AVVENIMENTI CHE PORTARONO, TRA L’OTTOCENTO E IL MILLE,
AL FALLIMENTO DEI TENTATIVI PER AVERE UN RE D’ITALIA
ITALIANO

 

Carlo Magno raccolse dunque l’eredità dell’Impero Romano ormai scisso da quello d’Oriente e innestò su questo tronco fatiscente il nuovo e più forte Sacro Romano Impero che univa immensi territori e popoli diversi e lontani fra loro.

Le Provincie furono fatte reggere dai figli dell’Imperatore e si ebbe così un Pipino Re d’Italia.

Le Contee dipendevano a loro volta dai Conti, e, ingrandendosi, diventavano Marche e Marchesati aumentando di potere anche i Conti che diventavano Marchesi.

Di fatto, il ruolo di fulcro e di supervisore restava a Carlo Magno, il che rendeva praticamente l’Impero una Monarchia germanica.

Raramente i poteri locali e periferici potevano degenerare in arbitrii, perché i “Missi Dominici” che di fatto erano gl’ispettori di fiducia, ne controllavano annualmente governo ed amministrazione in assemblee chiamate “Campo di maggio” nel corso delle quali l’Imperatore in persona ascoltava i rendiconti insieme con i Conti, i Marchesi, i Cavalieri e i Vescovi, discutendo e poi decidendo circa l’interpretazione delle leggi che erano, per quei tempi, sagge e progredite.

In riconoscenza e gratitudine per l’apporto della quasi millenaria esperienza che la Chiesa aveva portato alla legislazione carolingia, Carlo Magno concesse ai Vescovi il governo e i privilegi sulle loro terre, fermo restandone il possesso all’Impero e l’intestazione ai Santi Patroni.

Si ebbe così una nobiltà ecclesiastica tanto importante ed influente quanto la nobiltà militare dei Marchesi e dei Conti.

Per riassumere e schematizzare nominalmente gli antefatti e i postfatti della dinastia carolingia, si propone il suo albero genealogico:

 

 

Dai successori di Carlo Magno, quasi tutti pavidi e incapaci, si ottenne solo di spartire l’Impero la cui forza consisteva nell’unità. Solo Carlo il Grosso riuscì a riprendere le fila su tutti territori, ma si dimostrò nel contempo incapace a sedare le ribellioni.

Fu deposto e con lui finì la Monarchia dei Carolingi.

 

Il Sacro Romano Impero, nato solennemente e festosamente nella notte di Natale dell’anno 800, esisteva ormai solo come un simbolo di un’unione che, di fatto, non c’era più. Il titolo di Imperatore divenne poco più di un’onoreficenza.

Per questo motivo si formarono Stati autonomi in Germania, in Francia e successivamente, anche in Italia. Avevano gestioni.indipendenti e Sovrani autonomi.

Dal nome di Feudalesimo che significava il frazionamento politico dei territori, questi Stati si chiamarono Regni Feudali e il Re che ne era a capo comandava tramite i Principi a lui sottoposti che presero il nome di Feudatari. Costoro erano spesso ufficiali vittoriosi che ricevevano queste donazioni al posto della paga che sarebbe loro spettata come soldati e queste donazioni valevano solo come usufrutto, restandone la proprietà al Re che pretendeva anche il giuramento di fedeltà e l’obbligo di farsi seguire in battaglia.

Questi Feudatari - chiamati anche Vassalli - ebbero anche alcune immunità che andarono via via aumentando. Ampliando il loro potere essi ne resero partecipi i loro guerrieri che divennero Valvassori, i quali, a loro volta, avevano alle loro dipendenze i Militi ch’erano soldati a cavallo.

Ai già citati Stati Feudali se n’aggiunsero altri in Spagna e nell’Europa centrale.

 

Per tornare ai Feudatari e osservare quelli più vicini a noi, vedremmo in Francia l’elezione di Oddone a Conte di Parigi e, in Germania, quella di Ottone che, Duca di Carinzia e divenuto per legge Sovrano, assunse anche il titolo di Imperatore.

 

I Regni Feudali sorti in Italia ebbero debole costituzione e vita breve.

 

L’ambizione personale di qualche Signore animò alcuni di questi Stati del desiderio d’indipendenza, ma mancarono le forze necessarie e le alleanze che avrebbero potuto favorirne lo sviluppo.

 

Un Regno d’Italia era già nato di nome allorché Pipino figlio di Carlo Magno si era installato nelle nostre contrade e aveva governato come Vassallo dell’Imperatore.

Poi, sull’esempio di Francia e Germania, si creò un Re nella persona di Berengario I Marchese del Friuli, ma l’elezione era stata raggiunta dopo molte contrarietà e senza l’appoggio e il parere di molti Feudatari dissidenti.

Il giovane Regno d’Italia (che già allora avrebbe potuto mettere fondamenta alla costruzione della propria unità) si stendeva sul territorio un tempo occupato dai Longobardi: Val Padana, Venezia, una parte della Liguria, dell’Emilia e della Toscana.

