Il Battista ai Ghirli
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PREMESSA
ALL'INTERNO
L'ICONOGRAFIA DEL BATTISTA
L'UNICITA' DEI GHIRLI
LA VITA DEL BATTISTA NEGLI AFFRESCHI DEI GHIRLI
LA ZONA ROMANICA
LA ZONA BAROCCA
COSE SPARSE
NOTA

 

Testi e fotografie di
Ferruccio C. Ferrazza
visite effettuate in aprile, agosto e settembre 2008

 

PREMESSA

 

Ci sono luoghi che hanno la capacità di rendersi invisibili, o forse più che di un loro potere si tratta di una sorta di maledizione.

Per lavoro frequento Campione d’Italia, quella piccola isola di territorio italiano rimasta nella vicina Svizzera a testimonianza di un retaggio storico che risale al tempo dei Longobardi.

Quando l’attività professionale si conclude è sempre il tardo pomeriggio e lascio l’exclave con la speranza di raggiungere quanto prima l’accogliente riserbo della mia dimora ancora lontana, per godere del meritato riposo.

Percorro quindi quella strada a lago, unica direzione che si snoda in uscita dal borgo, assaporando il momento del rientro in famiglia; nulla guardo perché nulla voglio mi distragga; nulla guardo perché nulla vedo con il sole che, ormai cadente, crea un effetto controluce che mi abbàcina.

E così il luogo si rende invisibile.

Finché un giorno il mio cliente, per un improvviso impegno inderogabile, mi libera anticipatamente. L'atmosfera è gradevole, come frequentemente si sviluppa sul lago pur nelle giornate uggiose, e così non me ne dispiace più di tanto. Per una volta posso prendermela comoda.

La solita strada di rientro mi conduce verso quel mondo che credevo di ben conoscere; stavolta è un percorso che affronto con calma, lentamente, e solo ora osservando ciò che in realtà mi trovo a vedere per la prima volta, e la situazione inizia ad affascinarmi. Ritrovo quel particolare gusto che mi pervade quando sono alla ricerca della scoperta; molte volte è uno stato d’animo ancor più entusiasmante della scoperta stessa, qualora mai ne seguisse una.

Pur non essendo sulla via di Damasco, ho come un’illuminazione; la posizione del sole mi aiuta a scoprire ciò che fino a quel momento mi era stato invisibile: un campanile.

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E’ proprio ciò che da qualche tempo rappresenta per me un singolare polo d’attrazione, quale segnale indiscusso della presenza di quel qualcosa che potrebbe interessare i miei lettori e me; indica l’esistenza di luoghi dove l’arte è in gratuita mostra, a disposizione di chiunque la voglia contemplare, con l’occhio critico o con l’occhio reverente o, più semplicemente, con l’occhio curioso. Talvolta è solo grazie a mani esperte che l’orma lasciata dall’artista è stata riportata alla luce della cultura, estratta dalle profondità vissute in un’oscura vita di completa occlusione, per secoli.

Ho scoperto l’invisibile; ho scoperto il santuario di Santa Maria dei Ghirli.

Ma non sarà di questo che sarò portato a trattare, quantomeno non nel suo insieme.

Non avessi avuto del tempo a disposizione, forse non mi sarei nemmeno fermato oltre la prima impressione; infatti l’esterno è completamente di stile barocco, ambientazione architettonica che non è per il momento nei miei interessi, preferendo tempi più antichi e stili più sobri. Ma la porta aperta di una piccola chiesa ha un’attrattiva tutta particolare, che non può essere trascurata in alcun modo.

Lascio la descrizione ad un cartello informativo posto nelle vicinanze.

