Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno II – Volume IV – n. 45
15 novembre 1936 - XV

 

 

LA STORIA DELLA PRIMA ELICA
(di Giuseppe Mormino)

 

Il concetto di elica è così connesso nel nostro spirito con quello della propulsione delle navi da far logicamente dedurre che i pionieri dell'aviazione, nel creare un propulsore aereo, si siano ispirati nei loro studi all'elica marittima.

I primi realizzatori del volo di 40 anni or sono non avrebbero quindi fatto altro che modificare uno strumento adottato dai costruttori navali, per adattarlo al nuovo bisogno. Ciò è vero, come sempre si verifica nella storia delle grandi invenzioni, sino a un certo punto.

Chi per primo pensò a costruire un propulsore marittimo dovette muovere dal concetto primordiale di quelle rudimentali eliche che fin dal '700 i costruttori di mongolfiere avevano tentato di applicare ai palloni per risolvere il problema della dirigibilità.

Per giungere ad un'esatta valutazione cronologica dei tentativi che condussero all'elica aerea è necessario riassumere sia pure in poche parole la storia dell'elica di propulsione applicata alle navi. Intanto, è tutt'altro che facile individuare nel tempo coloro che cominciarono a sviluppare ai fini pratici il concetto d'elica, e distinguerli nettamente dai partigiani di uno strumento a molte pale, somigliante, più che a un'elica, a una ruota a pale inclinate: per intenderci l'organo di propulsione dei battelli a ruote che precedettero i battelli ad elica. L'inglese Scaton, nella sua opera THE SCREW PROPELLER, attribuisce la prima realizzazione di questo tipico propulsore marittimo e Joseph Bramah il quale nel 1785 aveva preso il brevetto per una ruota a pale inclinate «simile al regolatore di un girarrosto o alle ali verticali di un mulino a vento». Ma nella stessa opera lo Scaton accenna a un dispositivo somigliante, già descritto dal Bernouilli nel 1752, e definito praticamente «un propulsore sommerso».

Fu ad ogni modo William Lyttleton ad applicare nell'anno 1794, con risultati veramente tangibili, un'elica vera e propria ad un battello. Il propulsore di Lyttleton era costituito da tre filetti elicoidali sporgenti da un cilindro sospeso allo scafo del battello.

Questa primitiva elica non era dunque che un insieme di giri di una ordinaria filettatura elicoidale.

Un altro passo innanzi, ed ecco, nel 1816, John Millington proporre un'elica fornita di «due ali, estese ciascuna per un quarto di circolo, producendo questo nuovo sistema effetti più redditizi di qualunque altro». Facciamo ora una puntata nella storia dell'aviazione.

L'impiego dell'elica aerea per esperimento e per studi svariati è di gran lunga antecedente all’inaugurazione dell'elica navale poiché Leonardo da Vinci tracciò nel 1490 il disegno di un elicottero che avrebbe dovuto essere sollevato in aria da un propulsore costituito da due eliche accoppiate orizzontalmente.

Non sappiamo se Leonardo facesse sollevare da terra il suo elicottero, ad ogni modo è ben chiaro che l'elica aerea, sia pure embrionalmente, risale al grande italiano.

 


Elicottero di Launoy e Bienvenu

 

Launoy e Bienvenu il 1° maggio 1784 presentarono all'Accademia delle Scienze di Parigi un giocattolo elicottero consistente in due eliche a quattro pale foggiate con penne.