Ne erano esclusi i patrimoni della Chiesa, il Ducato di Benevento e i dominii degli Arabi e dei Greci nell’Italia meridionale.

Lamberto, Duca di Spoleto, combatté contro l’idea d’una formazione dell’unità italiana, spalleggiato da altri Signori gelosi del prestigio di Berengario. Quest’ultimo fu tradito e costretto a cedere il posto a Rodolfo, Re dell’Alta Borgogna, cui sarebbe succeduto Ugo di Provenza incoronato nel 926. Costui liberò l’Italia dagli Ungari e restituì splendore a Pavia, la capitale.

 

Nel frattempo, un altro ambizioso, Berengario Marchese d’Ivrea - questo, un territorio dell’Eporedia fondata nel 1000 avanti Cristo ed ora potente Marca formatasi tra il IX e il X secolo - costrinse Ugo a cedere la corona al figlio Lotario del quale divenne consigliere.

 


Lotario I

 

Tre anni dopo la morte di Ugo, ch’era tornato in Provenza, morì anche Lotario, avvelenato, si disse, da Berengario.

Rendendosi pienamente conto che i suoi nemici non gli avrebbero dato tregua, Berengario, dopo essere stato incoronato Re a Pavia, si recò in Germania a mercanteggiare con l’Imperatore Ottone di Sassonia e ottenne la legalità dell’investitura in cambio delle Marche di Verona e di Aquila.

La sua umiliazione fu considerata viltà e addirittura tradimento, tanto che i Feudatari italiani chiesero alla vedova di Lotario di recarsi da Ottone a chiedere giustizia.

Questa, Adelaide, era molto abile e anche molto bella, cosicché Ottone scese in Italia, sposò Adelaide, ristabilì l’ordine e si fece incoronare Re, mentre Berengario fu ufficialmente sistemato come Vassallo del Regno.

Adirato ed offeso, Berengario infranse il giuramento che gli era stato imposto e riprese il suo posto di Sovrano, ma Ottone tornò in Italia, forte dell’appoggio del Papa.

 

Ecco dunque il titolo di Re d’Italia, divenuto per consuetudine diritto degl’Imperatori tedeschi!

Essi, scendendo a Roma per farsi consacrare dal Papa secondo la consuetudine, passavano prima da Milano - o da Pavia - dove cingevano la Corona Ferrea.

 

La nostra storia nazionale fu così legata a quella del Sacro Romano Impero. L’idea della «italianità» modernamente intesa era ancora da venire.

Durante il governo di Ottone, la crescente potenza dei Vassalli fu molto ridimensionata e furono loro tolti molti privilegi tra i quali l’investitura delle città che divenne di esclusiva pertinenza dei Vescovi, i quali, insieme agli Abati e persino ai Papi, dovevano però essere eletti dall’Imperatore che non si fece troppi scrupoli circa le consuetudini ecclesiali. Ne derivò una certa decadenza morale e religiosa del Papato.

Il potere dei Vescovi-Conti nacque così e sostituì, di fatto, quello del Feudatario.

Si vedrà che anche Ottone II e Ottone III avrebbero mantenuto fede al consenso ed all’appoggio alla Chiesa ed avrebbero accresciuto a dismisura il potere dei Vescovi, in Italia come in tutto l’Impero.

 

Da un punto di vista panoramicamente retrospettivo si potrebbe, riassumendo, affermare che nell’Europa del Mille i poteri decisionali erano di cinque provenienze: Bisanzio, il Papa, i Longobardi, i Franchi e Maometto.

Con Bisanzio avviata alla totale decadenza, gli Arabi lontani dalla Padania e il potere dei Longobardi già logoro, le forze nuove erano dunque rappresentate dai Franchi alleati al Papa.

 

La cronologia degli aventi diritto ad essere ricordati, tra l’800 e il Mille, quali Re d’Italia, può apparire secondo questo schema:

 

I

Pipino, figlio di Carlo Magno

800

II

Berengario I, Marchese del Friuli

888

III

Rodolfo, Re dell’Alta Borgogna

923

IV

Ugo di Provenza

926

V

Lotario, figlio di Ugo

950

VI

Berengario II

950

VII

Ottone di Sassonia

973

VIII

Ottone II

983

IX

Ottone III

1002

 

Forti della convinzione che l’Imperatore incrementasse a proprio vantaggio il potere locale ecclesiastico, alcuni Feudatari dell’Alta Italia, intorno all’anno 1000, fermarono le loro speranze su un loro possibile rappresentante e capo:

ARDUINO, FIGLIO DI DADONE, CONTE DI POMBIA.

 


I sacerdoti dell’ordine religioso che aveva il compito d’incoronare il Re di Francia

 

Nota

Con alcune omissioni, varianti ed aggiunte, questo, come il precedente capitolo, sono stati pubblicati in tre puntate: il 20-3; il 24-4; ed il 22-5-1982 sul quindicinale lodigiano “Il Corriere dell’Adda”.