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Il centro del Borgo.

La zona che si estende intorno al Comune è ricca di punti interessanti e potrebbe essere considerata come il centro dell'abitato, anche se gli insediamenti residenziali così allungati, come appunto quello di Noli, talvolta presentano diversi luoghi di aggregazione con pari livello d'importanza.
In questo caso, forse, è di maggior valore il fatto che la porta di accesso alla piazza dove si trova il Comune è esattamente posta al centro delle antiche mura del lato a mare.
Entriamo quindi da questa porta, detta appunto Porta Piazza.

 

Porta Piazza

Soffermiamoci ad osservare questa magnifica struttura, il cui abbellimento è di epoca recente, intorno all'inizio del XX secolo.
Nel punto d'accesso, sul lastricato dell'area che si trova di fronte alla porta, una Rosa dei Venti è proprio tale e non un semplice decoro; per ogni punto cardinale, correttamente orientato, è indicato il nome che si attribuisce al vento che da quella direzione proviene.
Sulla destra della porta, una meridiana di recente fattura con il vessillo comunale.

La porta vera e propria è segnata al centro dell'arco dallo stemma della città, uno scudo con croce bianca in campo rosso.
Ma ancor di più attira l'attenzione il grande affresco che la sormonta.
E' un'opera del 1924, recentemente restaurata, dove si sviluppano diverse figure.
Al centro è ben riconoscibile la Vergine Maria.
Per l'interpretazione delle altre figure mi affido ad un testo di Luigi Caorsi.
Sulla sinistra, San Pietro.
Sulla destra, San Paragorio, vessillifero a cavallo.
Davanti alla Vergine, in ginocchio, Sant'Eugenio vescovo, patrono della città, le cui spoglie riposano nella Cattedrale.
Nella storia della Chiesa sono molti i personaggi che vengono riportati con questa identificazione. Il Santo cui Noli riferisce è però Sant'Eugenio Vescovo di Cartagine, morto nel 505 in un'isola nelle vicinanze di Vado; fu tanto venerato localmente che a lui fu dedicato nel 992 un monastero fatto costruire sull'isola di Bergeggi, ultima residenza del Santo, da Bernardo, vescovo di Savona.

Attraversiamo la porta.

 

Loggia della Repubblica Nolese

Non appena varcata la soglia, sulla destra troviamo la parte settentrionale, unica rimasta, del percorso coperto che anticamente si allungava lungo tutte le mura a mare all'interno del Borgo: la Loggia della Repubblica Nolese

Diversi sedili in pietra ci consentono di approfittare di un momento di tranquilla esplorazione.

Possiamo sederci proprio di fronte ad un porta in legno, che costituisce l'accesso alla base della Torre del Comune; di questa si riconoscono le caratteristiche pietre del basamento.
Ma altra è la sua particolarità. Era infatti l'ingresso alle carceri.
Il fatto che la zona fosse dedicata alle varie modalità di punizione dei rei è avvalorato ancor più dalla presenza di un anello, che possiamo scoprire facilmente alzando gli occhi alla volta della loggia; si trova proprio di fronte alla porta delle carceri, all'incrocio della volta e si tratta di un supporto per lo strumento di tortura idoneo ad attuare il  cosidetto "tratto di corda".
Un cartello informativo posto in zona dettaglia la pratica.
Leggo.

L'indiziato, dopo che il "mastro di rottura degli intestini" ed un medico chirurgo avevano garantito che non vi era "né rottura né impedimento alcuno alla tortura", veniva legato con una corda che passava in una carrucola detta "taglia" appesa all'anello di ferro. La corda veniva poi tirata ed il misero sollevato da terra. L'"esperimento della corda" poteva durare la lunghezza di "un miserere" oppure anche più di mezz'ora.

Solo dopo la conclusione di questo supplizio si veniva incarcerati.
Probabilmente fu un buon deterrente per prevenire la delinquenza.

