IPPOSIDRA
Il Ticino, Carlo Cattaneo e la "Ferrovia delle Barche"

di Ferruccio C. Ferrazza

(visita effettuata nel giugno 2006)

 

Talvolta anche la stessa lettura intesa in termini tradizionali, e cioè di documenti, libri, opuscoli e quant'altro di scritto si possa incontrare, presenta aspetti simili a quel processo cognitivo che l'era dell'informatica ci ha portato a conoscere con il termine di "ipertestualità".
Frequentemente mi trovo a dover descrivere questo fenomeno a qualche uditorio non smaliziato, ed allora ricorro ad un esempio che, siccome basato sulla funzionalità di Internet, tutti sembrano capire meglio di altri.

"L'ipertestualità" - dico - "è quel fenomeno per cui, una volta che in Internet ho iniziato una ricerca scientifica sulla fissione dell'atomo, dopo poco tempo mi trovo ad osservare una pagina di Playboy e non capisco come ho fatto ad arrivarci".

Percorso libero e volontario o percorso disperso e misteriosamente coatto?
Rimane un dilemma tuttora irrisolto.

Il fatto è che stavo cercando elementi di storia locale legati alla mia famiglia d'origine, ed una cara cugina (peraltro scrittrice e poetessa) mi regalò alcune riviste, tra cui un notiziario abbastanza recente edito dal Gruppo Storico Archeologico Castellettese di Castelletto Ticino (NO).
Pur non essendo nell'obiettivo della mia ricerca, mi cadde l'attenzione sul nome di un relatore che ho ben archiviato in memoria, perchè profondo studioso, conoscitore e collezionista museale di fatti ferroviari della mia zona e non: Francesco Ogliari.
Il saggio, a firma di Gaspare Cilluffo, descriveva un percorso ferroviario quantomeno curioso per epoca e scopo.

Ne riporto qui un brevissimo estratto che illumina l'argomento meglio di quanto io possa fare con un mio intervento.

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Nel XIX secolo le varie imbarcazioni che scendono dal Lago Maggiore verso Milano cariche di ghiaia, materiale per la costruzione del Duomo di Milano - i famosi marmi di Candoglia -, oltre a quanto le terre del Canton Ticino e l'Ossola offrivano ai cittadini milanesi, sfruttano le correnti dapprima del fiume Azzurro e, successivamente, quelle del Naviglio Grande, per fare il proprio ingresso nel "Laghetto" all'uopo costruito.
Il ritorno si fa più pesante: c'è da sconfiggere la corrente e, a tal fine, vengono impiegati dei cavalli legati allo scafo che camminano lungo le sponde del Naviglio e del Ticino nella parte terminale, sfruttando il principio fisico della diagonale quale direzione presa da due forze distanti tra loro ma dirette nella stessa direzione.
Il lavoro è pesante per gli uomini e per le bestie che, ove le alzaie non sono presenti, debbono entrare nelle fredde acque con conseguenti malattie e precoce invecchiamento.
Questa complessa situazione fa sorgere nel Cattaneo l'idea della realizzazione di una particolare ferrovia, a traino di cavalli, tale da portare le barche da Tornavento a Sesto Calende, nel viaggio di ritorno da Milano con destinazione finale il Lago Maggiore. In un articolo anonimo del 1831 su "II Politecnico" vi è tra l'altro scritto: - Salir (le rapide) i convogli (cioè dieci o dodici navi unite a tratte a rimorchio da cavalli) vi impiegano due settimane, mentre le barche, guidate da esperti piloti, discendono con una spaventosa velocità - .

tratto da
"Notiziario n. 12 del GRUPPO STORICO ARCHEOLOGICO CASTELLETTESE"
Castelletto sopra Ticino, 2001

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LA STORIA

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E' proprio quello stesso Carlo Cattaneo, storico ed economista, ben noto a Milano per la sua partecipazione alle famose Cinque Giornate, che assieme a Francesco Besozzi e Giovan Battista Frattini formalizza la propria idea nel 1846, con un accordo scritto per la realizzazione della cosidetta "Ipposidra", altrimenti conosciuta come "Ferrovia delle Barche".

Si dovrà però attendere sino al 1851 per vedere ultimato il progetto da parte dell'ingegnere Giacomo Bermani e per averne approvazione dall'allora Direzione Lombarda delle Pubbliche Costruzioni.

Ma nuovamente si dovrà attendere sino all'inizio del 1858 per riuscire a collaudare un primo breve tratto in uscita da Tornavento.
La ferrovia entra pienamente in funzione nel dicembre del 1858.

La descrizione del funzionamento è ora ben presentata in diversi cartelli illustrativi che il Parco del Ticino ha posto in alcuni punti del percorso originario.