II nucleo più antico della chiesa (VII sec.) fu parzialmente ricostruito ed ampliato nel corso del XIV secolo. L'attuale aspetto dell'edificio è frutto della consistente riplasmazione architettonica, plastica e pittorica, avvenuta nella prima metà del Seicento sotto la direzione di Isidoro Bianchi (Campione d'Italia, 1581-1662), complessa figura di pittore, scultore e ingegnere. Pur mantenendo la struttura ad aula unica di pianta rettangolare, furono realizzati la copertura della stessa con volta a botte, tiburio e cupola in corrispondenza della terza campata e un'area absidale non particolarmente profonda con transetto. Anche la fronte, preceduta da pronao, fu ricostruita forse su progetto dello stesso Bianchi.
Perduti i libri della fabbrica, le uniche date di riferimento sono il 1612, anno che compare su un affresco, le date incise nella struttura muraria (1623, 1625 e 1634), e le cronache di don Roberto Rusca (1625 e 1629) che già fanno menzione della presenza di stucchi e nuove pitture all'interno dell'edificio.
Tutti i dipinti sì accordano alla decorazione a stucco, presente in maniera massiccia nell'edificio: la volta a botte è suddivisa in pannelli rettangolari da cornici abbellite da ornati vegetali, valve di conchiglia e medaglioni ovali, e le pareti laterali sono definite da un'intelaiatura architettonica realizzata in stucco. Angeli, teste di cherubini e putti affollano gli spazi sovrastanti la cornice, gli archi e i capitelli; il vano del presbiterio è popolato da gruppi statuari con la duplice funzione di elementi decorativi e architettonici. Sulla parete di fondo del presbiterio è presente una mostra in stucco policromo e ampia nicchia centrale, sormontata da due angeli in volo.

Poi sono entrato, ed ho visto quanto non scritto.

 

ALL'INTERNO

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L’interno è perfettamente diviso in due parti ben distinte.

La prima visione è, come naturale, quella che si rivolge verso l’abside e l’altare: lì è lo splendore ostentato dal barocco.

Ma è sufficiente fare qualche passo, raggiungere il centro dell’aula e poi voltarsi, per osservare una chiesa completamente diversa: ecco le meraviglie dell’arte romanica emergere dalla tecnica dell’affresco sacro.

Purtroppo in questa sottomessa umiltà di colori e di messaggi, la violenza del barocco ha lasciato segni incancellabili: qui l’apertura di una finestra ha creato un vuoto incolmabile, là l’impianto di un falso capitello ha vanificato il racconto, altrove una leséna ha ucciso un’intera scena.

Passato il primo momento di sconcerto, mi rendo conto che qui non avrò molto da lavorare in quanto ad interpretazione di immagini, cioè quella ricerca iconografica che è il mio piacevole argomento di trattazione. Intuisco subito che la sequenza di quadri che copre la maggior parte della superficie di queste pareti racchiude lo sviluppo di un percorso illustrativo, di una storia, forse addirittura di un singolo tema biografico. Lascio ogni altra esplorazione (forse la riprenderò in altri tempi) e mi dedico esclusivamente a questo insieme scenografico.

Più di una tra le scene rappresentate mostra un riferimento certo ad un santo di ampia venerazione, riconoscibile per caratteristiche di vita e di morte; si tratta di colui al quale fu attribuito il termine di Precursore di Cristo ossia di San Giovanni Battista. Durante la visita, un cartello informatore mi darà presto conferma sulla coerenza della mia interpretazione. Siamo di fronte ad un ciclo di affreschi che rappresentano diversi momenti della vita, della morte ed anche, curiosamente, del post-mortem di quel santo asceta.

Ed è a questo punto che ho deciso di orientare la mia ricerca in una direzione un po’ diversa da quella cui mi rivolgo con maggior frequenza; qui ho curiosità nello scoprire quali siano le fonti dalle quali l’artista ha tratto spunto per illustrare i diversi quadri, che sembrano appartenere ad un periodo pittorico compreso nell’arco del XIV secolo.
Lo studio mi ha portato a diverse scoperte, che spero interesseranno il lettore così come lo hanno fatto con me.

 

L'ICONOGRAFIA DEL BATTISTA

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Siamo rivolti verso la parte più antica delle pareti, quelle ricoperte degli affreschi d'epoca medievale.

L'impianto generale mi ricorda uno schema illustrativo che ho rilevato in diverse altre occasioni in ambienti romanici; la storia si sviluppa in un racconto per immagini e singoli episodi, con quadri coerenti sia nella sequenza di posizione, sia nella forma e sia nella ripetizione e condivisione della cornice.

