Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno V – Volume IX – n. 106
31 maggio 1939 - XVII

 

IL BOUNTY ED I METICCI DI PITCAIRN
(del Dott. Lino Businco)

 

 

Fu nel gennaio del 1790 che il malcontento dei marinai del Bounty scoppiò in aperta rivolta. La corvetta aveva lasciato l'Inghilterra per una missione che doveva tenerla molto tempo lontano dalla patria. Si recava infatti nelle terre dell'Oceania a raccogliervi un buon numero di alberi del pane; quindi, risalendo per l'Oceano Atlantico, portare il carico alle Antille, dove era stato deciso di tentare una coltura di queste piante.

I lunghi giorni di navigazione, disgraziatamente, erano stati resi più aspri dal comandante Blyth. Era costui un uomo violento ed impulsivo, pronto al sospetto ed al rancore. Per futili motivi e per colpe spesso immaginarie infliggeva ai suoi marinai punizioni durissime. Le cronache marinare del secolo diciottesimo hanno tramandato molte figure di capitani simili a quella di Blyth. Erano i tempi in cui il comandante era riconosciuto a bordo come « il padrone dopo Dio ».

Blyth, dal canto suo, aveva realmente esagerato. Già tristamente noto in precedenti viaggi, questa volta aveva ancora calcato duramente la mano.

Fu l'ufficiale Fletcher Christian a troncare con la rivolta il peso insostenibile di questa autorità. Blyth, con diciotto marinai ed ufficiali che non avevano aderito alla ribellione, vennero messi su una barca ed abbandonati in pieno mare, con un po' di viveri e quattro sciabole. Si era ormai nelle acque dell'Oceania; di tanto in tanto era facile incontrare un isolotto e trovare così il modo di rifornirsi di vettovaglie.

La bontà di Christian fu certo superiore alla ferocia di Blyth. Infatti, a costui, navigatore espertissimo, fu possibile guidare l'imbarcazione sino all'isola di Timor, dopo un percorso di circa 3618 miglia, mettendo così in salvo sé stesso ed i suoi marinai.

Ai marinai del Bounty si imponeva intanto un problema: trovare un'isola ignota, lontano dalle vie battute dai traffici, e mettersi così definitivamente al sicuro dalle ricerche che prima o poi sarebbero state iniziate, e dalle loro inevitabili conseguenze.

La corvetta gettò prima l'ancora a Tahiti. Questa isola, con una vegetazione lussureggiante, dal clima perennemente mite, ricca di prodotti spontanei era abitata da genti semplici ed accoglienti. Il soggiorno vi era quanto mai piacevole, specialmente per uomini che avevano sofferto una vita dura per lunghissimi mesi. Alcuni marinai decisero perciò di stabilirvisi definitivamente.

Fletcher Christian fu di avviso diverso. Tahiti era troppo esposta alle rotte di navigazione; occorreva cercare una terra più lontana e più solitària. Così il Bounty riprese il mare, ma questa volta a bordo non vi erano soltanto marinai. Con i nove inglesi partivano anche dodici donne e sei uomini di Tahiti, rapiti di sorpresa.

Dopo una lunga navigazione nei mari del sud, Fletcher Christian riuscì finalmente a trovare la terra da lui cercata. Era questa un isolotto deserto, perso nella solitudine sconfinata delle acque, dalle coste altissime, rocciose, battute senza tregua da una fortissima risacca, dove l'approdo presentava difficoltà notevolissime.

Un altro ardito navigatore, il capitano Carteret, era giunto nel 1767 per primo in questa isola e l'aveva chiamata Pitcairn; tuttavia rilevando il punto per determinarne la posizione, era incorso in un errore di 180 miglia in longitudine. Per questo fortunato errore l'isola di Pitcairn poté essere ritrovata soltanto più tardi.

Christian, disceso a terra con i suoi compagni, divise le parti coltivabili tra sé e gli altri otto inglesi, mentre i sei tahitiani vennero associati nel lavoro. Nove donne andarono agli inglesi, mentre le tre rimanenti furono affidate agli indigeni.

Ebbe così inizio uno degli incroci più interessanti fra quelli registrati dall'antropologia.

Sui primi tempi la vita di Pitcairn procedé bene. Il suolo assai fecondo rendeva in abbondanza il lavoro impiegato a coltivarlo. Vi era una certa difficoltà per l'acqua, ma mediante semplici accorgimenti si crearono alcuni depositi per raccogliere quella delle pioggie. La temperatura mite e l'assenza di preoccupazioni rendevano i giorni sereni e lieti.

Ma anche in questo paradiso terrestre la pace fu di breve durata. Un inglese, che aveva perso la sua consorte per una disgrazia, volle sostituirla togliendo agli indigeni una delle loro donne. Fu questo l'inizio di una grave discordia che determinò fra i due gruppi una lunga serie di atti di ostilità e di uccisioni.

