A questo punto ci sarebbero ancora tante persone da ricordare, ma nel
timore di stancare chi leggerà questo mio libretto, mi limiterò ad elencarne alcuni.Il
signor Gino Malnati, dotato di una voce dal timbro altissimo, era solito sedersi sempre
vicino alla prima colonna, in chiesa, davanti allaltare del Sacro Cuore e da lì
guidava tutti i fedeli nei canti. Tutte le mattine assisteva alla Messa prima di recarsi a
Milano per lavoro.
Il Bertin sacrista, il Pellegrini seppellitore, alla cui morte, la moglie
per diversi anni proseguì il lavoro. La guardia campestre Sidraschi, la signora Leonilda,
che portava sempre la croce alle processioni e ai funerali.
Davide Davin il sediario che passava in chiesa a raccogliere i 5 centesimi
da coloro che occupavano le sedie (allora erano tutte impagliate). A tale proposito mi
ricordo di un signorotto del paese che, se per caso dava 10 centesimi, aspettava i 5
centesimi di resto.
LArturo Bombelli, messo e postino.
Giovanni Del Signore (ul Giuvan Bulu) che passava con altri contadini: Ganna, Meroni,
Galli e altri con lo spartineve trainato da cavalli a far via la neve per le strade,
mentre nella stagione dei fichi il Del Signore, con la moglie, scendevano dal Monticello a
vendere i frutti.
Il Marazzi, con il suo bar, in piazza San Giorgio, sempre aperto, ad eccezione di
quando cerano le funzioni in chiesa. Sua moglie si occupava invece del telefono,
unica centralinista in paese, in quanto esisteva un solo centralino pubblico. Quando i
Marazzi hanno lasciato il locale, il centralino, allora, lo ha preso in gestione la
signora Gianna Grazioli, nel bar che faceva angolo fra via XXV Aprile e via Como. Talvolta
quando il bar Marazzi era ancora aperto, anche il parroco Don Brambilla, qualche sera si
sedeva fuori a conversare con gli avventori e intanto dava unocchiata al movimento
in paese.
Vi era poi il Bert Crosta, tipo un po sui generis, il Bustuchela che amava
ballare, appena fuori al bar Franchi quando cera qualche ricorrenza del regime.
Il Castelli vetraio, che era sempre presente allincanto dei canestri e
tantaltro, che si portavano in processione per la festa della Madonna del Rosario,
per cercare di alzare le offerte disparatissime: dallagnellino, al coniglio, ai
piccioni, alle zucche, alle verdure e frutta e tante, tante altre cose. Le offerte
venivano poste allincanto da Renato Begni, da Paolo Bombelli (allora messo comunale)
e da Lino Bianchi.
Va poi ricordata la signora Pedetti che si era assunta lincarico di tenere sempre
in ordine la chiesa di Santa Caterina, sovente aiutata anche dalla Linuccia Cavenaghi.
La signora Costanza Bietti che ha sempre mandato avanti da sola la sua piccola azienda
lasciatale dal padre Battista con tanta dedizione e affetto.
E poi chi non ricorda i coniugi Francesco e Francesca Cavenaghi, che, col loro
carrettino spinto a mano, andavano in stazione a ritirare frutta e verdura da vendere nel
proprio negozio. Il Cavenaghi poi si impegnava a ornare laltare per le solennità o
per i matrimoni. Impegni che poi ha portato avanti suo figlio Gildo, il quale oltre ad
occuparsi dellallevamento di piante e manutenzione di giardini, curava pure tale
impegno.
Altri tipi caratteristici erano pure i macellai Zaroli e Pagani, oltre al Cremona
(detto Nerin) che si recava pure nelle abitazioni a uccidere i maiali e poi fare gli
insaccati.
Inoltre non si può non citare il dentista Chicco Conti, che ha messo in
ordine la bocca a mezzo paese. Tipo scanzonato e allegro, anche per porre a proprio agio i
pazienti.
Altre caratteristiche persone erano i signori Ugo e Lisa Grasso, ortolani e ambulanti.
La Lisa, la domenica, si metteva col suo carrettino allangolo delloratorio,
per vendere un po di spagnolette, di carrube e altre piccole cose che i ragazzi
gustavano. Durante la settimana invece percorrevano le vie del paese e la Lisa invitava la
gente a comperare, urlando nel suo dialetto mantovano: Per e persec, per e persec e
la bella insalatina fresca e bella e muresina. Dopo alcuni anni comprarono un
asinello, perché loro diventavano vecchi e diventava faticoso spingere il carretto, ma
questo povero asinello era pure lui tanto vecchio, che quando salivano al Monterosso,
dovevano aiutare a spingere.
Non va poi tralasciata la schiera dei villeggianti che sceglievano Venegono per
passarvi lestate: dal poeta Boggiali, allingegner Maggi (suo è il progetto
del Seminario di Venegono Inferiore, tantè che ha sempre tenuto nel suo giardino il
modellino in gesso. I Podda, i Calcaterra, i Malipiero ( fra cui il celebre direttore
dorchestra della Scala), i Gervasi, i Fumagalli, i Danieli, i Riva, i Carisch
(proprietari della omonima casa discografica), i Schapon, i Cavallini, gli Angelini, i
Mariani, i Cremonino, i Muratori, i Daccò, i Buffetti e tanti altri.