Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno VII – Volume XIV – Serie Seconda - n. 37/157
15 luglio 1941 - XIX

 

Terre inesplorate e popolazioni sconosciute della Nuova Guinea
di e. b.

Può sembrar strano che esistano ancora nel pianeta che noi abitiamo delle terre praticamente sconosciute, anche se il dominio bianco si è esteso sopra di esse. Eppure regioni quasi sconosciute esistono ancora, ed in esse si possono riscontrare intere popolazioni che nessuna notizia hanno dell'uomo bianco col quale mai sono venute in contatto.

Esse vivono separate per intero dalla civiltà in uno stato di vita schiettamente naturale, conservando abitudini, costumi e riti che paiono appartenere ad altre epoche, ignare di tutto quanto succede nel vasto mondo.

Appartengono, queste regioni quasi sconosciute, a continenti varii: se ne riscontrano nel bacino amazzonico e nelle grandi isole australiane. La Nuova Caledonia da un lato e la Nuova Guinea dall'altro costituiscono i centri più importanti di queste terre ignorate che la civiltà bianca va a poco a poco rivelando.

In modo particolare la Nuova Guinea ha formato negli ultimi anni oggetto di esplorazioni interessanti le quali hanno rivelato l'esistenza di gruppi indigeni interamente separati ed ignari della civiltà bianca.

La Nuova Guinea è una vasta isola situata tra i! 2° ed il 12° di latitudine sud. Dal punto di vista politico essa appartiene colla sua metà occidentale all'Olanda e colla metà orientale alla Confederazione australiana. I bianchi occupano da alcuni decenni le coste, ma la porzione centrale dell'isola è in buona parte inesplorata e le conoscenze che su di essa si hanno sono modestissime e incomplete.

Negli ultimi tre lustri varie esplorazioni sono state compiute. Di alcune di esse ha dato notizie nel 1932 Ivan F, Champion in un volume di Across New Guinea from the fly to the Sefik. Delle esplorazioni più recenti compiute dai Nordamericani pubblica ora in National Geographic Magazine (marzo 1941) un rapporto Richard Archbold il quale ha visitato l'interno montagnoso della zona olandese, spingendosi alle maggiori alture (attorno ai 3000-3500 m) che stanno attorno al fiume Balim e alla «grande valle».

 


Cartina della regione della «grande valle»

 

Le spedizioni promosse da vari enti culturali degli U. S. A. avevano lo scopo di raccogliere collezioni della fauna e della flora, nonché notizie esatte geografiche ed etnografiche di queste regioni sconosciute.

Per quanto si riferisce alle conoscenze geografiche, l'ultima spedizione di R. Archhold ha definito la intera struttura della regione che sta attorno al fiume Balim rivelando nella zona montana alcuni laghi sconosciuti, ad uno dei quali fu dato i! nome di Archbold.

Furono trovati. alcuni esemplari non noti di animali e si poterono studiare da vicino le condizioni di vita e le abitudini dell'uccello del paradiso che non è infrequente nella zona esplorata. In modo particolare si ebbe occasione di seguire da ogni fase le manifestazioni amorose che precedono le nozze di questo uccello.

Ma il più interessante reperto riguarda l'etnografia. Nella «grande vallata» che sta attorno al fiume Balim si è trovata una popolazione papuasica (comprendente circa 600.000 persone) che vive ancora allo state naturale e che mai ha sino ad oggi avuto occasione di avvicinare gli uomini di razza bianca.


Un capo della tribù

 

Gli individui di queste tribù raccolte nella «grande valle» vivono ancora in uno stato assolutamente primitivo. Gli uomini sono interamente nudi: il solo abbigliamento è rappresentato per le persone più ragguardevoli da una specie di casco di pelo (sostituito in altri da una semplice rete) e da cingoli decorativi pure in pelo per le braccia. Le donne portano una minuscola sottanella di fibre.

 


Tipi di indigeni della «grande valle di Balim».

 

La statura degli indigeni è modesta: l'aspetto ricorda quello di altri tipi mongolici polinesiani riscontrati in diverse isole maggiori di questa parte del globo.

Non è frequente osservare individui i quali sono mancanti di due falangi ad una o a due dita della mano sinistra. L'amputazione di due falangi è una manifestazione di grave lutto della tribù.

Gli esploratori americani ebbero occasione di assistere ad un sacrificio: la vittima era un maialetto il cui sangue fu spruzzato sugli individui dell'assistenza. Non ostante la parvenza pacifica di queste popolazioni la spedizione trovò tracce di un molto probabile cannibalismo, la cui documentazione è però male definita. In ogni caso l'estrema difficoltà nel comprendere il linguaggio di queste tribù rende malagevole la raccolta degli indizi e delle prove. Gli indigeni della «grande valle del Balim» sono esperti di alcune primordiali espressioni di agricoltura: sono armati di arco e di lancia e di boomerang e appaiono abili cacciatori.

 


Guerrieri della «grande valle»

 

In nessuna occasione essi hanno veduto uomini bianchi. Non hanno mostrato eccessiva paura alla comparsa della spedizione americana e non hanno dato segni di spavento innanzi all'aeroplano che per essi è apparso semplicemente come un. grande uccello del cielo.

Gli esploratori americani non hanno rinvenuto nessuna particolare espressione di arte o di industria nella tribù posta in luce, sebbene gli indigeni mostrino una discreta intelligenza.