Un collegamento mentale mi viene aperto dal personaggio cui gli affreschi sono rivolti e mi porta a ricordare la magnifica chiesa dell'abbazia benedettina di Müstair nel vicino Canton Grigioni, dedicata proprio a San Giovanni Battista. Ma è solo un collegamento costruito sul ricordo di una mia recente visita, purtroppo oltremodo rapida, ma sufficiente per subirne l'intimo fascino; là gli affreschi sono di qualche secolo precedenti all'anno 1000, ricchi nell'ingenuità del tratto d'epoca carolingia, ed illustrano in maggior parte episodi evangelici, senza una precisa trama, però già con l'utilizzo dello schema a moduli corniciati. Peraltro un ridotto insieme raffigura alcuni momenti significativi del ciclo classico legato al Battista: l'annuncio a Zaccaria, la nascita, la cattura, l'invio dalla prigione dei suoi discepoli a Gesù, il banchetto di Erode, la morte e la sepoltura; tuttavia le relative immagini sono rappresentate in un unico quadro di complessa lettura, con stacchi di sequenza costituiti da elementi architettonici quali, per esempio, le torri. [a001.jpg] La fortuna ha voluto che i miei scatti fotografici, in quel caso tuttaltro che rivolti ad uno studio ma viceversa effettuati per pura documentazione turistica, abbiano registrato proprio uno di quei quadri, dove l’episodio rappresentato è tra i più significativi, cioè il banchetto di Erode con Salomè che consegna su un vassoio la testa di San Giovanni, appena spiccata dal corpo.

Sulla vita di San Giovanni Battista molti sono i testi che nel tempo si sono proposti all’attenzione dei lettori sia di impronta clericale sia di impronta laica. Nelle mie ricerche ho scoperto un interessante testo che percorre una visione, per così dire, bibliografica della storia della Chiesa, ed in questo modo può aiutare nello sviluppo di quei collegamenti storiografici che sono impostati su conoscenze “d’epoca”. Si tratta di Succinta Historia Ecclesiastica Novi Testamenti, composta da Laurenzio Diezio; il volume che ho trovato, edito nel 1726, inizia proprio con la trattazione dei riferimenti relativi al Battista. Ho pensato fosse utile riportare qui in immagine quelle poche pagine, per chi ne volesse approfondire i contenuti

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(Nota: le immagini sono estratte dal testo recuperato via Internet tramite il servizio Google Ricerca Libri).

Per meglio comprendere quello che invece stiamo per scoprire ai Ghirli è opportuno a questo punto aprire una parentesi riguardo alla vita del Battista in relazione alla corrispondente composizione dei cicli pittorici a questa ispirati.

La letteratura che ci può aiutare in questa preparazione è particolarmente vasta, e come tale in grado di supportare, quantomeno statisticamente, una significativa certezza di valutazione; tutto ciò riguarda gli aspetti iconografici che sono diffusi sia in Oriente sia in Occidente più di ogni altro santo. San Giovanni Battista è infatti un santo molto particolare, tant'è che la Chiesa stessa a lui dedica due diverse festività, ricordandone sia la nascita sia la morte, un caso più unico che raro. Questo è motivato dal fatto che si tratta di una figura che rappresenta il momento di passaggio tra il Vecchio ed il Nuovo Testamento; con lui termina l'età dei Profeti e, da taluni riconosciuto come ultimo tra questi, è considerato come il Precursore del Cristo, e proprio con tale appellativo viene frequentemente e semplicemente identificato. Inoltre non solo ne parlano diffusamente i testi cristiani e giudaici, ma anche quelli musulmani, e quindi il suo culto si diffuse facilmente in ogni luogo del mondo religioso mediterraneo, ed anche oltre.

Nei cicli pittorici la sua vita viene suddivisa in quattro diversi periodi, che normalmente sono rappresentati in modo completamente separato tra di loro. Vediamoli.

I periodo, l'infanzia
dall'annunciazione al padre Zaccaria sino al ritiro nel deserto.

II periodo, il ministero nel deserto
dal battesimo delle genti a quello di Gesù.

III periodo, la passione
dalla carcerazione all'uccisione ed alla sepoltura del corpo.

IV periodo, le reliquie
dalla dispersione al vento al ritorno al culto

E' opportuno osservare sin d'ora che quest'ultimo ciclo è difficilmente rappresentato in Occidente, e già questo sarebbe oggetto di attenzione, ma ancor di più è da dire che la presenza dei quattro cicli completi in una sola struttura ecclesiale è di assoluta rarità e talvolta, pur nella completezza dei periodi, in realtà si tratta di scene in numero limitato e che non comprendono tutti gli episodi canonici della vita del Battista.

