LA SALITA AL VESCOVADO
Per raggiungere il Palazzo vi sono due diversi percorsi.
Il primo consiste nel servirsi dell'ascensore panoramico che parte dal
parcheggio a mare, proprio a perpendicolo sotto l'edificio.
In due tratti distinti, consente di salire con facilità, rapidità e gustando la vista
del mare.
E' sufficiente premere un pulsante per segnalare la propria presenza al citofono posto a
lato dell'ingresso della cabina.
Pochi minuti motorizzati, ed eccoci alla meta.
Cosa da riservare ai turisti metropolitani con bagagli appresso.
Il secondo percorso, quello che io preferisco, è destinato agli
esploratori curiosi.
E' da compiersi a piedi (non vi è altra possibilità) con lentezza, non
solo perchè in salita, ma anche perchè offre punti di sosta con incantevoli scorci sulla
natura marina e sulla storia dei luoghi.
A distanza dal frastuono prodotto dall'umanità e dalla civiltà.
Soste di meditazione spirituale e di riposo fisico.
La salita inizia dalla Torre Papone, all'estremo orientale del Borgo.
Si attraversa la strada asfaltata che conduce al Castello ed a Voze, si sale un poco
passando sotto al ponticello
della torre e quindi si imbocca la stradicciola, la cui costruzione si fa risalire al
1746, ben lastricata; salendo si apre la vista al mare.
Se ci volgiamo indietro scopriamo, inserita nel muro di contenimento, la scala in pietra che porta
al ponticello che collega il passaggio con la Torre Papone, il cui accesso compare in
perfetto allineamento con il varco nel muro.
Sulla sinistra è già ben visibile l'intero complesso del Vescovado.
Il primo incontro con una struttura di richiamo al Vescovado si trova
poco più avanti nella salita.
Su un piazzino, dove il panorama inizia ad aprirsi in un largo respiro, un cancello conduce ad un giardino.
Su una lapide inserita nella parete che sormonta il cancello leggiamo
MENSAE EPISCOPALIS
1769
Una dicitura che identifica un bene immobiliare di proprietà del Vescovo.
Curioso l'inserto in legno che si trova sopra la lapide; sembra posto a protezione dalla
pioggia, ma per cosa non è facile comprendere, visto che è di dimensioni ridotte; penso
che sia quanto rimasto di un piccolo tetto, in origine ben più sporgente, per consentire
una reale protezione a chi si soffermava all'ingresso.
NOSTRA SIGNORA DELLE GRAZIE
Proseguendo la salita si giunge nel piazzino antistante la chiesa di Nostra Signora delle Grazie,
di cui ne forma sagrato.
Stupendo il panorama sul
mare e sui suoi abitanti.
La costruzione originale della chiesa risale al '600, ma venne
restaurata completamente nel 1769, come ricorda una lapide posta all'interno.
Vi si legge.
D. O. M.
HOC PERVETUSTUM INFORME TEMPLUM
MATRI DIVINAE GRATIAE SACRUM
REFECIT . INNOVAVIT . ORNAVIT
LATAM VIAM APERUIT
FR. ANTONIUS MARIA ARDUINUS
EPISCOPUS NAULENSIS
ANNO DNI MDCCLXIX
L'interno
è costituito da un'unica navata; decorata con stucchi e tinteggiata con i tipici colori
pastello di tradizione marinara.
Su una parete si trova una lapide
che nel 1774 assegna alla chiesa l'altare privilegiato, a firma di Clemente XIV.
Vi si legge.
LA SANTITA' DI PAPA CLEMENTE XIV HA CONCEDUTO
INDULGENZA PLENARIA IN PERPETUO A CHI CONFESSATO E COMUNICATO
VISITERA' QUESTA CHIESA NELLA FESTA DELL'ASSUNTA
E COSI' NELLE ALTRE SEI FESTE DELLA BEATISSIMA VERGINE
E PREGHERA' PER L'ESALTAZIONE DELLA SANTA CHIESA
E CONVERSIONE DE PECCATORI COME DA SPECIALISSIMO RESCRITTO
IL DI 12 LUGLIO 1773
INOLTRE VI E' L'ALTARE PRIVILEGIATO IN PERPETUO PER LI DEFONTI
PER BREVE DELLO STESSO SOMMO PONTEFICE SEGNATO
IL DI 9 APRILE 1774
Ritornando sul sagrato, sulla facciata possiamo rilevare uno stemma, con leone rampante
che tiene sollevata una zampa su un falce di luna, di fronte a tre stelle a sei punte, e
sotto una croce.
