una tomba ad arcosolio, una
struttura che ricorda le sepolture paleocristiane effettuate nelle catacombe.
Doppia, con archi ad ogiva e colonnine affiancate, non lascia intravedere molto delle
originarie decorazioni che sicuramente l'affrescavano; il tempo è stato inclemente, e
forse anche l'incuria degli uomini.
Al centro, tra i due archi, si trova una lapide che ritengo non
sia stata in origine in quella posizione, visto che il contenuto non è dedicatorio della
tomba.
Vi si legge.
ANTIQUISSIMA EXCATHED
ECCLESIA
D. MART. PARAGORII
ET
SANCTUARIUM SS:
CHRISTI VULTUI DICATUM
La scritta infatti si riferisce alla chiesa in sè ed al fatto che vi
sia custodito un statua in legno policromo del crocifisso, detta appunto "Volto
Santo", databile al XII secolo.
La tomba semplice
Anche oltre il portale d'ingresso si trova
un'altra tomba ad arcosolio,
questa volta con unico vano.
L'arco superiore è supportato da cinque colonnine per lato, con capitelli che richiamano
quelli corinzieggianti per la raffigurazione di foglie.
All'interno, i quasi invisibili resti di decorazioni ad affresco policromo contornano una lapide in cui si legge:
M.CC.L.XXII.DIE.XX.
AUGUSTI.SEPULCRUM
DOMINI.GANDULFII.DE.GASCO.
ET.EIUS.HEREDUM.
La pietra posta a chiave di volta riporta una scultura del simbolo
cristiano conosciuto come "Agnus
Dei", cioè l'interpretazione di Cristo che porta la croce.
Curioso il fatto che la bandiera, la cui iconografia tradizionale la richiede crociata,
qui è invece a strisce.
Sia il portale d'ingresso, sia l'arco di questa tomba sono costruiti con
pietre alternativamente di colore bianco e nero.
Questo mi ricorda una visita che feci da ragazzo in Toscana, e precisamente al Duomo di
Lucca; anch'esso si presenta con una bicromia di quel tipo.
In quella chiesa ricordo che si trovano due opere di fama:
la tomba di Ilaria del Carretto
il crocifisso detto "Volto Santo"
Curiosa questa coincidenza.
I sarcofaghi
Sul fondo del muro, in un piccolo giardino, sono collocati alcuni sarcofaghi tra quelli
ritrovati nella necropoli e che si fanno risalire al VI secolo.
In questa zona, un po' nascosto dal fogliame invadente, si trova un cippo con una lapide scolpita
sulla quale, a fatica, si legge la data del MDCCLXII e parla di MISSIO, di INDULGENTIA e
di XXXX PATER AVE GLORIA.
Confesso di non aver dedicato molto tempo alla visitazione del testo di questa lapide,
soprattutto perchè già avevo superato l'orario di apertura per le visite alla chiesa, il
cui interno quindi non ho avuto modo di esplorare.
Anche in questo caso sono rimasto maggiormente interessato ed attirato
dalle cose di cui poco si trova scritto.