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LA MADRE DI DIO

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L'affresco che vediamo si trova sulla facciata della casa ora di proprietà *** a Migiondo.

Raffigura la Madonna che allatta e, a lato, s. Antonio abate.

Lo si attribuisce generalmente a Giovannino da Sondalo. Se non è opera sua è certamente opera della sua scuola. L'atteggiamento della Vergine che allatta il Bambino, che è il gesto materno più significativo, fa pensare al titolo più importante che i Cristiani attribuiscono alla Madonna: quello di Madre di Dio. Titolo attribuitole fin dal terzo secolo e ciò soprattutto in Egitto e in Cappadocia.

Esso, però, venne riconosciuto ufficialmente e solennemente dal Concilio di Efeso nel 431 a seguito di una controversia sorta in oriente ad opera del patriarca Nestorio.

Questi diceva che non era giusto attribuire alla Madonna il titolo di Madre di Dio, perché poteva far credere che la Madonna avesse generato Dio, avesse generato la divinità. In tal caso infatti la Madonna sarebbe stata superiore a Dio stesso; sarebbe dovuta esistere prima di lui...

Secondo Nestorio, perciò, la Madonna non doveva essere detta Madre di Dio, ma Madre di Cristo.

S. Cirillo di Alessandria, però, e il papa Celestino prima ancora, sostennero la legittimità del titolo «Madre di Dio» sulla base di questo ragionamento: «In Gesù Cristo ci sono due nature, quella divina e quella umana, ma la persona è una sola: quella divina del Figlio di Dio. A sua volta, la Madonna non ha generato una natura, ha generato una persona; ora, dal momento che la persona è quella del Figlio di Dio, la Madonna può, a giusta ragione, essere chiamata madre di Dio. Se no bisognerebbe ammettere in Gesù due persone, una umana e una divina. Ma allora non si potrebbe più dire che il Verbo si è fatto carne».

La dottrina del Concilio di Efeso poi è desunta, pari pari, dal Vangelo.

Leggendo il Vangelo, infatti, si tocca con mano che è la stessa persona, lo stesso soggetto che nasce, che soffre, che muore, che compie miracoli. Lo stesso soggetto che mangia e che beve e che perdona i peccati, che dice di essere padrone del sabato, che risuscita Lazzaro e che comanda ai venti e al mare e che afferma di essere una sola cosa con il Padre.

Il ricordo di quel Concilio è perpetuato nella grande basilica romana di s. Maria Maggiore che, nella forma originale, fu fatta costruire l'anno dopo, e cioè nel 432, dal papa Sisto III. È perpetuato ancora nella seconda parte dell'Ave Maria dove diciamo appunto: «Santa Maria, madre di Dio, prega per noi». Quando poi, nel 1931, si celebrò in tutto il mondo il XV centenario di quel concilio, il papa Pio XI estese a tutta la Chiesa la festa della divina maternità di Maria, e con la riforma liturgica, venne fissata al 1° gennaio, ottava di Natale.

A questo punto le considerazioni che si potrebbero fare sono molte: in particolare le mamme possono pensare che la Madonna ha vissuto anche lei l'esperienza della gravidanza, del parto, della maternità...

E poiché anche lei è stata madre, possono essere certe che ella capisce i loro crucci, le loro ansie, i loro problemi. Anche la Madonna godeva intimamente vedendo il suo bambino crescere in statura e in intelligenza; anche lei è stata in ansia quando Erode cercava il Bambino per ucciderlo e quando, a sua insaputa, rimase tra i dottori nel tempio.

Anche lei sentì il distacco quando Gesù lasciò la casa di Nazareth per dare inizio alla sua vita pubblica. Più ancora soffrì quando lo vide morire sulla croce, mentre ha senza dubbio gioito quando l'ha visto risorto.

Ma il titolo di Madre di Dio è motivo di fiducia per tutti, perché i teologi insegnano che «Maria essendo madre del capo è madre anche delle membra» e cioè è madre anche di tutti noi.

La Madonna che allatta e s. Antonio abate a Migiondo

La Madonna che allatta
(particolare)

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016