GLI UMILIATI

 

I fedelissimi Arduinici, fors’anche per sottrarsi alle ire ed alle vendette degli avversari, ma soprattutto per seguire l’esempio del loro Re, scelsero una vita da proscritti vestendo a loro volta il saio stretto ai fianchi da una ruvida corda e adottando un copricapo a cappuccio.

Giuseppe Gerosa Brichetto, nel capitolo “Storia e leggenda degli Umiliati” facente parte di uno Studio sulle terre del Lambro nell’età medioevale dal titolo “Fuori da Porta Tosa” (Milano, 1973) dice:

La tradizione e la leggenda che tengono fortunatamente luogo ai vuoti della storia, narrano gli Umiliati essere parte di un gruppo di nobili - questi milanesi - che, partigiani di Arduino d’Ivrea nel suo fugace sogno di monarca d’Italia, furono portati prigionieri da Enrico II in Germania.

 

Liberati dall’Imperatore a valutazione della loro vita sacrificata di proscritti, si diedero una legge: “Con l’aiuto di Dio, custodire l’umiltà del cuore e la mansuetudine dei costumi”.

Ebbero molti aiuti da quella Contessa Adelaide, già Vedova di Olderico Manfredi della Casa Arduinica che li alloggiò e li protesse nel suo Feudo di Monforte.

Purtroppo molti di loro si lasciarono coinvolgere nei movimenti eretici. Costretti a scegliere tra l’abiura e il rogo, optarono per il rogo che fu acceso nella Piazza di Monforte, proprio davanti al Castello.

 

Ufficialmente, i fedeli “ad oltranza” del sogno di Arduino finirono così, anche se gli Umiliati, come ordine monastico, sopravviverà e arriverà, nel 1216, ad avere oltre centocinquanta case religiose che sarebbero poi state integrate ai Benedettini per decreto di San Carlo Borromeo alla cui vita attentò un monaco Umiliato.

A Novara, gli Umiliati del terzo ordine, i cosiddetti terziari, s’erano uniti al movimento dei Patarini, risalente ai fratelli Guglielmo e Jacopo Patarini (quest’ultimo Console di Giustizia).

Insieme, ressero gli otto ospedali citati e censiti nella “Congregatio presbiteriorum Novariae”.

G. C. Andemaa fa conoscere che dal 1150 al 1600 i monaci dei suddetti ordini giunsero a Gozzano, Intra ed anche a Varallo Pombia e a Suno, aggregati alle Confraternite del Consortia plebis.