Fagnano: i mulini sull'Olonatesto e foto di Ferruccio C. Ferrazza (visita effettuata nel marzo 2007)
Un breve viaggio; poche ore. Più che sufficienti per entrare in un mondo che, pur non essendo sconosciuto o nascosto, nella realtà riesce però a celare i propri tesori allocchio di chi ha acquisito labitudine alla loro presenza. Talvolta addirittura a pochi passi da casa propria. Questa esplorazione è nata sui libri, cosa peraltro e comunque vera per me, anche se è sempre più frequente che la nascita di una curiosità di ricerca mi scaturisca dallo studio di carte, mappe e foto aeree o satellitari. Addirittura, a volte, mi è capitato di scoprire qualcosa di interessante analizzando fotografie scattate da me stesso, e del cui contenuto non mi ero pienamente reso conto al momento dello scatto sul campo. Ho la fortuna di avere come amico uno studioso dei processi legati alla conoscenza, la cui biblioteca personale è frutto di una vita intera dedicata alla documentazione delle storie locali, e parlo soprattutto di quelle contemporanee. Scavare nella sua raccolta di libri è come esplorare un territorio sconosciuto, anche a lui stesso, proprio in forza del fatto che la quantità di documenti supera la nostra capacità di memoria, da poveri umani quali siamo. Un giorno da questo mare di informazioni è emerso un volume di interesse regionale dal titolo I monumenti storico-industriali della Lombardia, diciassettesimo volume di una serie di quaderni di documentazioni editi dalla Regione. Un ponderoso tomo ricchissimo di schede inventariali e bibliografiche sugli edifici che furono, e talvolta ancora lo sono, sede di attività produttive iniziate diversi secoli addietro, e che hanno caratterizzato lo sviluppo industriale del territorio portandolo agli attuali livelli. Ho rivolto la mia attenzione a quanto poteva trovarsi nelle vicinanze ed ho effettivamente scoperto quanto labitudine alla visione ci allontani dalla osservazione. Da subito mi è balzato alla mente quanto potesse risultare interessante la coppia fiume-energia, come seme primordiale di ogni insediamento umano a sviluppo tecnologico e che si completa in un termine ben preciso: mulino. Il fiume più vicino: lOlona I mulini più vicini: a Fagnano Predispongo lesplorazione con una per me ormai facile correlazione tra le descrizioni dei luoghi trovate sul libro e le carte tecniche regionali, molto dettagliate e con chiare coordinate. Un breve lavoro al computer, che non può mancare di aiutarmi nella mia ansia di precisione, ed il fido GPS è pronto per indicarmi dove nacque lindustria locale. Il jeeppino è appena uscito dai riposi invernali ed è ansioso pure lui di sgranchirsi in passeggiate poco impegnative. Abbigliamento adeguato a rovi, spini e macerie. Un colpo di telefono allamico; partiamo in direzione di Fagnano Olona. Come nota storica è da dire che lOlona fu il fiume che fornì energia per le industrie della zona sin dallanno Mille tanto che agli inizi del 600 i mulini in funzione erano già più di 100, e non solo per cereali, ma anche come frantoi da olio. La strada che ci può condurre nei luoghi da esplorare passa esattamente
di fronte al Municipio, ed è quindi facile da imboccare. Avendo del tempo a disposizione,
la stessa visita del Castello nel quale ha sede il Comune può essere molto piacevole
oltre che interessante. Ponendo il Municipio-Castello in fronte, prendiamo la strada che si trova a sinistra e scendiamo nella valle dove scorre il fiume. Facciamo attenzione, perché il percorso di nostro interesse si trova alla fine della discesa, imboccando ad angolo acuto sulla destra. Percorsi circa 200 metri, costeggiando sulla sinistra un edificio industriale abbandonato, si può parcheggiare in un grande spiazzo sterrato. Siamo sul viale Carso in frazione Balzarine ed in vista del Castello di Fagnano; se ci rivolgiamo verso la direzione dalla quale siamo venuti possiamo osservare ledificio che fu il Mulino del Sasso. A questo punto ritengo opportuno aprire una parentesi di doverosa
informazione. Ritorniamo allesplorazione. La scheda proposta dal libro citato riporta Sul lato nord
delledificio esistono ancora le due ruote in ferro con parte del sistema per il loro
funzionamento. Il tempo e la ruggine hanno consumato il loro pasto sulle pale in lamiera di ferro, ma non hanno avuto ragione della poderosa struttura di supporto delle ruote, punto di massimo lavoro dellimpianto. Riguadagniamo il luogo dove abbiamo parcheggiato la vettura. Si tratta ora di percorrere circa 600 metri prevalentemente su una strada campestre, e quindi possiamo anche incamminarci direttamente senza luso del veicolo. Proseguiamo sulla strada principale, superando il ponte sullOlona. Appena oltrepassato, prendiamo sulla destra per una stradina che inizia tra due mura di insediamenti industriali, poi si apre nelle campagne. E la via Giulio Cesare e porta, dritta dritta, a terminare sulla facciata di quello che fu il Mulino Bosetti, il cui anno di costruzione si può desumere da documenti inventariali che la fanno risalire a tempi antecedenti lanno 1772, così come lo è per il molino del Sasso appena visitato. Un piccolo ponte sulla destra ci consente di avere una vista generale sullimpianto, già di per sé affascinante. Ma ancor più interessante si rivela lesplorazione ravvicinata che si può effettuare con discreta facilità aggirando ledificio ed entrando nel canale interrato dalla parte opposta. Qui si scopre come le ruote fossero diverse, a servizio sia del mulino vero e proprio sia delledificio prospiciente che racchiudeva un oleificio. Inoltre la potenza del sistema di presa denergia veniva distribuita con lausilio di rapporti e demoltipliche, che consentivano di adeguare la rotazione degli assi motori in funzione dellafflusso dellacqua nelle canaline. Il flusso era inoltre controllato da apposite chiuse e grate. Unopera di ingegneria idraulica di pregevole livello. Molti altri esempi si possono trovare lungo la maggior parte dei fiumi e torrenti che scorrono nel nostro paese e , se venissero valorizzati con attente ristrutturazioni, potrebbero rappresentare un vero museo attivo a viva testimonianza dellevoluzione tecnologica nellindustria delluomo. Un nuovo valore aggiunto per quel turismo locale che già molto deve alle bellezze delle nostre opere darte. Una visione leonardiana dellessere umano. Un viaggio nella storia dell'ingegnosità umana.
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