Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno II – Volume IV – n. 39
15 agosto 1936 - XIV

 

 

LUIGI BLERIOT (1872-1936)
(di gl.)

 


Blériot arriva a Dover il 25 luglio 1909

 

La notizia della sua morte ha suscitato il cordoglio degli anziani che 27 anni fa sollevarono ai fastigi della fama il trasvolatore della Manica; ha rievocato per i giovani l'ardimento del nobile pioniere cui il destino affidò il compito di segnare una conquista del progresso del quale solo adesso può scorgersi pienamente la profonda e rivolgitrice importanza.

Luigi Blériot, francese, ingegnere, nato il 1° luglio 1872 a Cambrai, fu uno dei primi costruttori di aeroplani. Il 25 luglio 1909, dopo 8 anni di costosi studi ed esperienze nella sua officina di Neully (aveva esordito con Voisin, continuando poi a lavorare da solo) egli riusciva a compiere in 32 minuti la traversata della Manica, alla velocità media di 70 km orari, con un apparecchio di tipo monoplano, di cui era propugnatore. Folle volo: l'apparecchio era fragile e schiavo di ogni soffiar di vento. Lo sorressero il grande cuore dell'uomo che lo aveva ideato e lo guidava, e un altro cuore meccanico sicuro: il motore che Anzani, modesto e geniale italiano, gli aveva foggiato. Latham aveva tentato invano pochi giorni prima la traversata e invano la ritentò pochi giorni dopo: Blériot vinse il premio di 1000 sterline istituito dal DAILY MAIL.

È interessante ricordare come avvenne l'arrivo in Inghilterra. L'atterraggio, piuttosto rude, ebbe luogo su di un prato. Era domenica: le poche persone che si avvicinarono gli dissero che, essendo festa, nessuno si sarebbe curato di lui e gli consigliarono di attendere il successivo lunedì. Ma non gli mancò l'interessamento di un doganiere che gli rilasciò, previo interrogatorio, una Dichiarazione da cui risultava che « Mister Luigi Blériot era arrivato da Calais quale capitano di una nave chiamata " Monoplano " e che, come da dichiarazione orale, poteva ritenersi che egli non aveva contratto, durante il viaggio a bordo della sua nave, nessuna malattia contagiosa. »

Blériot voleva risalire sull'apparecchio e tornare subito in Francia: ve lo dissuase a stento la moglie, sopraggiunta a bordo del cacciatorpediniere francese di scorta... Ma, subito dopo, l'importanza della compiuta impresa apparve alla stampa di qua e di là dalla Manica. E qui è interessante, ancora, notare le diversità di reazione dei due popoli rivieraschi. « II canale è stato sorvolato! l'Inghilterra non è più un'isola? » fu tutto ciò che dissero i giornali inglesi; e i giornali francesi: « ...Blériot avrà il suo posto accanto a Cristoforo Colombo, perché ha allargato i confini della nostra potenza. Qualche cosa si è notato nella vecchia Europa, nel modo di pensare e nelle relazioni dei popoli da quando Calais e Dover sono stati allacciati da una strada, ignota fin qui, e che in futuro potrà essere più facilmente utilizzata che non le altre vie marittime e terrestri. »

Fantasie, facili entusiasmi di giornalisti o parole profetiche?

Cinque anni dopo, nel più vasto conflitto che la storia ricordi; diciotto anni dopo, nell'altro folle volo a più ampia distesa di Lindberg; via via nelle trasvolate italiane in massa, nello sviluppo delle linee civili e dell'aviazione bellica doveva veramente manifestarsi il crollo di tutto un vecchio mondo di cui l'impresa di Blériot aveva segnato, forse inconscio lo stesso eroe, per chi volle e per chi non volle capire, il segno premonitore...

Blériot dette ali alla sua patria durante la grande guerra; fu il maggior costruttore francese di aeroplani. Dopo la Guerra, propugnò l'istituzione di linee francesi di navigazione aerea da Parigi a New York e di servizi aerei mondiali aventi a basi le isole galleggianti. Gli toccò in sorte, invece, di vedere nell'autunno del 1933 la chiusura delle sue officine di Suresnes, le cui maestranze si erano ridotte da 3000 operai a 10. Ma l'intervento dello Stato francese risollevò le condizioni finanziarie della sua industria.

In occasione del venticinquesimo anniversario della traversata gli furono tributate solenni onoranze sul campo di aviazione di Buc presso Versailles, cui parteciparono il ministro inglese dell’aria e una pattuglia dell’aviazione militare britannica: cento apparecchi militari francesi volarono in onore del glorioso rappresentante dei superstiti pionieri dell’Aviazione.

Blériot volò solo di rado durante la guerra, per collaudare apparecchi in esperimento: da 18 anni non pilotava più. Ma nel 1929, correndo il ventesimo anniversario della sua impresa, riattraversò la Manica sullo stesso apparecchio.

Una crisi cardiaca l'ha ucciso, ancora abbastanza giovane, a 64 anni.