 

L'UNICITA' DEI GHIRLI

Ed ecco la rivelazione della scoperta.

Qui ai Ghirli ci troviamo di fronte ad un unicum pittorico, da nessuno rilevato sinora, forse introvabile altrove: ben 20 riquadri illustrano l'intera vita del Precursore nella completezza episodica dei quattro periodi.

Addirittura scopriremo che uno di questi riquadri rappresenta un episodio non contemplato in alcuno dei testi sacri approvati dalla Chiesa, e come tale aggiunge rarità a rarità.

Curiosamente il numero 20 ricorre in un'altra famosa rappresentazione della vita del Battista; tanti infatti sono i riquadri ad essa dedicati nella porta meridionale del Battistero di Firenze, opera di Andrea Pisano, ma anche in quel caso il racconto si limita ai primi 3 periodi, concludendosi con la passione.

Identicamente, e cioè su tre soli periodi, si sviluppa il ciclo di affreschi che ornano l'interno del battistero annesso alla Collegiata di Castigione Olona, borgo medioevale di particolare fascino che si trova al sud di Varese, a poca distanza da Tradate; dai Ghirli solo 30 km. su strada tant'è che qualcuno ha voluto vedere un certo collegamento tra le due opere.
Questi affreschi sono opera di Masolino da Panicale. Dipinti nel primo '400, quindi forse di un secolo più recenti di quelli dei Ghirli, ma di similare struttura scenografica.
Per chi volesse farsene un'idea, seppur superficiale, qui può scaricare un breve filmato.

(scarica il filmato - 6 Mb)

 

LA VITA DEL BATTISTA NEGLI AFFRESCHI DEI GHIRLI

L'assenza di notizie circa gli affreschi si estende sino alla fine dell'800, quando uno studioso svizzero, Johann Rudolf Rahn, ne parla in suo articolo che testimonia come le opere siano state riportate alla luce solamente da pochi anni, evidentemente celate da diversi secoli con intonaci di copertura; non ne parla nemmeno il Cardinal Borromeo, nelle ben note ed accurate relazioni delle sue visite pastorali cinquecentesche, segnando con ciò un periodo certo di sicura invisibilità, quantomeno di ben quattro secoli.

Solo nel '900 si susseguono interventi di restauro con l'obiettivo di porre rimedio all'incuria del tempo ed all’impatto del barocco.

Ed eccomi quindi a documentare quella che mi piace considerare una sorta di resurrezione.

Da una parte, le storie e le leggende, dall’altra la raffigurazione pittorica degli episodi.

Se è verosimile pensare che l’artista abbia iniziato la sua opera con lo studio delle fonti, per poi procedere con la trasposizione in immagini, io viceversa ho cercato di seguire la strada esattamente opposta, in una sorta di analisi retrograda alla ricerca di ciò che ha ispirato la mano del pittore. A taluni sembrerà una scelta banale, un modo di procedere scontato, ma non è così. Da una prima analisi, seppur superficiale, emergono non solo gli elementi di rarità già evidenziati, ma anche alcune caratteristiche delle figure che non si inseriscono nell’iconografia classica; per esempio l’abbigliamento del Battista nel deserto, che mostra una tunica al posto della più diffusa pelle di cammello. Possiamo quindi escludere quelle fonti di puro valore iconografico che rendono piuttosto uniforme ogni rappresentazione dello stesso personaggio, in una sorta di appiattimento artistico. Qui l’opera invece si differenzia dalle altre in modo più che palese. Nulla a che vedere con il manuale di pittura bizantina dei monaci del Monte Athos, anche se in questo testo sono descritte la maggior parte delle immagini episodiche del ciclo completo. Nulla a che vedere con le opere rintracciabili nel vicino Contado del Seprio, tantomeno con quelle della Svizzera pre-Riforma. Tutti stimoli per cercare risposte in una predominanza di “perché” rispetto ai “come”.

Ed ecco allora come ho agito.

