L’EMIGRAZIONE POMBIESE (di Ferruccio C. Ferrazza)

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Il sogno americano degli italiani rivelato dai documenti storici di Ellis Island.

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Mio nonno Giuseppe, classe 1874, uno dei tanti Ferazza di Pombia, all’inizio del secolo scorso visse un’esperienza che adesso per noi risulta difficile giudicare quanto sia stata faticosa, non potendo rivivere i tempi nella quale si svolse se non con l’immaginazione: parliamo dell’emigrazione verso gli Stati Uniti d’America.

 

In particolare, il nonno partì da Pombia per la California nei primi anni del 1900, raggiungendo alcuni parenti che già lavoravano in zona nella coltura delle viti.

 

E’ necessario ricordare che per attraversare un Oceano a quei tempi non vi era altro modo se non quello di trovare qualcosa che galleggiasse e si muovesse sul mare. Infatti, fino agli anni ’30 non fu possibile il viaggio aereo tra Europa e Stati Uniti. Quando lo fu, comunque si trattò di voli costosi a bordo dei dirigibili Zeppelin; in pratica una possibilità offerta e di fatto disponibile a pochi.

 

Quindi al nostro emigrante non restava altro che scegliere la linea navale ed il porto di imbarco. Ma, in qualsiasi caso, chiunque avesse voluto raggiungere una meta negli Stati Uniti avrebbe dovuto sbarcare e passare tra i cancelli di una piccola isola, situata nella zona del porto di New York, rimasta famosa quale simbolo dell’immigrazione statunitense: Ellis Island. 

 

Tra il 1892 ed il 1924 attraversarono i cancelli di Ellis Island qualcosa come 25 milioni di persone, sia come passeggeri sia come equipaggi di navi. Ognuno di loro fu registrato, penna e calamaio alla mano, in documenti chiamati “manifest”; si tratta di registri dove fu indicata non solo l’identità della persona che si presentava, ma anche la meta negli Stati Uniti ed il motivo che la spingeva a raggiungerla.

 

Con la diffusione di Internet, molti sono stati gli interventi destinati a portare i documenti storici a conoscenza di tutti. Tra questi interventi anche quelli relativi ad Ellis Island.

I documenti di registrazione dell’epoca sono stati recentemente trasformati in un formato elettronico adatto alla diffusione via Internet. Da questo lavoro è nata una banca di dati che si trova a disposizione di chiunque nel mondo voglia scoprire se nel passato della sua famiglia vi siano stati emigranti verso gli Stati Uniti.

 

Questa fantastica raccolta è in grado di rivelare alcuni aspetti dell’emigrazione di cittadini pombiesi, che non avremmo potuto studiare in altro modo se non andando di persona a New York e rimanendo tutto il tempo necessario per esaminare attentamente i 22 milioni di righe delle pagine dei registri di sbarco.

 

Attraverso Internet la ricerca risulta piuttosto semplice, anche se non sempre si rivela completa. Basti sapere che io stesso non ho trovato alcuna traccia del nonno, ed invece ho trovato la registrazione della nonna, partita dopo qualche anno.

 

E’ necessario fare una premessa. Le registrazioni originali furono eseguite con scambio di informazioni tra persone che parlavano diverse lingue e che avevano diverse conoscenze geografiche, ed inoltre in condizioni di particolare disagio dovuto al luogo ed all’ambiente. Per questi motivi il personale addetto alle registrazioni è caduto facilmente su interpretazioni deformate dei nomi, sia delle persone sia dei luoghi. Nei documenti di Ellis Island “ferazza” può essere scritto come “pherazza” e “pombia” può trasformarsi in “ponbia”; facilissimo scoprire “guiseppe” o addirittura “jiuseppe” al posto di “giuseppe”, e magari il nome al posto del cognome. Tutto ciò non è per nulla tollerato dagli strumenti di ricerca dei documenti, che trovano solamente quello che ha una corrispondenza precisa con quanto ricercato. Per questo motivo è necessario, da parte nostra, usare molta umana fantasia, entrando nei panni di quell’incaricato che nei primi ‘900 si è trovato di fronte un cittadino pombiese che talvolta era in grado di parlare solamente il proprio dialetto.

 

Molte volte, quindi, è possibile ritrovare l’informazione cercata solo leggendo direttamente le fotografie (chiamiamole così) delle pagine dei registri, che in Internet ci sono presentate con un dettaglio tanto elevato da consentire una facile lettura ed interpretazione.

 

Utilizzando i cognomi distintivi più noti dei cittadini pombiesi, ho provato ad applicare le mie tecniche di ricerca, comprese quelle frutto dei ragionamenti di cui ho detto, e vediamo cosa ne ho ricavato.

 

Il primo a partire fu Pietro Gattico (insieme con un altro Pietro il cui cognome è irriconoscibile). Nel 1893 all’età di 22 anni si imbarcò a Genova sulla nave a vapore Werra, capace di 1.200 passeggeri. La sua meta era la stessa città di New York.

 

Per quanto mi riguarda, ben 9 i Ferazza o Ferrazza arrivati a New York tra il 1902 ed il 1914. Il primo fu Stefano, partito da Le Havre, 29 anni nel 1902. Però se si vanno a leggere i registri in originale, si scopre che lo scopo del viaggio era quello di raggiungere un certo Giacomo Ferrazza, evidentemente arrivato prima di lui, ma sul quale la ricerca non ha dato frutto. Chissà come fu registrato.

 

Un bel gruppo di pombiesi si è presentato tutto assieme alla registrazione dopo l’arrivo della nave La Savoie nel 1904. Vi fanno parte Magni, Planca, Gattico, Roveda, Ferazza, Reali e Bolognini, tutti contadini e diretti in California per raggiungere fratelli e cognati (tra questi prevale Stefano Ferazza, evidentemente di famiglia numerosa).

 

E poi possiamo trovare i Silvestri, i Colombo, ed anche un Melone nel 1913.

 

Rilevando come moltissimi avessero come meta finale la California, mi è venuto da pensare che l’attuale impianto delle aziende vinicole della zona sia, almeno in parte, dovuto alla conoscenza ed all’esperienza dei contadini pombiesi d’inizio secolo. Ricordo che il nonno produceva un ottimo Bonarda da una vigna alla Vignarola, e da bambino salivo su quella collina dove moltissime erano le viti.

 

Di sicuro una cosa: prima partirono gli uomini, e solo in seguito (e non sempre) furono seguiti dalle mogli, come nel caso di mia nonna Teresa.

 

Alla fine, mi sento di ringraziare di cuore coloro che hanno lavorato per consentire a tutto il mondo di emozionarsi a queste entusiasmanti scoperte sul passato della loro famiglia.

 

 

Fotografia conservata presso Library of Congress, Prints & Photographs Division LC-B201-5202-13