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TOSSEViaggiare nell'entroterra è cosa molto piacevole, soprattutto se non si
hanno problemi né di tempo né di luogo. Sono stato attirato da questo paesello dal nome curioso, che peraltro
ricordavo sin da quando passai qualche vacanza marina qualcosa come cinquant'anni fa.
Allora la strada che vi saliva era sterrata; la ricordo ancora, non bianca della polvere
impalpabile che trovavo nel novarese, zona avita, ma rossastra di un pietrisco tagliente
cui mio padre poneva particolare attenzione, temendo per l'incolumità degli pneumatici
dell'utilitaria di famiglia, oggetto prezioso e per noi costoso e come tale sottoposto a
rara cura. Anche qui la storia ha lasciato il proprio segno. Mi sono fermato sulla piazza della piccola chiesa, per scattare qualche fotografia alla parte più antica dell'abitato, che si nasconde all'ombra del campanile. La piazza domina l'ampia valle percorsa sul fondo dal torrente Coreallo. Mi intrattengo in ciarle ed in ricordi con una donna, pur giovanile, che sin dalla nascita ha abitato quel luogo; si esprime con tristezza, forse addirittura con esasperazione. Alla ricerca del tempo perduto; come direbbe un celebre scrittore.
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