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LA SOCIA DEL REDENTORE

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La santella, situata oggi vicino alla nuova strada panoramica che porta all'ospedale E. Morelli, è detta «Santel de Biòl» perché lì c'era un tempo la contrada di Biolo. Detta contrada è oggi praticamente scomparsa, a meno che si voglia denominare contrada di Biolo quel gruppetto di case che ci sono nelle vicinanze della portineria dell'ospedale.

Dal primo stato d'anime che si conserva nell'archivio parrocchiale e che risale al 1686 risulta che vi risiedevano 7 famiglie per un totale di 27 persone. C'era per es. una famiglia Garavatti, una famiglia Pozzi, una famiglia Bianconi, una famiglia Stoppani, ecc. Prima ancora, però doveva esserci anche una famiglia Menini, perché risulta che il curato Meninello (1580-1621) era oriundo di lì.

La santella ha, per così dire, la forma di un reliquiario con linee architettoniche di tutto rispetto ed è affrescata da tutti e quattro i lati con scene della passione.

Ecco come ce la descrive il prevosto Zaccaria:

«Nel lato Nord vedesi l'Eterno Padre che con ambe le mani tien sospeso il Crocifisso. Forma usatissima fino al secolo XVII, nel quale mi sembra sia stata abolita dalla Sacra Congregazione dei riti. Una fascia bianca che sventola sotto l'asse trasversale della croce, porta questo detto: "Così ho tirato il mio Figlio per cavar la mia plebe dell'eterno esiglio".
A destra del Crocifisso sta la Vergine addolorata, a sinistra s. Giovanni che si terge le lacrime con un lembo del suo mantello azzurro.
Dal lato opposto vedesi un bellissimo Ecce Homo con un papa a destra e un vescovo a sinistra.
Negli sfondi minori degli altri due lati si ha Gesù legato alla colonna a Gesù che porta la croce»
(1).

Questi affreschi solitamente sono attribuiti a Cipriano Valorsa, è più probabile, tuttavia, che siano opera di suo nipote Giovanni Angelo, vissuto nella prima metà del 1600 (Cipriano morì nel 1604).

C'è indubbiamente lo stile del Valorsa, ma manca la finezza che si trova di solito nelle opere di Cipriano. Sembra inoltre di doverli attribuire a Giovanni Angelo anche per la forte somiglianza che si nota tra questi affreschi e quelli che si trovano sulla fiancata esterna della chiesa di Cogolo in Val di Sole nel Trentino, che sono sicuramente opera sua. Oltre tutto sono identici anche i soggetti(2).

Sempre lo Zaccaria ricorda che sulla stretta via che attraversava i casolari di Biolo esisteva ai suoi tempi un'altra santella di forma simile a quella testé descritta. Soltanto che quella era più piccola e, già allora, tutta scrostata. Vi si vedeva soltanto la parte superiore del capo di Gesù crocifisso e le mani inchiodate.

È da presumere che sia andata distrutta assieme alla contrada.

La santella di Biolo

L'Ecce Homo
(particolare della santella di Biolo)

--- NOTE ---
(1) Cfr. CIPRIANO VOLLORSA, Relazione del sacerdote Niccolo Zaccaria, prevosto a Sondalo, membro del comitato archeologico valtellinese, Sondrio, Stab. Tip.-Lit. A. Moro & Comp., 1883, p.
(2) Cfr. QUIRINO BEZZI, Immigrati e artisti valtellinesi nella valle del Sole. Centro studi per la vai di Sole, a. 1974.

 

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016