Breve storia della moneta romana

di Mattia Stephan Calabrese
(luglio 2013)

L'AUTORE

Mattia Stephan Calabrese nasce a Saronno nel 1989, da genitori di origini italiane e olandesi.
All'Università degli Studi di Milano ottiene con successo la laurea in Storia, dissertando la tesi sul sistema difensivo romano in Europa.
La storia è una passione che non si arresta con gli studi, come dimostra in questo saggio originale e di prima pubblicazione.
Con una sorta di divertissement, nel recente ha dato alle stampe virtuali un romanzo di genere fantasy.
Il dottor Calabrese è raggiungibile a partire dal suo blog
http://albacremisi.wordpress.com/

 

NOTA
tutte le immagini qui riprodotte sono state raccolte dall'autore estraendole da diversi siti presenti nel Web

 

 

BARATTO

Agli inizi della storia di Roma, dalla sua fondazione avvenuta il 21 aprile 753 a.C. fino al III secolo a.C., il commercio non si basava sull'uso di una moneta vera e propria ma su lingotti di rame/bronzo informi (aes rude) ottenuti tramite fusione e barattati a peso cui si affiancarono nel V secolo i lingotti a ramo-secco di maggiore purezza/qualità e contrassegnati da un’impronta simile ad un ramo secco od una lisca di pesce.

 

BRONZO

Il III secolo vide l’introduzione dell’aes signatum, un lingotto bronzeo prepesato e stampato con simboli differenti, due elementi che ne garantivano una sorta di ufficialità. Dato tuttavia l’eccessivo peso di 5 libbre romane (circa 1500 grammi) fu sostituito dall’aes grave dal peso standard di una libbra romana (327 grammi) e con un contrassegno che ne indicava in valore i quali rendevano l’aes grave la prima vera e propria moneta di stato romana.

L’aes grave fu inoltre diviso in sei nominali minori con la forma delle moderne monete che rendessero più agevole il commercio: l’asse, il semisse (mezzo asse), il triente (un terzo), il quadrante (un quarto), il sestante (un sesto) e l’oncia (un dodicesimo) recanti sul dritto le effigi di divinità. Rari ma presenti i suoi multipli quali il dupondio (il doppio), il tripondio (il triplo) ed il decusse (il decuplo).

<foto aes signatum>

 

ARGENTO

A fianco alla moneta enea (dal latino aeneus ovvero bronzeo, anche si in numismatica riferito anche alle monete di rame) si affiancò rapidamente una moneta d’argento chiamata denario in quanto il suo tasso di cambio con le monete enee era fissato inizialmente a 1/10 (poi 1/16), affiancato dal quinario (la metà) ed il sesterzio (un quarto). Il denario divenne rapidamente la moneta di base dell’economia romana mentre l’asse dato lo scarso valore nei confronti dell’argento si trasformò in una moneta dal carattere fiduciario in cui il valore non era più dato dal metallo ma dal tasso di cambio stabilito dallo stato.

La prima moneta d’oro romana fu l’aureo (o denario aureo) fu coniato nell’82 a.C. sotto Silla col peso di 1/30 di libbra abbassato a 1/36 sotto Pompeo.

 

ORO

Attorno al 23 a.C. al termine delle guerre civili, allo scopo di riordinare il confuso sistema monetario uscito dalla guerra, fu emessa da Augusto una riforma monetaria che rimarrà inalterata per secoli.

La moneta di base fu il denario aureo portato ad 1/42 di libbra (affiancato sporadicamente da un quinario d’oro), seguito dal denario argenteo di 1/84 di libbra contro il precedente 1/72 (anch’esso affiancato da un quinario d’argento) con un tasso di cambio di 1:25 rispetto alla moneta d’oro. Monete di taglio più piccolo quali il sesterzio d’oricalco (una lega d’ottone) e l’asse di rame rispettivamente 1:4 e 1:16 rispetto alla moneta d’argento. Da Augusto in poi inoltre il conio delle monete di metallo nobile quali l’oro e l’argento spetterà unicamente agli imperatori. Al senato rimarrà tuttavia la facoltà di emettere monete in metallo vile ovvero oricalco, bronzo e rame, quest’ultime sono riconoscibili dal monogramma SC oppure EX SC (ex senatoconsulto letteralmente “dalla deliberazione del senato”).

