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Alto Lago Maggiore

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Chiesa di San Tronchedo a Curiglia con Monteviasco
Chiesa di San Tronchedo a Curiglia con Monteviasco

 

A Domo, in Valtravaglia, un affresco è attribuito a lui dal restauratore varesino architetto Carlo Alberto Lotti., per la somiglianza con una Madonna a Maccagno, nella chiesa di S.Stefano, dipinta dal nostro maestro nel 1511121.

Sotto un portico nella frazione di Raglio a Cunardo c’è un affresco molto suggestivo, eseguito a cavallo tra il XV e il XVI secolo da Antonio da Tradate, una Madonna in trono con Bambino, detta Madonna della quercia, perché il telo che circonda il suo capo sull’altro trono a mo’di baldacchino, i vestiti degli angioletti e del Bambino sono affrescati con damaschi a foglie di quercia, come spesso usava il maestro lombardo per gli abiti e i mantelli di personaggi importanti (fig.37).
Un altro particolare curioso e ricorrente sono i calzini rossi ai piedi del Bambino, di solito rappresentato scalzo, soprattutto nelle icone della chiesa orientale, come simbolo di umiltà e povertà.
La composizione è molto armonica, nel sottolineare la regalità di Maria, mediatrice di grazia; gli angioletti e il Bambino fanno da elegante cornice al suo volto.
Una copia quasi identica di questo soggetto si trova nella chiesa di Maccagno inferiore92.

A Cunardo, in via Vaccarossi una Pietà di Antonio da Tradate, intensa e drammatica: la Madonna è seduta in un trono dalla spalliera imponente, che circoscrive le figure, ha il volto reclinato verso il figlio morto che tiene sulle ginocchia in atteggiamento di muto dolore (fig.41).

A Miglieglia, nella chiesa di Santo Stefano al Colle (fig.43), nel 1511 Antonio da Tradate, con i suoi aiuti, realizza gli affreschi dell’abside, molto simili a quelli di Palagnedra, (fig.44) e, probabilmente, gli affreschi delle pareti con santi dipinti all’interno di archi (fig.45 - fig.46); una Crocifissione, ‘che ha come sfondo un inconsueto paesaggio urbano’94 (fig.47) e un paliotto d’altare con Cristo nel sepolcro su uno sfondo damascato a foglie di quercia (fig.48).

A Maccagno superiore un’altra Madonna su uno sfondo damascato analogo molto deteriorata ricorda l’arte del maestro (fig.38).

A Ronco di Gerra Gambarogno, sulla riva sinistra del lago Maggiore, nella cappella di San Bernardino, un’aula rettangolare tardomedievale con coro dalle pareti leggermente oblique, sagrestia a filo di muro e protiro95, ci sono affreschi tardogotici più antichi degli ultimi analizzati, del 1485 secondo l’iscrizione, eseguiti da Antonius […] habita[…] (fig.49 - fig.50), in parte danneggiati dall’introduzione della volta a botte e di una nuova finestra.
Sono piuttosto rovinati, ma, negli schemi figurativi e nei colori, si riconosce la mano del nostro artista; il Gilardoni parla di lui e di un aiuto (che fosse a capo di una grande bottega è già stato detto, per la molteplicità degli affreschi e le differenze nei disegni delle figure e dei volti, alcuni più delicati ed espressivi, altri più bamboleschi e grossolani)96.
Sulla parete nord si susseguono: frammenti di San Sebastiano (fig.51), di una Madonna del latte (fig.52), di un altro Santo (San Rocco?), di una Madonna in trono (fig.53), dell’iscrizione, una Sant’Agata, con il simbolo e lo strumento del suo martirio (si vede che c’erano molte balie in queste zone, che ne invocavano la protezione!) (fig.54) e altre immagini di santi.
Nell’abitato sulla facciata di una casa rustica c’è una bella Madonna del latte, che il Gilardoni attribuisce a un compagno di Antonio da Tradate.

