Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno III – Volume VI – n. 70
30 novembre 1937 - XVI

 

UN NUOVO TIPO DI BICICLETTA SENZA CATENA
di g.d.f.

 


Vista esterna delle bicicletta Woerner

 

La bicicletta ha percorso una evoluziune (SAPERE, fasc. 60) che può dirsi oggi compiuta: salvo i perfezionamenti nel materiale, alcuni particolari e l'aggiunta di qualche altra comodità, il suo principio cinematico sembra abbia dato tutto ciò che poteva dare.

Ma la soluzione "classica", sebbene comoda e pratica, non rappresenta tuttavia la perfezione. La catena dissipa una parte del lavoro muscolare speso (tanto che si è tentato, e vi si pensa ancora, di applicare la trasmissione con albero e giunto cardanico); inoltre - e ciò è più importante - il movimento degli arti inferiori è fisiologicamente innaturale e quindi il rapporto fra lavoro muscolare applicato al bottone di pedivella e il lavoro effettivamente utilizzato nella propulsione è piuttosto scarso.

Era naturale quindi che da parte degli inventori si cercasse una radicale trasformazione del movimento in modo da renderlo più vicino alla funzionalità fisiologica ed alla conformazione anatomica della gamba.

Nel citato fascicolo dì SAPERE è dato lo schema della bicicletta J inventata dall'ingegnere Paolo Jaray nel 1920, la quale rappresenta un primo tentativo in questo senso: oggi è la volta di un altro, il tedesco Woerner, noto da. molti anni nel campo tecnico per importanti invenzioni.

 


Scatola di ingranaggi della biciclettaWoerner. a. ingranaggio di manovella; b. rocchetto; c. ingranaggio del mozzo della ruota posteriore

 

I nuovi "dispositivi" cercano di applicare nel miglior modo alla propulsione il movimento a pedale, che si avvicina meglio a quello del camminare come per una salita. Mentre nella bicicletta J i pedali sono articolati presso la forcella anteriore, nella bicicletta Woerner l'articolazione sovrasta, lateralmente per ciascun pedale, la ruota posteriore. L'organo propulsore consiste di un triangolo indeformabile ma mobile, ai cui vertici sono imperniati rispettivamente: il pedale; la manovella che imprime la rotazione alla ruota posteriore attraverso un sistema di ingranaggi di cui diremo tra poco; una leva oscillante fissata al perno soprastante la ruota posteriore.

È facile, dalla figura e dallo schema, rendersi conto di come avviene il movimento. Il moto risultante dei pedali è un arco di ellisse con la convessità rivolta in avanti. La manovella non agisce direttamente sul mozzo della ruota, bensì trasmette la rotazione, con aumento di giri, a un rocchetto, calettato ad un ingranaggio di rinvio che ritrasmette il moto al mozzo: quest'ultimo e l'albero della manovella sono folli e conassiali. Gli ingranaggi sono racchiusi in scatola a bagno d’olio, tutte le articolazioni hanno cuscinetti a sfere.

 


Confronto fra il lavoro di propulsione della bicicletta Woerner e di una bicicletta normale.

 

Il diagramma dimostra l'aumento di lavoro che dà il sistema Woerner su quello ordinario a parità dì sforzo, distribuito nei varii angoli di rotazione della ruota. Esso è del 33%: il percorso del piede è del 25% minore, ossia del 50% fra entrambi; ciò che significa che si può andare con la bicicletta Woerner con metà fatica all'incirca.

Questa bicicletta è costruita in tutti i tipi e per tutti gli usi delle biciclette ordinarie: vedremo se l’esperienza ne promuoverà la generale diffusione.