Su questi si legge:

Dal 1858 al 1865 era in funzione una particolare ferrovia a cavalli adibita al trasporto dei barconi che, risalito il Naviglio Grande, passavano nel Ticino con direzione Lago Maggiore. Questo mezzo di comunicazione, chiamato anche "Ipposidra", era stato ideato da Carlo Cattaneo.
Lo statista ed economista milanese inventò questa ferrovia al fine di velocizzare il "ritorno" delle barche che provenivano da Milano ove avevano scaricato materiale da costruzione, beni alimentari e quant'altro la terra del Verbano offriva al capoluogo lombardo.
L'idea della ferrovia, contraddistinta dal traino del carrello sul quale poggiava il barcone da parte dei 6/8 cavalli originava dalle notevoli difficoltà di risalita incontrate dai convogli lungo il Ticino nel tratto Tornavento e Sesto Calende causate dalla presenza di alcune rapide.
A Tornavento, poco dopo l'inizio del Naviglio Grande, sorgeva una darsena ove giungevano i barconi nell'attesa di essere caricati sui carri. Lì era, altresì, un edificio adibito anche a ricovero dei numerosi cavalli necessari per il traino.
Il tracciato, di complessivi 18 chilometri circa, si snodava dalla darsena di Tornavento per risalire alla pianura della
Malpensa e giungere così a Somma Lombardo in prossimità del fiume Strona.
Lì era ubicato un altro edificio ferroviario, utilizzato per il cambio dei cavalli.
Successivamente proseguiva sino alla ripida discesa dei "Gruppetti" ove un piano inclinato di 400 metri e una pendenza
superiore al 20 per mille, consentivano al carro di giungere direttamente nella darsena lungo l'alzaia del Ticino a Sesto
Calende. Qui la barca veniva reimmessa in acqua e, trainata dai cavalli, giungeva alla piarda di Sesto Calende.
Unico esempio di "tram-road" per merci all'americana in Europa del XIX secolo.
Il tramonto di questa rivoluzionaria realizzazione del Cattaneo è stato decretato dall'apertura della linea ferroviaria
Milano-Somma-Sesto Calende.

 

L'ESPLORAZIONE DEL PERCORSO

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Il percorso dell'Ipposidra è tuttora rilevabile, meno nella parte da Tornavento a Somma Lombardo e molto di più nella parte da Somma Lombardo a Castelletto Ticino.

Un'eccellente idea è quella di percorrerlo con un bicicletta di tipo rampichino (per gli anglofoni mountain-bike) che consente di attraversare anche quei punti che ormai sono invasi dalla vegetazione, ma che comunque mantengono un fondo sufficiente per il transito in sella.

Il Parco Ticino ha posto alcuni cartelli indicatori, ma soprattutto ha edito un agevole opuscolo che riporta storia, percorso e foto d'epoca e attuali.

Io ho studiato il percorso utilizzando le Carte Tecniche Regionali della Lombardia, raffrontandole con le mappe fornite dal Parco. Ho anche provveduto a georeferenziare la mappa che vi ho riportato qui sopra, identificando i punti cardine che vi sono indicati e la strada di collegamento.
Ho poi caricato il tutto sul mio fedele GPS, che nel caso specifico è stato di assoluta utilità.
(per chi utilizzasse il programma GPS TrackMaker, qui può scaricare la mappa georeferenziata; si tenga in considerazione che la precisione dei punti è talvolta nei limiti dei 200 metri a motivo dell'imprecisione della mappa originale; giusto un po' d'aiuto e null'altro)

Iniziamo quindi a Tornavento visitando proprio la Sede del Parco del Ticino. La sede si trova nella Cascina Parravicino e per raggiungerla è sufficiente seguire i numerosi cartelli indicatori che si trovano nei dintorni, sulle strade statali e provinciali che provengono da Novara, Somma Lombardo, Busto Arsizio e Oleggio.
Io ho seguito una strada sterrata che parte proprio dal centro del paese di Tornavento e prosegue diretta verso nord. Nella valle sulla sinistra scorre il Fiume Ticino.

Arrivati alla sede del Parco, sul retro dell'edificio trovate l'ingresso. All'interno un operatore cortese e disponibile mi ha fornito il libello di cui ho già detto.
Nei dintorni vi sono diversi elementi che il Parco ha voluto inserire nell'ambiente costruendo una sorta di percorso informativo.
Lapidi, paracarri, reperti ed indicazioni sui luoghi.
Scendendo verso la valle, incontriamo un ponte in ferro costruito sul canale Villoresi alla fine dell'800, costeggiato sulla destra a salire dall'antica strada che da Milano portava sino a Sesto Calende, della quale rimangono diversi paracarri visibili sulla destra. Avremo modo di percorrerla altrove perchè si snoda frequentemente parallela al percorso dell'Ipposidra.

Usciamo dalla zona ritornando alla sede del Parco e riguadagnando la provinciale 52 in direzione nord, quella che costeggia l'aeroporto di Malpensa.

