LA FERROVIA MENAGGIO - PORLEZZA
Un percorso abbandonato dal tempo che corre

di Fermo Buzzi e Orlando Chiari

(visita effettuata nell'agosto 2006)

 

A misura che si allontanava, i richiami del presente più e più potevano contro i richiami del passato, del romito asilo di pace; ma correndo in ferrovia Val Porlezza, lo riprese improvviso nella memoria il senso del turbamento premonitorio che, giorni prima, passando di là e durante tutto il viaggio, aveva provato.

(da "Piccolo mondo moderno" di Antonio Fogazzaro)

 

il Fermo e l'Orlando
il Fermo e l'Orlando

Questo nostro scritto non vuole essere una documentazione storica sulla vecchia ferrovia che, secondo una idea nata nel 1870, doveva collegare Menaggio, sul lago di Como, a Lugano.

Chi fosse interessato a documentazioni storiche in merito lo invitiamo a consultare, molto interessante e dettagliato, il testo
“La ferrovia Menaggio - Porlezza 1884 - 1966“ di Bruno Porta
“Edizione curata dall’Ispettorato d’esercizio FFS di Bellinzona e stampato nel novembre 1985“
oppure l’edizione (stesso titolo) realizzata dal Centro Studi Val Menaggio.

NdD: Il testo di Bruno Porta è anche pubblicato su Internet; una semplice ricerca consentirà al lettore di reperirlo con facilità sotto la titolazione
"A CENTO ANNI DOPO DALLA NASCITA DI UNA FERROVIA"

Il nostro racconto vuole solo essere una testimonianza di questa ferrovia riportata, per quanto possibile e per quanto rimasto, ai giorni nostri aggiungendo qualche curiosità.

La ferrovia partiva da Menaggio, 5 novembre 1884, in direzione di Griante (verso sud) e dopo circa 900 metri grazie ad una manovra riprendeva la direzione nord.

In un piazzale di manovra di circa 140 metri di lunghezza, la locomotiva che trainava tre vagoni veniva staccata dalle vetture mentre le stesse erano ferme e frenate, raggiungeva una piattaforma girevole in modo da invertire la direzione di marcia, nel termine tecnico definito “ regresso “, ritornava su un altro binario ad agganciare la coda del convoglio e ripartiva.

Oltrepassava la strada provinciale Menaggio - Porlezza, inoltrandosi nella valle del Senagra, imboccava una galleria e raggiungeva Cardano proseguendo per Bene Lario, costeggiava il laghetto del Piano, Tavordo ed infine Porlezza.

Il costo del biglietto ferroviario Menaggio - Porlezza, a datare dal 26 febbraio 1885, costava in prima classe lire 2,65, in seconda classe lire 1,45; andata e ritorno normale lire 4,25 e 2,30.
In giornata festiva vi era una notevole riduzione: lire 3,70 e 2,00.
A titolo di curiosità notiamo che nel 1914 il prezzo del biglietto da Menaggio a Lugano, treno più piroscafo, ammontava in prima classe a lire 5,50, in seconda classe lire 2,85 mentre se si usava il mezzo di trasporto mediante vetture pubbliche a cavallo il costo Menaggio - Porlezza (escluso battello per Lugano) era più elevato: vettura ad un cavallo andata lire 9,00, andata e ritorno lire 12,00; vettura a due cavalli andata lire 12,00, andata e ritorno lire 22,00.

Per percorrere la distanza di km. 5 e superare un dislivello di mt. 170, fra la stazione di Menaggio e quella di Cardano, compresa la sosta per la manovra di “regresso“, si impiegavano 21 minuti, alla media oraria di km. 14,200 mentre i rimanenti 8 km., da Cardano a Porlezza, venivano superati in 29 minuti compreso il tempo di fermata nelle quattro stazioni, velocità media oraria di km. 17,000.

Il giornale “La Provincia di Como“, nell’edizione del 21 ottobre, comunica che “dal 1 novembre 1939 aveva termine il servizio ferroviario Menaggio - Porlezza divenuto trascurato in tutto, nell’orario, nell’esteriorità, nell’igiene e nelle energie e che il servizio sarà sostituito con accurato servizio di corriere della Società Anonima Gay di Menaggio“.

VECCHIE FOTO

Un particolare ringraziamento all’archivio fotografico del Museo di Villa Camozzi, Grandola e Uniti, ed al Centro Studi Val Menaggio per la disponibilità nel fornire le foto.

