Breve storia della moneta romanadi Mattia Stephan Calabrese L'AUTOREMattia Stephan Calabrese nasce a Saronno nel 1989, da genitori di
origini italiane e olandesi.
NOTA
BARATTOAgli inizi della storia di Roma, dalla sua fondazione avvenuta il 21 aprile 753 a.C. fino al III secolo a.C., il commercio non si basava sull'uso di una moneta vera e propria ma su lingotti di rame/bronzo informi (aes rude) ottenuti tramite fusione e barattati a peso cui si affiancarono nel V secolo i lingotti a ramo-secco di maggiore purezza/qualità e contrassegnati da unimpronta simile ad un ramo secco od una lisca di pesce.
BRONZOIl III secolo vide lintroduzione dellaes signatum, un lingotto bronzeo prepesato e stampato con simboli differenti, due elementi che ne garantivano una sorta di ufficialità. Dato tuttavia leccessivo peso di 5 libbre romane (circa 1500 grammi) fu sostituito dallaes grave dal peso standard di una libbra romana (327 grammi) e con un contrassegno che ne indicava in valore i quali rendevano laes grave la prima vera e propria moneta di stato romana. Laes grave fu inoltre diviso in sei nominali minori con la forma delle moderne monete che rendessero più agevole il commercio: lasse, il semisse (mezzo asse), il triente (un terzo), il quadrante (un quarto), il sestante (un sesto) e loncia (un dodicesimo) recanti sul dritto le effigi di divinità. Rari ma presenti i suoi multipli quali il dupondio (il doppio), il tripondio (il triplo) ed il decusse (il decuplo).
ARGENTOA fianco alla moneta enea (dal latino aeneus ovvero bronzeo, anche si in numismatica riferito anche alle monete di rame) si affiancò rapidamente una moneta dargento chiamata denario in quanto il suo tasso di cambio con le monete enee era fissato inizialmente a 1/10 (poi 1/16), affiancato dal quinario (la metà) ed il sesterzio (un quarto). Il denario divenne rapidamente la moneta di base delleconomia romana mentre lasse dato lo scarso valore nei confronti dellargento si trasformò in una moneta dal carattere fiduciario in cui il valore non era più dato dal metallo ma dal tasso di cambio stabilito dallo stato. La prima moneta doro romana fu laureo (o denario aureo) fu coniato nell82 a.C. sotto Silla col peso di 1/30 di libbra abbassato a 1/36 sotto Pompeo.
OROAttorno al 23 a.C. al termine delle guerre civili, allo scopo di riordinare il confuso sistema monetario uscito dalla guerra, fu emessa da Augusto una riforma monetaria che rimarrà inalterata per secoli. La moneta di base fu il denario aureo portato ad 1/42 di libbra (affiancato sporadicamente da un quinario doro), seguito dal denario argenteo di 1/84 di libbra contro il precedente 1/72 (anchesso affiancato da un quinario dargento) con un tasso di cambio di 1:25 rispetto alla moneta doro. Monete di taglio più piccolo quali il sesterzio doricalco (una lega dottone) e lasse di rame rispettivamente 1:4 e 1:16 rispetto alla moneta dargento. Da Augusto in poi inoltre il conio delle monete di metallo nobile quali loro e largento spetterà unicamente agli imperatori. Al senato rimarrà tuttavia la facoltà di emettere monete in metallo vile ovvero oricalco, bronzo e rame, questultime sono riconoscibili dal monogramma SC oppure EX SC (ex senatoconsulto letteralmente dalla deliberazione del senato). Questi tassi di cambio rimasero invariati fino al terzo secolo, a cambiare fu il peso, il fino (soprattutto dellargento) cioè la quantità di purezza del metallo e la raffigurazione. Sotto Nerone loro passò a 1/45 di libbra mentre largento a 1/96 perdendo il 14% del fino. Per la raffigurazione si assiste a un maggior realismo, maggiore prospettiva e la divinizzazione dellimperatore.
EFFIGI PROFANECosì come da Nerone proseguirà il rinnovamento artistico delle raffigurazioni facendosi tuttavia più standardizzate e limitandosi per il II secolo a divinità, personificazioni di virtù e effigi di imperatori, proseguiranno le decurtazioni di peso dellaureo e del denario mentre per questultimo il fino arriverà a contenere solo il 50% dargento per mantenendo un tasso di cambio con loro di 1:25. A risolvere la crisi monetaria tentò Settimio Severo con lintroduzione dellantoniano di valore doppio rispetto al denario ma con lo stesso fino senza riuscire a porre fine al crollo della moneta dargento. Nel 250 a.C. lantoniano arrivò al 30-40% di metallo prezioso, dieci anni dopo solo al 5% mentre il tasso di cambio tra moneta doro e dargento crollò da 1:25 a 1:800 non essendoci più argento a sufficienza a supportare il valore della moneta. Inoltre a causa dellinsicurezza militare si abbandonarono le raffigurazioni di virtù e divinità a favore di raffigurazioni di stampo militare volte a rafforzare il messaggio di sicurezza dei confini. Eccezioni fanno le raffigurazioni di Diocleziano a seguito delle persecuzioni cristiani e del tentativo di rinnovamento religioso pagano.
RIFORMAUna riforma monetaria attuata dallimperatore Diocleziano stabilizzò laureo a 1/60 cui si affiancò una nuova moneta dargento in sostituzione del denario denominato argenteo con un peso di 1/96 di libbra ed un fino del 95% con un rapporto di 1:24 seguiti da una serie di monete di bronzo argentato denominare laureati e radiati in quanti raffiguranti una testa coronata rispettivamente da una corona di lauro e di raggi solari seguiti a propria volta da divisionali di rame. La riforma di Diocleziano non fermò la crisi inflattiva tanto che nel 310 d.C. Costantino dovette sostituire laureo col solido una moneta doro di 1/72 di libbra, le monete di bronzo argentato e di bronzo si ridussero di peso mentre luso dellargenteo si ridusse drasticamente. Roma non era capace di fornire monete dargento in quantità o di qualità sufficiente (problema come si è visto che la assillava da più di un secolo) ed allora si risolse semplicemente eliminandole dalla circolazione
EFFIGI SACREPer quanto riguarda la raffigurazione per la prima volta si impone la simbologia cristiana anche se in origine poco evidente ed inoltre dopo Costantino si affermò pienamente il ritratto affacciato contro quello di profilo. Gli imperatori inoltre cominciano ad essere ritratti con corone regali, impensabile nelle epoche precedenti salvo che sotto forma di corone di alloro. Da Costantino in poi non vi furono più particolari riforme alla moneta almeno fino allimpero bizantino in cui definitivo fu il passaggio alla moneta doro a scapito di quella dargento.
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