Ad ulteriore prova che ci troviamo nel luogo di giustizia, all'inizio del loggiato, sulla parete di destra, si trova una lapide di cui si riconosce la vetustà ed il cui testo è curioso per contenuto e contemporaneamente attuale per situazione.
Vi si legge:
HAVENDO IL MAG.CO G.RALE CONSIGLIO DE CAPI DI CASA
DELLA CITTA DI NOLI IN LEG.MO N. CONGREGATO VEDVTI
GLI ABVSI PRESI DA FORASTIERI CHE VENGONO AD HABITARE
QVI E DA CIO GL'INCONV.TI SEGVITI, PERCIO' PER PVB.CA QVIETE
HA ORDINATO S'OSSERVI IL DECRETO FATTO L'ANNO 1620
A 20 DI MAGG.O RICEVVTO P. IL Q. N. GIORGIO MVSSO NOT.
E CANC.O ET IN TVTTO COME IN ESSO SI CONTIENE E FRA L
ALTRE COSE CH'OGNI FORASTIERE DI QVALSIVOGLIA
CITTA E LVOGO TANTO BANDITI DI D.E CITTA E LVOGHI Q.TO NO
CHE VERRA PER HAB.RE NELLA PNTE CITTA E SVO DISTRETTO
VI NO POSSA FERMARSI PIV DI GI.NI TRE, DA COMINCIARSI
DAL G.NO DEL SVO ARRIVO, CHE NO HABBI DATO IDONEA
SICVRTA' DI SCVTI 300 DI BENE E QVIETAM.TE VIVERE
D'APPROVARSI DAL MAG.CO CONSIG.O MIN.E ALLA FORMA
DI D.O DECR.O SOTTO LA PENA O PENE IN ESSO CONTENVT
O.D ET CON PENA DI PIV ALLI M. CONSOLI PRO TEMPORE
PER OSSERVANZA DEL SVD.O DECR.O DATO IN
NOLI LI 23 XBRE 1666
Questa lapide è la testimonianza di un evidente caso di reazione della comunità per la diffusa disobbedienza, da parte di forestieri, alle leggi comunali che all'epoca erano i "Decreti di Buon Governo" risalenti al 1620. Il Consiglio Comunale emanò questo editto, lo fece scolpire nella pietra e lo fece affiggere in modo tale che
ognuno sappia quello che converrà fare e si guardi bene a non contravenire.

Di fronte alla porta delle carceri, si trovano altre e diverse lapidi a ricordo di chi, illustre nella storia, ha avuto contatti con Noli.

Vi si trova Dante Alighieri, che la citò nella Divina Commedia
... e discendesi in Noli...
(Divina Commedia - Purgatorio - Canto IV 25)

Segue Giordano Bruno, che vi fu maestro di grammatica.

Ed inoltre Antonio da Noli (da non confondere con Antoniotto Usodimare, come troppi fanno), che scoprì le Isole del Capo Verde al seguito di Alvise da Ca' da Mosto.
Voglio dedicare qualche parola su questa vicenda.
Testimonianza autorevole (non certo lo è la mia) è quella di Marica Miranesi. In una nota a pie' di pagina del testo "Discorso sopra il libro di M. Alvise da Ca' da Mosto, gentiluomo veneziano", che compare nell'edizione attuale del primo volume di "Navigazioni e viaggi" di Giovanni Battista Ramusio (Torino, Giulio Einaudi Ed., 1978), ineguagliabile opera di raccolta degli scritti sulle esplorazioni del mondo la cui pubblicazione ebbe inizio nel 1550 e si concluse nel 1606, Marica Miranesi commenta:
Alvise da Mosto e Antoniotto Usodimare, furono effettivamente i primi europei a toccare l'arcipelago prospiciente il Capo Verde, nel Senegal. Ad esplorarlo, ed a prenderne possesso in nome del re del Portogallo, fu il genovese Antonio da Noli, nel 1460.
La confusione tra i due personaggi nasce dal fatto che effettivamente Antoniotto Usodimare, genovese, si unì a Ca' da Mosto nella navigazione attorno al Capo Verde; lo stesso Ca' da Mosto nella citata opera dice:
Ma dipoi, alla fama di queste quattro isole ch'io aveva trovato, altri capitando quivi le furono a discoprire...
ed a questa frase s'aggiunge la nota a pie' di pagina della Miranesi che specifica trattarsi di:
Il genovese Antonio da Noli, che nel 1460 venne nominato governatore di São Tiago...
Di questa distinzione si trova traccia anche nella biografia di Cristoforo Colombo di Jacques Heers (Milano, Rusconi Libri, 1983), dove si legge, parlando di Colombo:
Ancor di più ha pensato forse ad Antonio da Noli, come lui originario di un borgo della Riviera, che spingendosi ancor più a sud esplorava nel 1460 le isole di Capo Verde.
Credo che queste precisiazioni siano un doveroso omaggio alla storia ed ai suoi personaggi, alla luce della troppo frequente e diffusa confusione dei ruoli tra Antoniotto Usodimare ed Antonio da Noli.