Così, dieci anni dopo, nel 1800 non rimaneva nell'isola che un solo marinaio inglese, un certo John Adams, dieci donne e diciannove ragazzi fra i sette e i nove anni. Con Adams l'isola riprese la sua pace e la serenità. Il lavoro veniva ripartito secondo le capacità di ognuno; comunque gli abitanti di quella terra felice si giovavano assai dell'aiuto che veniva dalla stessa natura. Tutti si consideravano membri di una grande famiglia che riconosceva in John Adams il padre ed il capo. La mancanza di rapporti con il resto del mondo, ed il vivere naturale fece di questi meticci una gente dalle abitudini semplici, priva di malignità e di doppiezza. Il vecchio Adams impartiva precetti morali, insegnava le preghiere e li ammaestrava nelle cognizioni più elementari. Intanto di anno in anno la colonia cresceva, sempre per matrimoni consanguinei.

Questo pacifico isolamento ebbe la prima interruzione nel 1808, quando si accostò agli approdi di Pitcairn la nave americana Topaz. Gli inglesi, avvertiti del singolare rinvenimento, preoccupati com'erano delle cose d'Europa, non dettero soverchio peso alla notizia. Nel 1814 le due fregate inglesi Briton e Tagus, passando per i mari dell'Oceania, ebbero modo di approdare anch'esse a Pitcairn. I comandanti Pipon e Staines scrissero, fra l'altro, nel loro rapporto, di avervi trovato quarantacinque meticci, fra cui anche alcuni bimbi di seconda generazione. Fu poi la volta di altre navi: nel 1817 il Sultan, nel 1819 l'Hercule, nel 1823 il Cyrus, nel 1825 il Blossom. In questa epoca la popolazione era composta di 66 abitanti; nel 1830 era salita a 79; nel 1931 a 87. Il numero cominciava a diventare eccessivo per l’isolotto, sia pure assai fecondo, di undici chilometri di perimetro. Preoccupati della possibilità dell'esaurimento delle risorse naturali, nel 1831, gli abitanti di Pitcairn accettarono di farsi trasferire a Tahiti dalla nave inglese Comet. Ma la nuova sede risultò funesta, poiche 14 di essi morirono, mentre gli altri incontravano notevoli difficoltà d'ambientamento

Così, pochi mesi dopo fu necessario riportarli tutti alla loro isola.

Nel 1838 Pitcairn passò ufficialmente sotto la bandiera inglese. Nel 1856 la preoccupazione dell'insufficienza del suolo decise gli abitanti ad accettare l'isola deserta di Norfolk, dove si trasferirono 150 individui. Negli anni successivi una quarantina di persone fece ritorno a Pitcairn dove si trattennero definitivamente. Così da questo i discendenti dei marinai del Bounty e delle tahitiane vissero in due regioni diverse.

Il nucleo di Pitcairn nel 1905 già contava 169 persone, mentre attualmente ha superato le 200. Oggi l'isola ha frequenti contatti con le navi di passaggio in rotta per la Nuova Zelanda. Il governo vi è esercitato da due camere (Council & Committee) costituita ognuna di cinque membri. Il Council ha come presidente un Chief Magistrate che è il governatore del paese. La popolazione è sempre di costumi assai semplici e di carattere buono e tutti  posseggono un grado di  istruzione elementare.

Anche la colonia di Norfolk ebbe un florido sviluppo, tanto che oggi conta un complesso di oltre seicento abitanti.

Un incrocio così bizzarro che le circostanze e l'ambiente naturale hanno protratto per così lungo tempo, portando alla formazione di un gruppo etnico completamente nuovo non poteva non attrarre l'attenzione degli studiosi di antropologia. È infatti assai seducente - bisogna riconoscerlo - l'idea di cercar di constatare in quale misura si siano conservate le qualità delle due razze originarie, l'inglese e la polinesiana, nei meticci che da esse hanno preso origine.

Uno dei conoscitori della popolazione di Pitcairn, il Vidil, ha affermato, in una sua opera recente, che la vita di questi meticci è molto corta. Fatto questo che è stato osservato anche per altri gruppi di meticci. Altri hanno constatato sia per gli abitanti di Pitcairn, come per quelli di Norfolk, una dentizione assai difettosa. Questa alterazione molto generalizzata mal si può accordare con l'ipotesi di un'influenza ambientale, o, tanto meno, come sembra voler lasciare intendere il Neville in un suo studio, di un semplice fatto ereditario.

Uno studio molto preciso è stato compiuto dal noto antropologo inglese, sir A. Keith, che ha avuto l'occasione di poter esaminare da vicino due meticci di Pitcairn portati a Londra dai coniugi Routledge.

