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La Crocifissione (Agostino Ferrari, 1393)

 

il testo che segue è tratto da
Laura Rosso Salvatori
Guida delle opere artistiche più notevoli di Bormio
?, circa 1965

 

…a Combo, la chiesa del Crocifisso o di S. Antonio, a una sola navata con loggia interna e alto e slanciato campanile, restaurata nel 1872, contiene tra l'altro il Crocifisso miracoloso (che viene portato in processione ogni dieci anni e si chiama Festa del trasporto) sistemato nella cappella sfortunatamente aggiunta nel 1732-1734, su disegno di Antonio Penni, da Giacomo Bassi di Valmaggia.

Interessante è l'affresco staccato rappresentante la Crocifissione, dove il Cristo ha ancora i piedi disgiunti secondo lo schema bizantino, ma l'afflato nuovo è rappresentato negli angeli che scendono dal cielo con calici per raccogliere il sangue sgorgante dal suo costato, e soprattutto nel popolo che si affolla nei più umani atteggiamenti, nei militi a cavallo, nei vessilliferi, nelle Marie piangenti, di cui una alza le braccia per esprimere meglio tutto il suo sconforto, mentre un'altra prega in le intensamente colle due mani giunte. Anche la curiosità non è meno egregiamente espressa nel ragazzino con grosso paniere, ma su tutti domina l'espressione di rassegnazione e di dolore del Cristo in croce. Questa pittura porta la data del 1393 e la firma « Agostino Ferrari ». Nelle altre figure di destra l'autore non è lontano da Jacopo D'Avanzo e da Altichiero, meno ben disegnate, ma altrettanto espressive, perciò di molto superiore all'autore degli affreschi bizantineggianti del sott'arco della Collegiata.

L'altro affresco staccato rappresenta l'arciprete di Bormio, Martino Rezzano da Como, 1460-1479, inginocchiato dinanzi al Redentore che viene posto nel sarcofago sorretto dalla Vergine e da una Santa, mentre ai lati sono i due protettori di Bormio, Gervaso e Protaso, vestiti elegantemente come due paggi del tempo.

La Pietà presenta analogie con simili composizioni del Gianbellino, mentre il Rezzano, col naso voltato in su e la bocca tesa è un ritratto sentito e ben eseguito; si deve perciò riconoscere che l'autore, Bartolomeo de Buris, che dipinse dal 1473 al 1474 in Combo, è un buon ritrattista. A lui è facile spetti il ritratto attribuitogli in S. Spirito, e che forse rappresenta un personaggio venuto in Bormio in quegli anni. Può invece essere considerato solo un buon decoratore nella Pietà, dove non è espresso il dramma né di Cristo né della Maria.

Ma forse i migliori affreschi che ornarono Bormio nel 1500, sono quelli che troviamo nell'abside della chiesa. Sono le storie di S. Antonio sulle pareti e i quattro evangelisti nella volta, con i profeti nel sott'arco.

Il colore e il disegno sono netti e precisi, fine le mani, espressive le teste, larghi i panneggi, ben graduato il chiaro scuro, morbido il paesaggio; tutto ciò ha fatto attribuire questi affreschi a pittori o seguaci di scuola veneta, come il Romanino cremonese o il Moretto da Brescia, dal Quadrio invece ad Abbondio Canclini, suscitando molte polemiche, perché di Abbondio non si conoscerebbe altro. E' noto un Antonio, ma del 1600, e questi affreschi sono della prima metà del 1500 e, come ho detto, di ottima mano. Basta guardare la varietà e la morbidezza con cui è eseguito il paesaggio, la nitidezza delle singole scene, la nobiltà e la grandiosità del santo in primo piano, come pure la naturalezza della sua dipartita.

La stessa grandiosità e naturalezza nei quattro evangelisti, oltre al colore anche i putti fanno pensare alla scuola veneta.

Nell'abside da ricordare anche una interessante Annunciazione.

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016