Per ogni quadro ho ricercato l’episodio come raccontato nei testi conosciuti a partire dai canonici Vecchio e Nuovo Testamento, ma non escludendo né i testi apocrifi né quelli di tradizione. Ho quindi composto, per ogni immagine, una scheda dove ho riportato i testi come da me rilevati. Inoltre ho inserito, come didascalia alla fotografia da me scattata e trattata, un estratto delle analisi condotte dal compianto Franco Mazzini così come riportate in un prezioso volume, riccamente illustrato edito per lo stesso Comune di Campione nel 1988 con i tipi di Amilcare Pizzi Editore, cui rimando il lettore che abbia volontà di conoscere la chiesa nel suo complesso, non solo pittorico ma anche architettonico. Infine, quando necessario, ho fatto seguire le mie note specifiche. Quello che segue è il risultato di questo lavoro.

Per titolare le schede, ho seguito lo schema proposto da un cartello informativo posto all’interno dell’aula.

I.    Nel tempio l‘angelo Gabriele annuncia a Zaccaria la nascita di Giovanni

II.    La visita di Maria ad Elisabetta

III.    La nascita di Giovanni

IV.    La scrittura del nome di Giovanni

V.    Giovanni prepara nel deserto la sua missione

VI.    La predicazione di Giovanni

VII.    Giovanni battezza Gesù nel fiume Giordano

VIII.    Giovanni di fronte ad Erode

IX.    Giovanni è visitato in carcere dai suoi discepoli

X.    I discepoli mandati da Giovanni incontrano Gesù

XI.    Il banchetto di Erode

XII.    La decollazione di Giovanni in carcere

XIII.    Erodiade e Salomè con il capo di Giovanni

XIV.    Il seppellimento del capo di Giovanni

XV.    I discepoli seppelliscono il corpo di Giovanni

XVI.    Giovanni discende al Limbo e incontra i genitori

XVII.    Giuliano l’Apostata fa disseppellire il corpo di Giovanni per cancellarne il culto

XVIII.    I resti di Giovanni sono bruciati su un rogo

XIX.    Le ceneri di Giovanni sono disperse

XX.    Ritrovamento delle reliquie

 

Ho pensato a lungo se interrompere qui la relazione. Ma lo scopo rimane pur sempre quello di documentare un elemento senza separarlo da quanto lo circonda, ed allora è indispensabile completare la presentazione del contesto, anche se l'obiettivo principale è stato raggiunto. Per questo ho ritenuto comunque di limitarmi a poco più oltre la documentazione fotografica. Franco Mazzini e Maria De Angelis, nel testo già citato, potranno condurre il visitatore alla lettura delle opere meglio di chiunque altro, con quella singolare e minuziosa maestria che li distingue e con la quale non posso nemmeno paragonarmi.

 

LA ZONA ROMANICA

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Sulla parete settentrionale spicca da un lato un grande affresco e dall'altro una serie di lacerti di vario genere.

L'argomento trattato nel primo vano, con il grande affresco, riguarda una storia poco rappresentata nell'iconografia e cioè quella dei quattro santi Martiri Coronati. Una storia che si sviluppa nei primi secoli del cristianesimo. I quattro scalpellini, Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, rifiutarono all'imperatore Diocleziano di scolpire un dio pagano, e così furono martirizzati. Non a caso ora sono i protettori degli scultori in pietra. Viene spontaneo pensare che l'affresco voglia comunque ricordare un tipo di lavoro che ha reso famoso Campione nei secoli dell'arte attraverso le opere dei Maestri Campionesi.

Nello stesso vano compare anche una curiosa figura di Cristo, rappresentato in croce ma con abbigliamento pontificale.

Il vano successivo è un insieme di reperti, che non formano un argomento unico: un vescovo, Gesù, alcuni Apostoli; opere che nel tempo sono state coperte da altre talora di chiaro stile barocco.

Buona parte della zona riservata al Battista è inoltre completata al piede con la raffigurazione allegorica dei mesi, con riquadri profondamente rovinati dal tempo e dalle opere architettoniche successive.

 

LA ZONA BAROCCA

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Un cancello; al di là l'impatto del barocco.

Questa parte è un prodotto, diciamo così, dell'artista Isidoro Bianchi, campionese, che operò nella prima metà del '600. Suoi gli affreschi, suoi gli stucchi.

In questa zona la chiesa assume un aspetto particolare; pur essendo una struttura ad aula semplice, qui s'innalza una cupola e due enormi affreschi laterali costruiscono una sorta di transetto virtuale che apre le ali della croce che non c'è su panorami lontani, nel tempo e nello spazio.

Dall'alto della cupola, l'Onnipotente ci accoglie a braccia aperte, attorniato da un Paradiso festante di angeli musicanti, cherubini e serafini.