 

Percorso ferrovia

Percorso Menaggio-Porlezza
(foto 1 - foto 2)

Profilo longitudinale

Disegno Staz. Menaggio / Luino

Vecchia locomotiva

Faro locomotiva

Capo stazione

Arrivo battello a Menaggio

Stazione Grandola

Grandola Golf
(foto 1 - foto 2)

Orari ferroviari

Punto di regresso

Stazione Porlezza
(foto 1 - foto 2 - foto 3)

Stazione di Menaggio
(foto 1 - foto 2 - foto 3)
(foto 4 - foto 5 - foto 6 - foto 7)

Storia Trenino

Tipi strani

Incidente treno

 

RICORDI E TESTIMONIANZE

Di fronte ad un buon bicchiere di vino, all’ombra di una pianta, Fermo racconta.

Per rendere pianeggiante e percorribile il tracciato è stato necessario eseguire degli sbancamenti, e riempimenti.

Gli sbancamenti di roccia erano effettuati usando ancora vecchi sistemi: un operaio teneva puntato uno stampo in ferro a scalpello nella roccia ed un altro gli batteva sopra la mazza, naturalmente chi teneva lo stampo ad ogni colpo lo faceva girare; ogni tanto con una bacchetta di ferro, spiatellata, curvata ad angolo ed a elica entravano nel foro, giravano la bacchetta e tiravano all’infuori del buco la polvere di roccia così facendo, in circa tre ore, riuscivano a fare un buco del diametro di circa tre centimetri e profondo circa un metro.
Il buco veniva riempito di polvere da sparo che tramite una miccia veniva fatta esplodere.

Con livere veniva rimossa la roccia e con vagoncini predisposti su rotaie trasportata nei luoghi di riempimento; naturalmente i vagoncini venivano spinti a mano.

Anche gli sbancamenti di terra avvenivano con vagoncini, carriole di legno e gli attrezzi erano picconi e pale poiché, a quei tempi, non c’era altro.

I muri di sostegno erano in sasso e malta a vista, i sottopassaggi ed i ponticelli erano stati realizzati ad arco ed in mattoni e malta a faccia a vista. Le stazioni ed i caselli erano intonacati nelle facciate e dipinte nello stesso colore.

Dove la linea ferroviaria attraversava strade principali erano stati montati dei passaggi a livello con barriere; di detti passaggi ne ricordo uno vicino a Cardano e uno a Bene Lario ove, ancora oggi, la località viene chiamata “stang“.

Le stanghe venivano alzate ed abbassate, dagli addetti alle stazioni, mediante leve con fili che scorrevano in carrucole o su rulli fino alle stanghe stesse.

I compiti degli addetti alle stazioni, in particolare quella di Grona-Bene Lario, oltre che abbassare le stanghe del passaggio a livello erano i seguenti: servizio di biglietteria - prendere in consegna le varie merci e scaricarle da appositi documenti quando venivano consegnate ai destinatari - tenere in ordine la stazione, sia all’interno che all’esterno - curare i fiori delle aiuole - percorrere giorno e notte il tratto di ferrovia loro affidato al fine di rimuovere dalle rotaie eventuali ostacoli caduti o eventuale ghiaccio formatosi, soprattutto negli scambi.

La linea ferroviaria, a quei tempi, era di molta attrattiva e utilità soprattutto per i turisti che provenivano dal nord Europa e che potevano raggiungere il lago di Como.

La linea ferroviaria cessò nel 1939 anche a causa della concorrenza dell’aumento degli autoveicoli, in particolare l’avvento degli autobus di linea, scherzosamente definiti “V-1“ forse a causa della loro lentezza.

Circa nel 1944 un giorno vedemmo nuovamente transitare il trenino diretto a Menaggio e poiché a Cardano, in un prato, da tempo giacevano pali, fili, isolatori, ecc. e si parlava di elettrificazione della linea eravamo molto contenti.
Purtroppo il trenino stava andando alla demolizione.

Mio padre mi raccontava che nel periodo di miseria, nel dopoguerra 1945, i bambini andavano lungo la linea ferroviaria a prendere i bulloni e le piastre in ferro che tenevano ferme le rotaie sulle traversine di legno e le vendevano allo straccivendolo, che era di Croce, per circa lire 5,00 al kg.

Le rotaie furono rimosse verso la fine degli anni ‘50 e gli operai alla sera, finito il lavoro, lasciavano le rotaie rimosse dalla zona di Porlezza sopra un carrello, scaricato e rimosso dalle rotaie, in località “stang“.

Noi bambini di Bene Lario rimettevano il carrello sulle rotaie e vi salivano, essendo la linea in leggera discesa, scendevano fino a Piano di Porlezza.