A Vira, in località Fosano, nella Cappella di Santa Maria di Loreto, edificio rettangolare tardo medievale rimaneggiato in età barocca e successivamente, ci sono affreschi tardogotici della cerchia del nostro pittore98; nelle vele del coro (fig.59): simboli degli Evangelisti, non in figura umana alata con volto di animale, ma come uomo alato, leone alato, bue alato, aquila, avvolti da cartigli, che li incorniciano in modo simmetrico e sinuoso e suggeriscono movimento, di grande impatto visivo per le forme, le dimensioni, i colori, l’espressività del disegno, soprattutto nei volti umanizzati, per esprimere lo stile degli annunciatori del Vangelo, e Padri della Chiesa, in cattedre dalle forme sobrie di cassapanche intagliate, dietro ampie scrivanie, raffigurate di scorcio, dal basso verso l’alto, con un gusto scenografico che sembra anticipare il barocco della Controriforma, disposti a coppie, cioè i santi Gregorio Magno, con un importante triregno che buca la cornice della vela e il tradizionale, per gli artisti di questa bottega, manto damascato e Gerolamo, corrucciato, nel chinarsi verso l’interlocutore a sostenere le sue tesi, dalla barba bianca ben curata in due boccoli simmetrici, a sinistra, e Ambrogio, in abiti da vescovo con la penna nella mano e barba canuta, e Agostino, più giovane, pure in abiti vescovili, in atto di scrivere sul cartiglio, a destra, meno statici e non circondati da elementi paesaggistici e simbolici come a Palagnedra, ma più realistici: c’è espressionismo naturalistico nella loro descrizione; nella foga dell’ammaestrare sembrano uscire dalle vele; sono in piedi dietro le scrivanie, che, come trascinate dal loro argomentare, sembrano volare in cielo, e in relazione tra loro, non fissi e ieratici come a Palagnedra.
Sembra questa una mano diversa, nel senso del concitato realismo e del cogliere l’immediatezza dei moti dell’animo, o, meglio, simile a quella delle scene della Passione di quel ciclo, più attenta a descrivere notazioni psicologiche e particolari della cronaca, della relazione, della quotidianità.
Sulla parete frontale, come a Palagnedra, c’è una Crocifissione (fig.60) mossa e affollata di soldati, cavalli e cavalieri, oltre che dai protagonisti del racconto evangelico: per la vivacità dei movimenti, sembra di assistere a una sacra rappresentazione! Sulla parete sud troviamo: Madonna del latte, raffigurata come Madonna di Loreto99, dritta in piedi nel sorreggere il Bambino nudo all’interno di una struttura esagonale con volta a botte, sostenuta attorno alle colonne, come se fosse un baldacchino, da quattro angeli dalle gotiche ali appuntite e dalle vesti dai colori complementari (fig.61); sulla parete nord: Annunciazione, con l’arcangelo Gabriele in posizione dominante, con nella destra un cartiglio con le parole, in latino, dell’annuncio e nella sinistra due gigli, attributi delle Grandi Madri per la loro prolificità e simboli di castità e purezza, il Padre Eterno che si affaccia da una cornice variopinta, come la mandorla del Pantocratore a Palagnedra, nel vertice della lunetta, Maria in posizione di raccolta preghiera accostata, vicino al volto, dalla colomba dello Spirito, con aureola; una Madonna in trono e alcune figure di santi (fig.62); nell’intradosso dell’arco trionfale: profeti, in riquadri con curiosi copricapo e abiti variopinti (fig.63 - fig.64 - fig.65) e, sui lati dello stesso arco, i santi Rocco (fig.66) e Sebastiano (fig.67), molto deteriorato.

Sopra il villaggio di Indemini, agglomerato di case con tetti in piode in posizione solitaria tra i monti del Gambarogno, cui fu collegato nel 1917 per mezzo di una strada sull’Alpe di Neggia, e il Tamaro, appartenente alla Val Vedasca (Italia), topograficamente, ma politicamente al Locarnese, a un’ora buona di cammino, c’è la Cappella delle Sante Maria e Anna, sull’Alpe Cedullo, del secolo XV, ampliata nel 1872 e nel 1906, restaurata nel 1954, con coro voltato a botte; sull’altare c’è un affresco tardogotico di Madonna del latte con due angeli, della cerchia di Antonio da Tradate, simile a quello di Fosano (Cappella S.Maria di Loreto)100.

Nelle vicinanze di Curiglia con Monteviasco, nella chiesa di S. Tronchedo (fig.39), attribuita al maestro è lo strappo di un affresco con una Madonna del latte con orante (il committente; nel medioevo i committenti per lo più erano gli ordini religiosi, le confraternite, le autorità civili o personaggi influenti); il Bambino indossa una tunica e i calzini rossi, è sostenuto con la destra e il gesto di Maria nel porgere il seno è colto con realismo, in una sorta di triangolazione che richiama l’altro triangolo che riunisce i volti dei tre personaggi legati dalla preghiera di intercessione (fig.40).

 

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016