Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno V – Volume X - n. 120
31 dicembre 1939 - XVIII

 

 

POPOLI E MITI DELLA NIGERIA
(di Giacomo Prampolini)

 

A nord-est degli Ioruba, di là del corso del Niger, dimorano i Nupe, un popolo che parla una lingua del ramo nigritico e dello stesso gruppo (lo «awikam-efik») cui appartiene lo ioruba, e che è salito a un certo livello culturale anche se non può gareggiare nel campo mitologico e artistico con le glorie di Ife. I Nupe infatti si sono piuttosto affermati nel campo politico e in quello letterario; sebbene il loro passato storico non risalga oltre la fine del Settecento, serbano memoria abbastanza precisa di eventi e monarchi del secolo XV. I missionari hanno donato loro una scrittura alfabetica, nella quale i caratteri europei sono integrati da segni diacritici ; ma per secoli essi si servirono della grafia araba giunta nel paese con la religione dell'Islam: in essa sono redatti lunghi elenchi di re.

Il copioso patrimonio delle tradizioni Nupe si suddivide in tre gruppi: annali storici («etan-iepain»), leggende che per lo più hanno un'origine storica («gamaga»), storie e favole popolari («eci»). Le leggende che riguardano fatti del recente periodo storico sono recitate esclusivamente da cantori che si accompagnano col suono di una speciale chitarra e che si trasmettono la professione di padre in figlio; le leggende più antiche, quelle che favoleggiano dell'eroe Edegi, sono invece note alla maggior parte del popolo, al pari delle «eci». Il ciclo completo delle «gamaga» è molto ampio, e ogni re dei Nupe tiene alla sua corte un certo numero di «dunguru saci» (cantori) che sono anche esperti nelle genealogie dinastiche. Si può dunque ammettere l'esistenza di un ampio «corpus» epico, che tuttavia non è stato ancora oggetto di studio sistematico. Interessante è in particolare la leggendaria figura di Edegi, che liberò — in epoca imprecisata — la regione dal dominio Ioruba, fondò un regno forte e prospero che è diventato nel ricordo dei Nupe una vera e propria età dell'oro, e possedette, secondo il popolo, ogni virtù, in ispecie quella di giudice savio ed esemplare. Dopo la sua morte avrebbero governato ventotto «edsu» (re); ma l'invasione dei feroci Fulbe annientò l'indipendenza e il benessere del regno Nupe, il cui territorio oggi fa parte della Nigeria settentrionale, protettorato inglese.

A circa trentun miglia a sud-est di Ilorin, che è città di una certa importanza (conta quasi 50.000 abitanti), si trova la località di Esie, centro archeologico degno di attenzione.

 


fig. 1 - Le figure in pietra di Esie.

 

Colà infatti sorgono, in mezzo a boschetti di palme, file di figure in pietra che i Nupe considerano sacre (fig. 1) e tuttora onorano con sacrifici di polli, il cui sangue viene appunto spruzzato sui volti dei simulacri. Questi portano singolari copricapi, taluno in forma di tiara; ma appunto il loro numero, e la stessa disposizione, fa dubitare che si tratti di vere e proprie divinità, radunate a consesso.

 


fig. 2 - Una delle figure di Esie, che probabilmente raffigura un musicante.

 

Tanto più che il particolare offerto dalla fig. 2 sembra riferirsi a un musicante; ci troveremmo dunque piuttosto davanti alla grandiosa raffigurazione di una corte regale, coi relativi dignitari e cantori. Impossibile proporre un'epoca: certi elementi stilistici (la trattazione della cavità degli occhi) rammentano antichissimi prodotti dell'arte asiatica, ma affinità e somiglianze non debbono trascinare verso le deduzioni.

Presso Tada, un piccolo villaggio di pescatori sull'argine di un canale alimentato dal Niger, sorgono sette statue in bronzo, alte un metro o poco più, che gli abitanti circondano di grande venerazione.

 


fig. 3 – Il «gago» di Tada

 

La più cospicua (fig. 3) riceve il titolo onorifico di «gago» e manifestamente raffigura un guerriero; si considerino l'elmetto adorno di medaglioni e monete, la catena che pende dal collo, la tunica riccamente ornata di disegni. Per la tecnica, il volto è abbastanza simile a quelli di certe figure di Esie. Ma accanto a tale saggio di scultura, tipicamente primitivo, ecco — nello stesso gruppo — una figura seduta che si apparenta nell'espressione dei valori plastici alla nobile arte delle teste di Ife.

 


fig. 4 – Statue di Tada: immagine di un re Nupe?

 

Senza dubbio il vigoroso pezzo è di origine ioruba; probabilmente raffigura un dignitario, però gli indigeni del luogo connettono l'immagine al re Tsoede che verso il 1505 governò i Nupe. Se la data si può accertare, bisognerà concedere un'antichità di almeno quattro, cinque secoli alle teste dissepolte in Ife.

Non sembra arrischiato avanzare l'ipotesi che il territorio dei Nupe fu nei secoli il luogo d'incrocio di correnti artistiche diverse e che pertanto ricerche pazienti darebbero buoni frutti per la conoscenza dell'intero campo della cosiddetta cultura atlantica.

 


fig. 5 – Feticci della Nigeria.

 

Il popolo, tetragono all'islamismo, tenacemente fedele ai suoi culti pagani, si accontenta oggi di quei feticci (vedi figg. 5 e 6) che troviamo diffusi lungo tutto l'arco del golfo di Guinea; non certo in essi consistono le peculiarità della stirpe, bensì nel complesso delle tradizioni che perpetuano un grande passato ormai favoloso.