Biasca e la Valle di Blenio
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Ponto Valentino - La cappella di Sant'Anna
(fotografia di F. Ferrazza - 2011)
Sopra il borgo di Biasca cè la chiesa plebana di
San Pietro e Paolo, costruzione romanica con cappella laterale del 1600 e allinterno
una straordinaria raccolta di affreschi dal secolo XII al secolo XVII, restaurata tra il
1955 e il 1966.
Nella zona del presbiterio si riconoscono opere della bottega di Antonio da Tradate,
soprattutto il Cristo in Maestà, e, sulla parete dellabside, Quo
vadis Domine (Pietro incontra Cristo alle porte di Roma) e Il diacono
Filippo battezza il Mago Simon (Atti,8,9-13) iconograficamente molto
valide102.
A Malvaglia, in valle di Blenio, antico e importante
centro sulla strada del Lucomagno, sede di una vicinanza, sommerso per anni, dopo la frana
del monte Cenone, che, nel 1512, provocò la formazione di un lago nel fondo valle, nella
chiesa parrocchiale di S. Martino, costruita in tre differenti fasi e restaurata tra il
1930 e il 1932, sulla parete nord, a sinistra, ci sono scene della vita di Cristo e di
Maria attribuite al nostro pittore, molto attivo nella zona, che le avrebbe eseguite
attorno al 1510: Annunciazione, Visitazione, Presentazione al tempio (simile in
S.Michele ad Arosio104 e in Santa Maria in Selva a Locarno105), Adorazione
dei Magi, Guarigione di un cieco, Resurrezione di Lazzaro, Scene della Passione (in
parte frammentarie); notevole il Battesimo di Cristo sullarco della
cappella laterale106.
Proseguendo verso sud, nella valle di Blenio, a Corzoneso
sul ciglio del sentiero che conduce dalla chiesa parrocchiale dei SS. Nazario e Celso
verso la frazione Scaradra due piccole cappelle hanno, sulle pareti
interne, affreschi attribuiti al nostro maestro, la cappella De Bernardi, in località
Scaradra, a pianta rettangolare con volta a botte, una Madonna in trono (fig.33) con santi datati
1510 e la cappella di S. Maria delle Scale, a metà strada tra il villaggio e la sua
frazione, del secolo XVI, simile alla precedente e affrescata, con il medesimo soggetto,
dalla stessa mano; vennero restaurate nel 193291.
La Madonna in trono è molto scenografica per via della rossa spalliera che le fa
da quinta, struttura chiusa- aperta di stampo classico, leggermente inquietante per i
vuoti su cui si apre, che avrà successo nellimmaginario degli artisti (penso a
certe metafisiche piazze di De Chirico o al palazzo delle nazioni allEUR), salda
limpostazione delle figure, un po sproporzionati e fissi i volti.
Nellarco un Cristo nel sepolcro (fig.34) drammatico e intenso nel suo
abbandono dopo la sofferenza della passione e crocifissione; una tenera, assorta e
goticheggiante Madonna del latte (fig.35), che richiama il concetto di
mediazione di Maria, procacciatrice di grazie in quanto madre carnale di Cristo e
spirituale dei cristiani e il paradosso dellincarnazione del Creatore in una
creatura; un S. Maurizio armato di mazza (fig.36).
Un altro importante ciclo del nostro maestro è, in valle di Blenio, a Prugiasco,
in località Negrentino, nella chiesa di S. Ambrogio vecchio, detta anche
S. Carlo (fig.29, lato sud, con,
nella lunetta del portale, Cristo nel sepolcro e, sopra, S. Michele,
affreschi databili attorno al 1500), uno dei più significativi esempi del romanico
lombardo in Svizzera, con uno straordinario insieme di affreschi tardogoticidovuti
ai Seregnesi e a lui87.
La chiesa, documentata dal 1214 sorge isolata sul margine dellantica strada del
passo del Nara e venne eretta in due tappe successive, con laggiunta di unaula
minore, della medesima forma.
Il campanile, isolato a nord, venne innalzato nei secoli XII-XIII e vennero fatti restauri
negli anni 1942-1944 e nel 1969.
Linterno è diviso in due ambienti da due archi.
Gli affreschi della navata sud, laggiunta, nellabside, nella parete della
navata, nel fondo e negli archi di separazione, sono tutti88 o quasi (Anderes,
1980) attribuibili a lui e sono dellinizio del secolo XVI: nellabside sud Incoronazione
della Vergine in uninsolita composizione, per cui Cristo appare seduto alla
medesima altezza del Padre, come figura corrispondente alla Madonna; nel registro
inferiore, scene della vita di Maria, tema popolare, dai vangeli apocrifi: Gioacchino
espulso dal tempio, Annunciazione dellangelo a Gioacchino, Incontro con Anna alla
Porta doro, Nascita, Infanzia e Sposalizio della Vergine.
