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UNA VISITA A SORPRESA

Il signor Giovanni ed i suoi modelli
L'appassionato lavoro del signor Giovanni

(visita effettuata nel maggio 2013)

N.d.A.
solamente pochi mesi dopo la mia visita,
poco prima di Natale 2013
il signor Giovanni ha lasciato questo mondo travagliato;
mi piace pensare che si sia involato su uno dei sui aeroplanini,
allegramente condotto verso un cielo terso,
sempre più in alto,
accompagnato dal ronzio di un motore ben regolato,
che non c'è più

 

Il libro era stato scansionato, i testi estratti e controllati, le fotografie adattate per quella visione telematica che è l'impronta del Web; io ero pronto per la preparazione della copertina della mia rivista.

Mi adoperavo, come ho sempre cercato di fare, per trovare qualcosa che non fosse banale, che focalizzasse l'attenzione del visitatore "internauta" per la sua originalità e, se possibile, con una spolverata di mistero.

Ricordavo di aver visitato casualmente i luoghi del Caproni, quelli più vicini a me, a Vizzola Ticino e ricordavo una piccola piazzetta con un affresco murale. Rievocando l'immagine che avevo registrata nella memoria, mi richiamava il pensiero di come a suo tempo mi avesse incuriosito perché la posizione nel quale si trovava, sulla parete a piena vista, è normalmente riservata ad immagini sacre, di Santi e di Madonne: un aiuto alla preghiera dei viandanti della Fede.

Qui non vi era nulla di tutto ciò, ma il dipinto rappresentava qualcosa di affatto diverso; tuttavia il mio ricordo era molto sfumato, non tanto dal tempo trascorso da quella primitiva visita, quanto piuttosto dal fatto che il muro su cui si trovava era immerso nella penombra, appiattito nei contrasti e nei colori, frutto di un orientamento che in ogni pomeriggio assolato lo poneva comunque a sfavore di luce, anzi proprio controluce.

In quella giornata, una gradevole fessura dischiusa inaspettatamente tra giorni di piogge e freddo, nulla vi era di meglio che un'uscita con la prospettiva di rinvigorire il ricordo, così da poterne valutare la reale consistenza e consolidarlo con un'immagine fresca, attuale, studiata e voluta, e forse ne sarebbe sortita una buona copertina.

* * *

Un rapido avviso telefonico e passo a prendere l'amico Ernesto, mio paziente compagno di esplorazioni; non a caso è proprio lui che dalla sua pregevolissima raccolta di libri ha dissepolto il volume del Caproni, il protagonista della rivista, donato a suo padre quando lavorava nelle officine di Taliedo.

E' un breve viaggio quello che ci conduce all'aeroporto della Malpensa, dove l'immensa rotatoria che conduce dall'autostrada al Terminal 1 ha una piccola uscita in opposizione, quasi invisibile, con un unico cartello indicatore: Vizzola Ticino. Non ne avessi ricordata l'esistenza, l'avrei mancata.

La direzione è quella che conduce verso il fiume Ticino; procediamo su una piccola strada asfaltata che taglia i campi e che sembra terminare dove una torretta in mattoni sostiene una stele dipinta che rende luce a pieno su quale sia stato il reale passato del luogo: "Bonifica Caproni - Vizzola T."; ci siamo, mi sto orientando.

Ancora poche decine di metri e mi si rivela la piazzetta così com'era emersa dal mio ricordo: una chiesetta, una villa con cortile, una strada acciottolata.

Parcheggio la vettura proprio dove, sopra l'architrave di una porticina, si trova il dipinto.

Scendiamo, così ne possiamo studiare il messaggio nella tranquillità che permea l'ambiente.

Riconosco una composizione tipica di uno stemma di famiglia, con un caprone rampante e con la scritta "Senza cozzar dirocco" (che scoprirò in seguito essere stata coniata da Gabriele D'Annunzio); ne documento fotograficamente l'esistenza e scopro che anche sulla villa, nel timpano, se ne trova un esemplare: è lo stemma della famiglia Caproni, una perfetta documentazione per la copertina. Il mio obiettivo è stato raggiunto e ne sono soddisfatto.