Durante la rimozione delle rotaie, e depositate in località “stang“, uno di Bene Lario una notte, approfittando della neve caduta, ne rubò qualcuna approfittando del fatto che era facile da trasportare sulla neve ma, il giorno dopo, gli operai se ne accorsero e seguendo le tracce sulla neve in una pineta, in località “Ierr“, le ritrovarono.

Il tracciato della ferrovia venne, successivamente, usato come scorciatoia per raggiungere, da Bene Lario, Piano di Porlezza con il gerlo a far macinare il grano al mulino, oppure per raggiungere Menaggio.

Negli anni ’60 il tracciato dell’ormai ex ferrovia fu venduto a lotti, acquistati da privati che giustamente li recintarono, mentre su quelli, successivamente acquistati dai Comuni, sono state realizzate strade e nuove costruzioni.Sarebbe stato meglio, soprattutto da parte dei Comuni, se il vecchio tracciato fosse stato vincolato e mantenuto. Del resto quanto è stato fatto con il tracciato della linea ferroviaria Valmorea - Mendrisio e che, attualmente, ne ha reso possibile il ripristino seppure a scopo turistico.

Si raccontano fatti accaduti a quei tempi: al trenino, in arrivo a Menaggio, si ruppero i freni e, divelti i blocchi terminali, finì la sua corsa in un negozio di antiquariato.

Alcuni ragazzi di Bene Lario, prima della guerra del ‘45, sbloccarono delle carrozze merci ferme alla stazione di Grona - Bene Lario che, data la pendenza, partirono a razzo deragliando in località “La Vigna“.

Subito dopo la guerra del ‘45 un uomo di Grona durante la notte, salendo a piedi da Menaggio verso Grandola, perso l’orientamento nella zona del casello della Luzia, cadde da un muro di sostegno, della ferrovia, sprovvisto di ringhiere, rimanendo morto.

Lungo il tratto Menaggio - Cardano vi era un tornante stretto e per superarlo la locomotiva doveva salire sopra una piattaforma girevole e, anche con l’aiuto dei passeggeri, dopo averla staccata dal convoglio veniva riattaccata consentendo la continuazione.

 

LA LINEA FERROVIARIA OGGI

(agosto 2006)

Ed eccoci a noi.

Dopo le passeggiate dell’anno scorso, alla ricerca delle testimonianze sulla “Linea Cadorna“ nelle nostre valli, anche a causa di un mio recente intervento chirurgico con l’inseparabile amico Fermo ci dedichiamo a qualcosa di meno impegnativo che, come dice la mia guida riguarda la ferrovia Menaggio - Porlezza che, con quella di Lugano - Ponte Tresa, era chiamata dei tre laghi perché collegava i laghi di Como - Lugano e Maggiore.

A Menaggio fotografiamo la grande stazione di partenza che presenta ancora le vecchie caratteristiche benchè i locali siano ormai occupati da abitazioni - uffici ed un Consorzio Agrario.

Attualmente dove partiva la linea ferroviaria è stato realizzato un distributore di benzina e nel punto ove un tempo vi era un negozio di antiquariato, per rottura dei freni e dopo aver travolto i blocchi di capolinea, finì la sua corsa il nostro caro e nostalgico trenino dando luogo alle solite barzellette.

Proseguiamo in direzione Griante ed il percorso ferroviario diventa difficile da riconoscere a causa delle numerose costruzioni.

Anche il famoso punto di regresso
(foto 1 - foto 2 - foto 3 - foto d'annata)
dove a causa di una curva a gomito la locomotiva veniva staccata e girata manualmente su una piattaforma per essere riattaccata e proseguire per Porlezza, è identificabile solo se lo si conosce.

All’altezza dell’attuale località Sonenga di Menaggio rileviamo un ponte a più archi, sopra il quale passava la ferrovia.

Riprendiamo l’attuale strada provinciale in direzione Croce.

Una costruzione, sulla sinistra, facilmente identificabile perché con molti fiori ci ricorda “il casel de la Luzia“ che è stato, nel tempo, oggetto di ampliamento con sovrastante veranda perdendo le originarie caratteristiche.

Qui la ferrovia attraversava la strada, in un tornante a sinistra, e si inoltrava nei boschi sovrastanti la Val Senagra in direzione Cardano.

Ci addentriamo a piedi, seppure in località privata chiamata del “Nanch“,
(foto 1 - foto 2 - foto 3 - foto 4 - foto 5)
ed Orlando fotografa alcuni ponticelli
(foto 1 - foto 2 - foto 3)
un cippo chilometrico di granito ed infine la galleria
(foto 1 - foto 2)
che, nei muri sui fianchi, presenta delle nicchie ove si rifugiavano gli operai quando sentivano l’arrivo del treno per non essere travolti.

Dalla parte di Grandola la galleria è stata murata, dagli attuali proprietari, per impedirne il passaggio.

