L'interno
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San Bernardo di Monte Carasso:
una visione all'interno

testo e foto di Ferruccio C. Ferrazza

(visita effettuata nel settembre 2007)

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L’interno.

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(vista verso l'abside)

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(vista verso l'ingresso)

Su 360 gradi si spazia in una sequenza pressoché ininterrotta di quadri affrescati con brillanti colori.

A quel punto il detective che si trova racchiuso nel mio io esploratore ha cominciato a fremere, conscio delle limitazioni imposte dal tempo a disposizione; dovevo restituire la chiave prima della chiusura degli uffici comunali, e già il pomeriggio avanzava. Senza indugio, quindi, ho iniziato a fotografare metro per metro tutto quanto dipinto, raccogliendo ogni immagine degna di un futuro studio nella memoria elettronica della mia macchina fotografica, cosa che ormai è parte inviolabile del mio metodo di lavoro.

Iniziamo allora la visita da sinistra verso destra, come nella lettura di un libro, quantomeno secondo la tecnica occidentale.

Da notare che le figure sono rappresentate non in aderenza stretta con la realtà episodica della loro vita, ma con un sistema simbolico che le ritrae mentre mostrano all’osservatore ciò che li distingue nella pletora dei santi, ovvero quelli che vengono definiti più comunemente “gli attributi”.

(*) Formano l’angolo di sinistra due diversi quadri. Nel primo sono ritratti tre soldati; la spada lo certifica. Il primo mostra le frecce del suo martirio e per questo è senza ombra di dubbio San Sebastiano. Le altre due figure si trovano frequentemente in coppia nell’iconografia classica, e dando credito alle indicazioni fornite dai cartigli che si trovano sulla cornice superiore si tratta dei Santi Nazario e Celso. Devo ammettere che sono rimasto un po’ meravigliato; se non ci fossero stati i cartigli, non avrei scelto questa identificazione. Costoro non furono mai soldati, mai nell’iconografia reggono la spada, ed inoltre erano ben diversi in età, cosa che qui non appare: Nazario, uomo fatto, battezzò Celso ancora infante. Sarebbe stato più verosimile se si fosse trattato invece dei Santi Gervasio e Protasio, che la tradizione vuole gemelli, martiri come testimonia la palma che portano in mano e che l’iconografia mostra frequentemente sempre assieme ed abbigliati come legionari romani, comunque con la spada in mano. Probabilmente in questo caso l’artista ha voluto attribuire alla spada un valore simbolico: difensori della fede e non soldati. Curiosa l’acconciatura dei capelli del terzetto, che mi ricorda stili germanici. Da notare che in questa sezione della chiesa, cioè quella risalente al XV secolo, nelle immagini dei martiri la palma è sempre completata con una specie di fioritura di oggetti di tono rossastro, probabilmente datteri, anche se non presentati in grappolo quale nella realtà sono.

Spostiamoci ora sul quadro di destra, dove si riconosce chiaramente San Bernardino da Siena, con il saio monacale francescano mentre indica, iconografia più che classica, un oggetto circolare di colore rosso che viene denominato “trigramma” ed è costituito dalle lettere JHS inscritte in un cerchio che rappresenta un sole raggiante; l’acrostico non ha una interpretazione certa, ma frequentemente si esprime con Jesus Hominum Salvator. Sul libro che sorregge con la mano sinistra si legge la frase “Pater manifesta nomen tuum omnibus” ossia “O Padre, rendi conosciuto a tutti il tuo nome”, a simboleggiare l’ampia opera di predicazione condotta in vita dal Santo. Da notare il volto, piuttosto emaciato, che l’artista vuole a ricordo della vita di stenti che il Santo patì, soprattutto con la perdita di tutti i denti.

Ma chi sarà il vescovo che lo affianca? I vescovi ed i papi sono il mio cruccio. Costoro sono molto frequentemente raffigurati in assenza di particolari attributi, se non l’abito con mitria e pastorale, tanto che l’identificazione diviene quasi impossibile. In questo caso però ci viene in aiuto una annotazione sulla cornice superiore dove si legge che si tratta di San Teodolo, una forma popolare per indicare Teodoro vescovo di Martigny. Penso che sia stato qui rappresentato perché fu in relazione con il ritrovamento dei resti dei martiri della Legione Tebea, uccisi proprio presso Martigny e riprodotti in alcuni altri personaggi negli affreschi che si trovano altrove nella chiesa.

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016