<foto dupondio>

Questi tassi di cambio rimasero invariati fino al terzo secolo, a cambiare fu il peso, il fino (soprattutto dell’argento) cioè la quantità di purezza del metallo e la raffigurazione.

Sotto Nerone l’oro passò a 1/45 di libbra mentre l’argento a 1/96 perdendo il 14% del fino. Per la raffigurazione si assiste a un maggior realismo, maggiore prospettiva e la divinizzazione dell’imperatore.

<foto aureo Augusto>

<foto sesterzio Nerone>

 

EFFIGI PROFANE

Così come da Nerone proseguirà il rinnovamento artistico delle raffigurazioni facendosi tuttavia più standardizzate e limitandosi per il II secolo a divinità, personificazioni di virtù e effigi di imperatori, proseguiranno le decurtazioni di peso dell’aureo e del denario mentre per quest’ultimo il fino arriverà a contenere solo il 50% d’argento per mantenendo un tasso di cambio con l’oro di 1:25. A risolvere la crisi monetaria tentò Settimio Severo con l’introduzione dell’antoniano di valore doppio rispetto al denario ma con lo stesso fino senza riuscire a porre fine al crollo della moneta d’argento. Nel 250 a.C. l’antoniano arrivò al 30-40% di metallo prezioso, dieci anni dopo solo al 5% mentre il tasso di cambio tra moneta d’oro e d’argento crollò da 1:25 a 1:800 non essendoci più argento a sufficienza a supportare il valore della moneta. Inoltre a causa dell’insicurezza militare si abbandonarono le raffigurazioni di virtù e divinità a favore di raffigurazioni di stampo militare volte a rafforzare il messaggio di sicurezza dei confini. Eccezioni fanno le raffigurazioni di Diocleziano a seguito delle persecuzioni cristiani e del tentativo di rinnovamento religioso pagano.

<foto aureo Antonino>

<foto aureo Severo>

<foto aureo Diocleziano>

 

RIFORMA

Una riforma monetaria attuata dall’imperatore Diocleziano stabilizzò l’aureo a 1/60 cui si affiancò una nuova moneta d’argento in sostituzione del denario denominato argenteo con un peso di 1/96 di libbra ed un fino del 95% con un rapporto di 1:24 seguiti da una serie di monete di bronzo argentato denominare laureati e radiati in quanti raffiguranti una testa coronata rispettivamente da una corona di lauro e di raggi solari seguiti a propria volta da divisionali di rame.

La riforma di Diocleziano non fermò la crisi inflattiva tanto che nel 310 d.C. Costantino dovette sostituire l’aureo col solido una moneta d’oro di 1/72 di libbra, le monete di bronzo argentato e di bronzo si ridussero di peso mentre l’uso dell’argenteo si ridusse drasticamente. Roma non era capace di fornire monete d’argento in quantità o di qualità sufficiente (problema come si è visto che la assillava da più di un secolo) ed allora si risolse semplicemente eliminandole dalla circolazione

 

EFFIGI SACRE

Per quanto riguarda la raffigurazione per la prima volta si impone la simbologia cristiana anche se in origine poco evidente ed inoltre dopo Costantino si affermò pienamente il ritratto affacciato contro quello di profilo. Gli imperatori inoltre cominciano ad essere ritratti con corone regali, impensabile nelle epoche precedenti salvo che sotto forma di corone di alloro.

Da Costantino in poi non vi furono più particolari riforme alla moneta almeno fino all’impero bizantino in cui definitivo fu il passaggio alla moneta d’oro a scapito di quella d’argento.

<foto aureo Onorio>

<foto aureo Valentiniano>

 

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016