Percorsi circa 2.000 metri, troviamo una rotonda e scendiamo nuovamente verso sinistra.
Anche in questo caso raggiungeremo il canale Villoresi, e troveremo proprio l'incrocio con l'Ipposidra, segnalato da un cartello. L'antico percorso si snoda nel verde ed il Parco ha provveduto a posizionare alcuni segnavia con distanze kilometriche.
L'attraversamento che l'Ipposidra faceva della strada è segnato, come in altre occasioni, dai pietroni che si usavano per delimitare la sede ferroviaria.

Da questo punto in poi è difficile ritrovare la traccia dell'Ipposidra. Gli sconvolgimenti dovuti alla costruzioni di canali (Il Villoresi fu costruito nel 1886), dell'aeroporto, degli edifici di servizio e delle infrastrutture di parcheggio ne hanno eliminato le tracce in zona sino a Somma Lombardo.

In questo caso solo l'uso del GPS mi ha portato a riscoprire le tracce dell'Ipposidra all'interno del territorio comunale di Somma Lombardo.
Sulle mappe CTR il luogo è indicato come Cascina Casello, e si trova tra i punti 13 e 14 della mappa di tracciato.
Ritengo che la cascina di cui si parla sia un edificio completamente abbandonato e diroccato; sulla sinistra presenta una particolare terminazione non ad angolo retto, che si contrappone a quella dell'edificio prospiciente; questo penso proprio fosse il passaggio dell'Ipposidra, che in quella zona aveva la direzione indicata da quella particolare angolazione degli edifici.

Lasciamo l'abitato di Somma e dirigiamoci verso la valle del Ticino in direzione di Golasecca. Al termine del primo breve tratto di discesa, si gira a destra attraversando il ponte sul torrente Strona. Fatti 100 metri, troviamo sulla destra la parte forse più interessante del percorso dell'Ipposidra.

L'agglomerato abitativo che qui si trova era la stazione di cambio dei cavalli; è probabile che l'edificio odierno, oggi in fase di ristrutturazione, mostri ancora le originali strutture ad arco tipiche dei ricoveri a porticato.
Alla fine del cortile inizia una parte del percorso, di circa 800 metri, facilissimo da rilevare perchè servito da un terrapieno di livellamento delle pendenze che si eleva di diversi metri sopra il livello naturale del pianoro.
Questa parte del percorso è completamente costeggiata sulla destra dall'antica strada Ducale, che conduceva da Milano a Sesto Calende; frequentemente presenta il fondo con l'acciottolato originario e, nel superamento delle rogge, talvolta si trova qualche indizio che farebbe pensare alla presenza di vecchie passerelle.

Il terrapieno non è percorribile sulla sua sommità, perchè invaso da vegetazione più o meno infestante; è opportuno quindi seguire la strada Ducale che in diversi punti consente di scoprire le strutture di sostegno di ponti in muratura, che consentivano il passaggio delle strade rurali a servizio delle aree coltivate, oppure anche di collegamento tra paesi.
Il primo che si incontra, nei pressi di una centrale di pompaggio del gas metano è crollato, e per questo consente di studiarne le tecniche di costruzione: enormi pietre squadrate per i pilastri di sostegno e di contenimento del terrapieno e mattoni per le volte.
Il secondo invece è integro e si può osservare la struttura nella sua completezza costruttiva.

A questo punto sono rientrato sulla provinciale 27 di Golasecca per cercare altre tracce prima di Castelletto Ticino.
Non sono riuscito a trovarne se non in prossimità ed in direzione dell'ultimo punto indicato nella mappa di riferimento.
Si tratta di una piccola strada asfaltata, denominata Via Vecchia, che per un breve tratto procede in trincea. Nei miei riferimentio potrebbe trattarsi proprio dell'ultimo tratto dell'Ipposidra prima di arrivare al Ticino.

Una piccola nota turistica.
Io sono rientrato verso Golasecca seguendo la provinciale 27 verso sud. Non appena superato il primo svincolo per il paese, sulla sinistra si trova una strada sterrata che conduce alla piccola chiesa del Lazzaretto, del 1600, intitolata ai Santi Apostoli Simone e Giuda. Mi ha incuriosito questa intitolazione, perchè ho sempre pensato che il peccato di Giuda non gli consentisse la possibilità di essere annoverato tra i Santi.
E' un luogo suggestivo, immerso nel verde e nella pace (non quella degli insetti perennemente in guerrra con noi e che cercano in ogni modo di alimentarsi con i nostri umori).
E' chiusa, ma ho rubato attraverso una finestra un'immagine dell'interno.

Belle scoperte. Un vero viaggio nella storia dei viaggi nella storia...

Devo ringraziare tutti coloro che, da me incontrati sul percorso ed interpellati, mi hanno dedicato il loro tempo per scambiare le rispettive conoscenze sull'argomento; e sono stati tanti a dimostrare interesse e dedizione alle cose del passato. Io, poi, chiacchiero volentieri, talvolta troppo.

Per chi volesse approfondire questo specifico argomento, l'Ipposidra è stata trattata nel testo:

"Dal Lago Maggiore a Milano"
di Francesco Ogliari e Gaspare Ciluffo
Ed. Selecta - Pavia (2002)

 

 

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016