Uno di essi, Charles Young, aveva 28 anni e l'altro, il fratello Edwin, ne aveva 25.

Il Keith ricostruì anzitutto la genealogia degli Young e potè trovare che essi avevano 13/32 di sangue inglese e 19/32 di sangue tahitiano.

L'aspetto morfologico dei due meticci aveva preso in netta prevalenza dalla razza tahitiana. Il colorito della cute era infatti scuro, della medesima tinta che il Cook aveva descritto per gli abitanti dell'isola di Tahiti, carattere che si accompagna ad una levigatezza tipicamente oceanica. Anche l'occhio era scuro, con qualche zona verdastra. Nei capelli molto oscuri e piuttosto rigidi e nella loro disposizione si ripeteva un carattere polinesiano. Così pure nell'appiattimento della regione occipitale, nella forma e nella capacità del cranio. Per la statura non vi erano troppe differenze fra le due razze genitrici.

L'aspetto fisico, in sostanza, ripeteva in netta prevalenza i caratteri polinesiani, tanto che il Keith scrive che, se non avesse conosciuto l'origine dei suoi due soggetti, li avrebbe scambiati per levantini o per meticci tra un europeo e un'indiana.

Gli atteggiamenti calmi, le movenze piuttosto lente, l'aspetto sereno concordavano precisamente con una descrizione fatta dal Cook nel 1769 per i Tahitiani.

Nel campo psicologico il Keith rilevò una scarsa capacità ideativa ed un modesto sviluppo delle qualità mentali.

In conclusione, dagli studi del Keith, compiuti attentamente, con molto tempo a disposizione, risulta senza possibilità di dubbio che nei meticci originati dalla razza inglese e da quella polinesiana si è avuta una netta prevalenza dei caratteri di questo ultimo ceppo.

A nostro modo di vedere una delle cause principali di ciò sta nel fatto che la razza polinesiana fornì tutte le madri. Ora, come è stato chiaramente dimostrato dagli studi del Luigi Castaldi, negli incroci eterogenei si verifica la legge di Gaetano Pieraccini: la madre, cioè, riesce ad imporre alla discendenza i caratteri della sua razza.

È infine da osservare, per quanto riguarda il campo patologico, che nei soggetti studiati dal Keith vi era una particolare labilità dell'apparato masticatorio, nonostante la loro giovane età. Il più adulto aveva infatti soltanto 9 denti, mentre l'altro ne aveva 10! Osservazioni queste che confermano ampiamente quanto avevano già visto altri viaggiatori a Pitcairn.

Un altro studio molto importante sui meticci originati dai marinai del Bounty e dalle tahitiane è quello compiuto da H. Shapiro.

Questo scienziato partito con un preciso programma di ricerca non poté essere sbarcato a Pitcairn per le già accennate difficoltà di approdo. Si recò allora a Norfolk, dove svolse le sue indagini sopra l'altro gruppo di meticci. È da tener presente tuttavia che in questa isola, per i più facili rapporti con le linee di navigazione, vi furono mescolanze più larghe che turbarono i primitivi rapporti di sangue.

Anche per gli abitanti di Norfolk il Shapiro trovò una colorazione scura dei capelli e della cute, come pure rilevò il fatto impressionante di una larga e precoce caduta dei denti. Semplicità di costumi, un grande piacere a far onore agli ospiti di passaggio ed uno scarso amore per il lavoro: questi gli altri caratteri osservati.

Molto interessante è l'indagine compiuta sulla fecondità delle varie generazioni di questi meticci.

 

All’origine

6 famiglie

Media dei figli 4,17

1.a generazione

9 famiglie

Media dei figli 7,44

2.a generazione

38 famiglie

Media dei figli 9,10

3.a generazione

77 famiglie

Media dei figli 5,39

4.a generazione

26 famiglie

Media dei figli 2,96

 

Si osserva qui, dopo un rigoglio demografico che tocca il suo vertice nella seconda generazione, un rapido declino verso le cifre basse.

In conclusione, le osservazioni di viaggiatori e di studiosi concordano nel considerare i meticci di Pitcairn come delle simpatiche, accoglienti persone, in cui tuttavia ben difficilmente si ritrova un qualsiasi carattere che stia a denotare una bontà dei valori medi del gruppo etnico.

Le qualità del ramo inglese sono rimaste sommerse dalla prevalenza di quelle tahitiane. E non può, neppure escludersi che questa mescolanza di caratteri così lontani non costituisca un elemento di squilibrio per questi indigeni. Squilibrio che può trovare appunto una sua manifestazione visibile nel temperamento apatico descritto da molti osservatori.

I meticci di Pitcairn e di Norfolk, comunque, per la romantica storia della loro origine e per le vicende attraversate, rimangono nella storia delle genti, tra le figure più singolari ed interessanti.