Tuttavia la giornata è piacevole e questi primi tepori ci stimolano ad attardarci ancor di più nella scoperta dei luoghi.

Una viuzza a lato, acciottolata, ci attrae, ci spinge al passeggio e ci conduce verso l'interno di qualcosa che sembra mostrare i resti di un passato di operosità, ma dove nel contempo emergono tuttora alcuni particolari estetici che probabilmente furono inseriti opportunamente al fine di rendere la dura vita quotidiana più gradevole nei momenti di riposo.

Ci addentriamo ancor di più e raggiungiamo una traversa che ci prospetta la possibilità di scoprire qualcosa da esplorare, da documentare, da studiare; sul fondo della via si apre un portone che ricorda un che di medievale: una costruzione in cotto, archi e bifore di sforzesca memoria; all'interno si intravede un cortile che lascia spazio attorno ad una vera da pozzo.

Ci arrestiamo sulla soglia, perché ci rendiamo conto che vi sono testimonianze palesi di una normale vita residente, e non vogliamo violare in alcun modo la riservatezza di coloro che qui hanno eletto la loro dimora.

Ma il mondo è piccolo, e sono proprio le sorprese più improbabili che si nascondono dietro gli angoli della nostra esistenza quotidiana.

Ernesto ed io stiamo osservando alcuni elementi del portale che sembrano mostrare un lavoro di restauro, e stiamo per andarcene, quand'ecco apparire, come fosse sorto dal nulla, il signor Giovanni (il suo nome lo abbiamo scoperto in seguito).

Di fronte al suo sguardo indagatore, quello che peraltro i tempi che corrono ci costringono ad assumere nei confronti degli sconosciuti, gli riveliamo quale sia lo scopo della nostra presenza, della rivista, del libro, delle nostre scoperte, della nostra tradizione di famiglia in campo aviatorio.

Ed ecco che basta un solo attimo perché tra di noi si sviluppino quegli intrecci che svelano ed amplificano il piacere di condividere gli stessi interessi culturali e storici; non siamo più degli sconosciuti.

E' allora che il signor Giovanni ci invita a seguirlo, ché vuole mostrarci "qualcosa".

Lo facciamo volentieri e lui ci precede, arrampicando su per una scala ardita, alla fine della quale ci viene aperta una porta su un mondo inimmaginabile sino a pochi istanti fa.

Uno squadrone di aerei è pronto al decollo, schierati in pista, dall'alto ci piombano addosso bimotori e biplani, ci stordisce il rombo di dodici potenti motori, un bombardiere ci attacca mentre un turista svolazza con il suo monomotore.

Siamo letteralmente catapultati all'interno del nostro libro, come succede nelle fiabe più amate dai bambini; gli apparecchi Caproni, di cui stiamo per divulgare la descrizione e di cui abbiamo studiato i disegni, qui si mostrano nella loro dimensione, concreta seppur ridotta, cui il libro ha fornito corpo e anima, apparecchi resuscitati per tramite del paziente lavoro del signor Giovanni, modellista, che con le sue realizzazioni mantiene vivo il ricordo dei suoi trascorsi professionali nelle officine Caproni. Un collega, insomma, del padre dell'amico Ernesto.

Peccato che il tempo sia tiranno, ed in lontananza già echeggiano le avvisaglie di un temporale estivo; ci duole lasciare il signor Giovanni, ma lo facciamo con la promessa di ritornare, tanto ormai non siamo più sconosciuti l'un verso l'altro, ed il suo lavoro, sia quello passato sia quello attuale, ha il fascino della storia, di quella storia il cui ricordo ognuno di noi è tenuto a perpetuare, un debito che dobbiamo onorare per i nostri nipoti.

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016