Da qui lo sguardo si abbassa, al centro nel tamburo cilindrico, su una visione innovativa della Regina Coeli di classica tradizione, con quadri separati per Lei che assurge e per gli Apostoli a Lei rivolti in adorazione dell'evento.

Più in basso, nei triangolari pennacchi, la Sibilla Tiburtina e la Sibilla Frigia si distinguono per posizione sulle altre, comunque presenti, e con didascalie di identificazione ed illustrazione in lingua latina. Non c'è modo di confondersi.

Sulla destra di quello che ho idealmente chiamato "transetto" un affresco illustra il momento biblico dello sposalizio della Vergine, tema ben famoso per le illustri opere di Raffaello e del Perugino. L'episodio è raccontato con dovizia di particolari in un vangelo apocrifo nel gruppo di scritti cosiddetti "dell'infanzia", cioè nel Vangelo dello Pseudo-Matteo, qui interpretato in un ampolloso scenario architettonico. Curiosamente, sullo sfondo compare la rappresentazione di un altro episodio biblico, cioè quello della visita di Maria ad Elisabetta, madre di San Giovanni Battista.

Sulla sinistra, dirimpetto, l'affresco rappresenta la presentazione di Gesù al tempio così come raccontato dall'evangelista Luca. Anche qui troviamo un altro episodio dipinto sullo sfondo: un angelo accompagna Giuseppe e Maria col Bambino in fuga verso l'Egitto. In questo dipinto compare però qualcosa che mi ha profondamente incuriosito; sulla scala, in primo piano, un essere trasparente come una medusa, una sorta di piccolo fantasma. Che sia trasparente è indiscutibile, dato che si vedono i gradini che il suo corpo dovrebbe coprire; peraltro il suo corpo diafano produce un'ombra. A me sembra quasi un cagnolino seduto, che osserva la scena rivolgendovi il capo. Un incompiuto? O che altro? Per ora mi rimane un mistero, sul quale l'indagare sarà un ben preciso scopo, oltre che un piacere.

L'entrata alla zona dell’abside è ben custodita da due figure che sembrano aggettarsi, secondo le tecniche pittoriche del trompe l'oeil; sono San Maurizio e Sant'Isidoro, qui dipinte dal Bianchi, di nome Isidoro e membro dell'Ordine Mauriziano, forse firmando la sua opera in tal modo inconsueto.

Al fondo, come tradizione, l'altare con il personaggio di dedicazione della chiesa, ossia Maria madre di Gesù, policromo, con gruppi scolpiti in pietra; ai lati della Madonna, la Maddalena e San Rocco, il tutto sormontato da una Crocifissione.

La parete si completa con una lunetta che rappresenta in dipinto l'adorazione dei Re Magi al Bambino.

Sono perfettamente cosciente del fatto che, forse, il lettore avrebbe voluto che dedicassi maggior sviluppo a questa parte del lavoro. Ho trovato così riccamente illustrata la chiesa e ogni suo particolare nello splendido libro proposto dal Comune di Campione e che ho citato all'inizio, che non avrebbe avuto alcun senso duplicarne i contenuti. Spero però di aver aggiunto quanto mi è sembrato un valore ignoto, cui dedicare la massima attenzione in questo mio lavoro.

 

COSE SPARSE

Un ultimo giro all'interno mi porta ad osservare cose curiose.

Una targa dipinta con un nome ed una data, misteriose scritture di sapore gotico, le tracce poste dal calligrafo per allineare gli scritti. E poi i segni lasciati dai visitatori "d'epoca", taluni leggibili come Johanes, altri illeggibili, altri ancora criptici. Poi un'immagine non cercata, caduta per caso nell'inquadratura fotografica: uno schizzo di un viso riccioluto con una didascalia in bel corsivo calligrafico manuale; forse una prova d'artista, oppure un reverente omaggio per grazia ricevuta.

Un suggello finale chiude la visita, ed anche il lavoro.

 

NOTA

In realtà all'esterno dell'edificio, sulla parete meridionale si trova un pregevole affresco di significativa importanza, ma una copertura di protezione, seppur trasparente, mi ha impedito di documentarlo adeguatamente con scatti fotografici. E' sicuramente un ulteriore stimolo al lettore per una visita in loco.

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016