Sullarco trionfale: santi, sopra la chiave dellarco angeli
musicanti.
Sugli archi divisori: a destra in basso, Natività; negli intradossi, medaglioni
dei profeti; sul pennacchio fra i due archi, lAssunta affiancata
da angeli e santi.
Sulla parete occidentale: scena della battaglia di Parabiago con SantAmbrogio a
cavallo che caccia gli Ariani, ai lati i Santi Gervasio e Protasio (fig.30).
Alla battaglia di Parabiago nel 1339 il vescovo Ambrogio apparve miracolosamente su un
cavallo bianco a sbaragliare i nemici dei Visconti; Antonio da Tradate, con realismo
lombardo, pacatezza e la solita attenzione ai costumi e ai moti dellanimo che usa
nelle scene narrative, che anticipano, in questo ambiente, modi rinascimentali, lo
rappresenta con eleganza, in abiti da vescovo, con pastorale e staffile, che diventa suo
attributo iconografico dal secolo XII, poi consolidato alla fine del secolo XIV, a
indicare la sua forza nella lotta contro gli eretici, con il busto ruotato e il piede ben
saldo nella staffa, a dar vigore alla sua azione, e il volto pensoso e assorto
nellosservare i soldati vinti e schiacciati a terra, che incalza con lo staffile.
A sinistra, altri armati con picche e vessilli, obliqui, secondo i modi di Paolo Uccello,
a suggerire il movimento e la fuga, e, su uninsegna, ancora, come nella scena della
crocifissione a Palagnedra, ove alludeva al paganesimo, il simbolo dello scorpione, come
immagine del male, del nemico, delleresia da sconfiggere.
Sullo sfondo spuntano eleganti monti stilizzati, come il terreno in primo piano, che, nei
colori, ricorda le acque del Giordano nel Battesimo di Gesù di Masolino da
Panicale a Castiglione Olona; il cavallo in primo piano è imponente e monumentale (sembra
quasi che lartista si sia ispirato a una statua equestre): in tutto la scena è
gradevole, nel suo pacato e sereno realismo.
A fianco, nelle cornici laterali, in eleganti, corti abiti medievali, con copricapo
abbinati e alti stivali muniti di sproni ai piedi, i Santi Gervasio e Protasio
(forse IIIsec.), considerati i protomartiri di Milano, il cui sepolcro fu scoperto nel
386, in tale città, dopo che a SantAmbrogio apparve in una visione il luogo dove
erano celati89; tengono in modo speculare la palma del martirio e una lunga
spada nellaltra.
Sempre in valle di Blenio, a Ponto Valentino, lungo
borgo composto da diversi gruppi di case sul versante della montagna, nella frazione Sommacorte
sta la cappella di S. Anna, unaula rettangolare voltata a botte, con affreschi
tardogotici dellinizio del Cinquecento attribuiti ad Antonio da Tradate90:
Madonna in trono con i santi Sebastiano e Giovanni Battista, sulla parete frontale, santa
Caterina,frammentaria a sinistra.
La Madonna in trono con i santi Sebastiano e Giovanni Battista (fig.31 - fig.32) per molti stilemi ricorda il
nostro pittore: il trono a colonnine gotiche, il damasco che fodera lo schienale a
mo di baldacchino, la regalità dellatteggiamento, laprirsi del manto
sul suo seno, come certe immagini bizantine che rappresentano il Figlio in un clipeo nel
seno della Madre, portate in Occidente dai crociati, a mo di goccia capovolta,
secondo uno schema decorativo elegante, che indirizza lo sguardo più su, sul triangolo di
luce che, a mo di diamante, incornicia il volto di Maria e il cui vertice è
nellapice della corona, a proteggere e incorniciare il Bambino, a sottolineare il
legame con il Figlio nel progetto della redenzione (Maria tiene il Bimbo nudo in grembo, a
sottolineare lumiltà del Salvatore nel farsi uomo, ed entrambi tengono nelle mani
il libro in cui cè la Parola di Dio), secondo la predicazione promossa nei secoli
precedenti dai Cistercensi e dagli ordini mendicanti, che rivoluzionarono
liconografia mariana.
La Madonna in trono compare ben presto circondata da angeli, profeti, santi e,
infine, dai committenti, inginocchiati a chiedere intercessione.
Qui S. Sebastiano e S. Giovanni Battista, piuttosto deteriorato,
identificato con lattributo dellagnello, con vessillo con la croce sopra il
Libro, per la frase che pronunciò vedendo Gesù: ecco lagnello di Dio,
sono rappresentati secondo la tradizione.