Proseguendo in direzione di Cardano, frazione di Grandola e Uniti incontriamo una costruzione che potrebbe essere stato un casello ferroviario, oppure un locale adibito a ricovero materiali, e successivamente la stazione di Grandola e Uniti.

La linea ferroviaria attraversava l’abitato di Cardano
(foto 1 - foto 2 - foto 3)
e, riattraversando la strada statale n. 340 Regina, entra nel Comune di Bene Lario e possiamo ammirare, sulla destra della strada, ancora la vecchia carreggiata.

Raggiungiamo la stazioncina di Grona - Bene Lario che, essendo stata ristrutturata conserva poche caratteristiche originali.

Dopo un buon caffè riprendiamo il sopraluogo sull’ex tracciato ferroviario dalla località “Stang“
(foto 1 - foto 2)
così chiamata perché in quel punto la ferrovia attraversava la via Pio XI e vi era un passaggio a livello con barriere (stang) custodito ed azionato dai casellanti della stazione di Grona - Bene Lario.

Da piccoli, quando a Menaggio c’era qualche fiera, andavamo in quella zona e scherzavamo i “Cavargnoni“ che transitavano con il bestiame perché ci sembravano gente strana, diversa da noi.

In quegli anni di miseria, dell’ultimo dopoguerra, la ferrovia veniva percorsa da tutti come scorciatoia per raggiungere i vari paesi; in seguito il tracciato fu acquistato da privati che lo sbarrarono con catene, con muri o con costruzioni, e così più nessuno lo percorse.

Orlando scatta delle foto al tracciato ancora intatto, ma imboscato, che scende in direzione Lago del Piano ed a quello in direzione Grandola e Uniti, ora strada a servizio della zona industriale.

Con il fuoristrada imbocchiamo una sterrata in direzione ponente in fregio alla sponda sinistra del canale del Binadone, nelle vicinanze della località “Piazzola“, e a piedi cerchiamo di raggiungere un ponticello a cavalcavia pedonale sopra la ferrovia ma, essendo troppo imboscato, cerchiamo di raggiungerlo da Ponte di Pino, in comune di Carlazzo.

A piedi, da Ponte di Pino, raggiungiamo la ferrovia che, in direzione Lago di Piano è stata trasformata in pista ciclabile, e ne percorriamo il tratto, originario, ancora intatto seppure stretto dall’imboschimento in direzione levante e, poco avanti, troviamo i ruderi di quello che noi chiamavamo casel.
Forse, più che a casello, era adibito a deposito attrezzi da lavoro poiché nelle vicinanze non c’erano passaggi a livello da manovrare o altro; il piccolo fabbricato è senza tetto ed i muri sono in parte crollati.

Proseguendo arriviamo al cavalcavia
(foto 1 - foto 2)
sulla ferrovia che serviva da sentiero di collegamento,nello spaccato della collina,tra i terreni di levante con quelli di ponente della località “Piazzola“.

Continuando lungo la ciclabile, che supera un ponticello in legno, raggiungiamo la stazione di Lago di Piano.

Proseguiamo ed, arrivati alla casetta della Riserva del Lago di Piano
(foto 1 - foto 2 - foto 3)
Orlando fotografa la continuazione della pista ciclabile
(foto 1 - foto 2)
che va in direzione Porlezza e, successivamente passando sotto un ponte in ferro, raggiungiamo la stazione di S. Pietro Sovera, frazione di Carlazzo.

Proseguendo, attraversando un ponte in legno
(foto 1 - foto 2)
che sostituisce il vecchio in ferro, giungiamo alla Stazioncina di Tavordo (ora frazione di Porlezza)
(foto 1 - foto 2 - foto 3)
un po’ in degrado e abbandonata seppure ancora con le caratteristiche originali.

A Porlezza
(foto 1 - foto 2)
fotografiamo la zona ove era ubicata la Stazione sostituita, attualmente da fabbricati e da un parcheggio.

Qui, nel 1911, a seguito dello straripamento del torrente Rezzo, nella notte tra il 21 e 22 agosto, le acque trascinarono sul fondo del lago di Lugano, ove giace tuttora, la locomotiva del trenino.

Il nostro viaggio, molto interessante ed affascinante, si conclude sul lungolago di Porlezza rinfrancati da una bella arietta, e da un buon bicchiere di vino, con la speranza che qualcuno ci legga e gli venga voglia di farsi quattro passi, a piedi, lungo la ferrovia.

Purtroppo, e gli affezionati lettori forse se ne saranno accorti, non mi sentirete più parlare del mio amato sigaro.

 

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ISSN 2284-3620

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2016