Non manca il nostro "navigatore sommo" Cristoforo Colombo, che in una lapide qui è ricordato per un evento poco conosciuto.
Vi si legge:
CRISTOFORO COLOMBO
IL 31 MAGGIO DEL 1476, SU UNA FLOTTIGLIA DI 5 NAVI,
RADUNATA PER ORDINE DELLA REPUBBLICA DI GENOVA E DIRETTA IN OLANDA
LASCIAVA LA RADA DI NOLI
TALE VIAGGIO FU DECISIVO PEL SUO GRANDE DESTINO
DOPO CRUENTO E GLORIOSO SCONTRO CON FLOTTA AVIDA DI BOTTINO
COSTRETTO A PRENDER TERRA A NUOTO IN PORTOGALLO VI SI STABILIVA
PASSO' PIU' TARDI IN SPAGNA
OVUNQUE RICERCO' CON COSTANZA INCROLLABILE I MEZZI PER TRADURRE IN FATTI
IL SUO GRANDE PROGETTO DI NAVIGAZIONE E CIOE'
DI RIUNIRE L'OCCIDENTE COLL'ORIENTE ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO
NEL SIMBOLO DEL VANGELO DI CRISTO
UNA GRAN FEDE - UN GRANDE CORAGGIO. UN'ABILITA' MARINARESCA DA
NIUNO MAI SUPERATA, LO PORTARONO ALLA SCOPERTA DELL'AMERICA,
MA PIU' CHE ALTRO AD APRIRE AGLI UOMINI LA NAVIGAZIONE ALTURIERA
ATTRAVERSO AGLI OCEANI
SIA LA SUA GRANDE IDEA AUSPICIO DI UNIONE E DI PACE FRA TUTTI I POPOLI DELLA TERRA
NOLI XXX MAGGIO MCMIIL
Al piede, una firma: Ing. A. De Maria
Ho trovato un riferimento all'episodio in un libro "antico" che ho la fortuna di avere nella mia biblioteca (Luigi Bossi, Vita di Cristoforo Colombo, Milano, Tip. Ferrario, 1818). Vi si descrive l'accaduto raccontando che la nave di Colombo ebbe a sostenere un fiero combattimento ... contra quattro galee veneziane, allora di ritorno di Fiandra. La propria nave in procinto di affondare, a quel punto Colombo si gettò a mare e dopo infiniti stenti approdò in vicinanza di Lisbona, dove passato in appresso, trovò ne' genovesi concittadini suoi la più amorevole accoglienza.

Lasciamo la Loggia verso la Piazza Milite Ignoto ed entriamo in Comune.

 

Il Comune e la Sala Consiliare

Il Palazzo dove ha sede il Comune, una volta sede della Repubblica, non ha particolari attrattive soprattutto a motivo del fatto che ha subito diverse ristrutturazioni.
Si accede dalla Piazza Milite Ignoto e vale la pena di entrarvi per salire sino alla Sala che ospita le riunioni del Consiglio Comunale.

In questa sala si trova affissa la bandiera che fu l'ultima della Repubblica, definitivamente decaduta nel 1788.
Il vessillo è composto da una croce bianca in camporosso, dove la croce ha le braccia che non raggiungono il bordo della bandiera.
E' probabile che questo emblema risalga all'epoca della Quarta Crociata (1198), quando Noli si affrancò da Genova della quale usava il vessillo, istituendo il proprio. A quei tempi vigeva una regola emanata da Papa Innocenzo II nel 1130 che decretava "che la Religione in guerra portasse uno stendardo con croce bianca in campo rosso", regola che fu applicata anche dal Sovrano Militare Ordine di Malta tanto da farne la bandiera dello Stato.
Entrando nel dettaglio della bandiera esposta, sulla parte di destra sono dipinti i tre personaggi che abbiamo ritrovato nell'affresco sopra Porta Piazza: la Vergine Maria che schiaccia il serpente (qui in una curiosa raffigurazione con orecchie e coda biforcuta), Sant'Eugenio con il bastone pastorale da vescovo e San Paragorio a cavallo ed in armi.

Sulla parete di fronte, in una piccola edicola, sono mostrati alcuni oggetti.
Devo annotare che, mentre le informazioni nelle vie del Borgo sono a livello museale, qui in Comune mancano del tutto, anche se ritengo corretto porre comunque la cosa in termini dubitativi, perchè potrebbe anche essere che sia stato io a non trovarle.
Il fatto è che non è facile comprendere di cosa si stratta.
Per classificarli, quindi, devo ricorrere ad un testo di Luigi Caorsi, dove leggo:
In una nicchia, ricavata nello spessore del muro, si trovano un'urna cineraria, proveniente dall'ex chiesa di Santa Margherita, diversi "mascoli" (mortaretti) per lo sparo dei botti durante i festeggiamenti, una caratteristica urna di legno utilizzata per le votazioni del Consiglio della Repubblica e la tromba dell'ultimo banditore.

Nulla ho trovato, però, riguardo ad una lapide di forma semicircolare, con iscrizioni che solo un epigrafista professionale sarebbe in grado di translitterare (uso il termine forse impropriamente, ma serve per rendere la mia particolare impressione nei confronti di quel tipo di scrittura).
Poche le parole che sono stato in grado di riconoscervi.

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016