Nel museo aeronautico francese di Chalais Meudon esiste una completa serie di disegni del Meusnier il quale nel 1784 determinava minuziosamente i disegni di un'elica aerea da applicare ad uno sferico. Nello stesso anno, e certamente giovandosi degli studi e degli esperimenti del Meusnier, il direttore di uno stabilimento chimico a Javel presso Parigi — certo Vallet — asserisce di avere applicato un'elica aerea di sua costruzione ad un battello. Il fatto è confermato dal geometra David Burgeois che nel suo RECHERCHES SUR L'ART DE VOLER dice, trattandone come di un'esperienza personale: «Io ho percorso la Senna in su e giù con questo battello che portava una dozzina di persone. Il viaggio durò otto minuti e mezzo mentre un battello concorrente, spinto a remi e portante solo cinque persone, impiegò dieci minuti per far la stessa strada». Assistiamo dunque ad una vera e propria gara di corsa fra un mezzo antiquato di navigazione e il mezzo nuovissimo. Si ponga però mente al fatto che il battello era mosso non da un'elica subacquea ma da una «ruota composta di pale a piano inclinato che colpisce l'aria senza interruzione e produce il movimento.

La parola "ruota" è evidentemente impropria. Ma quante pale aveva questa ruota aerea? E quale meccanismo la azionava? Il Burgeois nello stesso libro descrive con maggior precisione un'altra ruota aerea, inventata da un tal Palmer, munita di quattro pale e mossa a mano per mezzo di una manovella. Ma la ruota del Palmer, dice il Vallet, era stata provata soltanto in laboratorio. E poiché egli ce la descrive come identica e azionata allo stesso modo, è lecito ritenere che anch'essa fosse un'elica a quattro pale.

 


Aerostato di Javel

 

Ma ne abbiamo conferma in altro documento. Nei MEMOIRES SECRETS, POUR SERVIR A L'HISTOIRE DE LA R.EPUBLIQUE DES LETTRES EN FRANCE, che è una narrazione degli avvenimenti contemporanei pubblicati nel 1786, è detto riferendosi alla data del 12 ottobre 1784: «I signori Alban e Vallet, direttori della fabbrica di idrogeno di Javel, hanno costruito una macchina aerostatica... Essi dicono di avere inventato un congegno, che hanno applicato a un battello, per mezzo del quale possono viaggiare tanto avanti quanto indietro.» In realtà, un pallone, conosciuto sotto il nome di Aérostat de Javel fu attrezzato in quel torno di tempo ed eseguì poi alcune ascensioni durante l'agosto e il settembre 1785. Il "congegno" applicato al battello citato nei MEMOIRES, non era altro, dunque, che un'elica collegata ad un meccanismo mosso a mano e che venne, successivamente, applicata all'aerostato di Javel.

Non staremo a chiederci come e quanto il battello e il pallone abbiano navigato con tale elica. Ma appare indubbio che la prima elica fu un'elica aerea, nata dieci anni prima dell'esperienza del "propulsore sommerso" di cui William Lyttleton fece per primo una prova pratica.

Resta ancora da sapersi come era costruita quest'elica dalla quale poi nacquero le altre.

Nella Biblioteca Nazionale dì Parigi sì conserva un disegno del pallone di Javel, firmato L. Mays. L'aerostato mostra una grande elica aerea a quattro pale, apparentemente costruita con tela tesa sopra un'armatura di legno o dì metallo.

Giungendo al sec. XIX vediamo un'elica, applicata al motore a vapore dell'aeroplano-pipistrello di Clement Ader, far compiere a questo strano apparecchio un volo di oltre trecento metri. Praticamente il problema dell'aviazione appariva risolto. L'elica aerea aveva fatto ottima prova. Ed il motore esisteva. Ma l'incomprensione degli uomini di quel tempo ritardò di un altro ventennio la nascita dell'aviazione, perché solo nei primissimi anni del secolo nostro i due Wright dovevano costruirsi un'elica da applicare ad un aeroplano.

Si erano giovati degli studi e degli esperimenti che da Vallet risalgono al geniale ritrovatore dell'elica rudimentale, il nostro Leonardo.

 

 


Dirigibile a vapore di Gabriele Jon

 


Aeroplano di May e Shill

 


L’aeroplano a vapore di Ader, ad ali ripiegate

 


Elicottero di Ponton d’Amécourt