E' un classico stemma vescovile, sormontato dal cappello prelatizio e con 6 nappe per lato
discendente nella configurazione 1,2,3.
Con buona certezza si tratta del blasone degli Arduini, di quell'Antonio Maria che ne
favorì il restauro del 1776.
Nelle mie ricerche ho trovato un riferimento che evidenzia una curiosa similitudine, ma
non la perfetta aderenza.
Lo stemma che ho trovato mostra una sola stella e l'assenza della croce superiore, però
il leone è rampante e, segno distintivo, alza la zampa posteriore destra sulla falce di
luna; questo riferimento è quello piemontese degli Arduini, consignori di Caraglio.
Interessanti concordanze.
Ancora più interessante sarebbe la conoscenza del percorso storico, qualora ve ne fosse
uno, delle trasformazioni che hanno condotto dall'uno all'altro.
Lo stemma riporta anche un'ulteriore informazione costituita delle due braccia incrociate
che si possono vedere (con qualche difficoltà) nella parte alta, sotto la croce.
Si tratta di un simbolo che rappresenta le braccia di Cristo e di San Francesco ed è
relativo ai Frati Minori Conventuali, un ordine francescano serafico cui l'Arduini
obbediva, come si puo' rilevare da una lapide presente all'interno del
Vescovado, nella sala verde proprio dedicata a Mons. Antonio Maria Arduini.
ENTRATA AL VESCOVADO
Osservando a sinistra del sagrato troviamo l'entrata originale al
Vescovado.
Oggi si entra al piano superiore, proseguendo per la stradicciola in salita, che oltre
ancora conduce verso Spotorno sull'antica via litoranea, unica prima che venisse aperta la
strada Aurelia e con un tracciato un poco più rilevato rispetto alla line di costa.
Al momento della mia visita, la strada era percorribile solamente sino alle mura; poi una frana
impediva di proseguire.
Noi però immaginiamo la situazione del tempo passato, e da quella porta
accediamo al Palazzo, come fossimo dei rispettabili e nobili ospiti dell'epoca.
Prima di entrare, però, osserviamo il timpano triangolare che
sovrasta il portone d'ingresso.
La scultura ci mostra diversi oggetti che hanno attirato la mia attenzione.
Sono certo di suscitare le ire degli studiosi di simbologia ecclesiastica per le mie
avventate interpretazioni, ma come ho già detto altrove ho l'anima dell'esploratore, e
quindi cerco di capire con quel poco che mi trovo a conoscere al momento, stimolando
l'intervento di altri e quindi sempre pronto a correggermi a favore delle valutazioni di
chi fa professione.
Anzitutto sulla parte inferiore, si incrociano due bastoni.
L'uno, il pastorale propriamente detto secondo tradizione, con finale "a
ricciolo" è il simbolo della Fede di cui il Vescovo è interprete.
Il secondo è il bastone patriarcale; si tratta di un bastone sormontato da una croce
doppia trilobata; si trova nelle araldiche di diversi ordini, tra questi quello la Congregatio
Casinensis O.S.B. (Congregazione Benedettina Cassinese) fondata nel 1408.
Il legame tra i due simboli potrebbe essere dato dal fatto che il Vescovo Arduini viene
indicato come Fra', proprio per la sua obbedienza all'ordine francescano dei Minori
Conventuali, e che questo tipo di pastorale è assegnato anche agli abati; però io non ho
trovato nulla che mi aiutasse in questa analisi.
Sopra questi, una mitra ed un cappello prelatizio, simboli del potere di chi quel luogo ha
assunto come residenza.
Sula base orizzontale del timpano, oltre l'anno MDCCLXX si legge anche, a sinistra A, a
destra N, al centro M.A.E.
Bussiamo, e ci sarà aperto.
(è solo immaginazione del narratore, come si suol dire; oggi qui non ci aprirà nessuno;
la porta è rigidamente sprangata; si entra dal piano superiore)