Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno VI – Volume XI – Serie Seconda - n. 7/127
15 aprile 1940 - XVIII

 

 

LA MISSIONE ZAVATTARI IN A.O.I.
(di Lino Businco)


1. Carta particolareggiata dei territori percorsi dalla Missione Zavattari.

 

Siamo stati a far visita al prof. Edoardo Zavattari all'Istituto di Zoologia della R. Università di Roma : qualche tempo dopo il suo ritorno dall'Africa, per consentirgli di disfare tranquillamente i suoi 122 colli riportati, con non facile viaggio, dalle regioni del Sagan e dell'Omo Bottega. Come si ricorderà la Missione Zavattari venne inviata dal Centro Studi dell'A.O.I. dell'Accademia d'Italia a compiere una larga indagine nei poco noti paesi occidentali dell'Impero, e particolarmente in quella striscia di terreno che si incunea fra il confine del Kenya e del Sudan Anglo-Egiziano. Il prof. Zavattari, per la sua lunga esperienza di studi e di missioni compiuti sul continente africano e per la sua eminente competenza in biologia tropicale appariva uno degli scienziati nostri più indicati al non facile compito da compiere, in una regione assai scarsamente nota e lontana da ogni centro importante.

I risultati di una missione scientifica si rendono palesi in un quadro completo soltanto quando tutto il complesso materiale raccolto è stato convenientemente ordinato e sottoposto ad adeguati studi.

Abbiamo tuttavia domandato qualche notizia sull'interessante missione.

— Il viaggio — ci ha detto il prof. Zavattari — è stato, relativamente, abbastanza rapido. Imbarcati a Napoli il 24 marzo 1939 XVII siamo giunti a Mogadiscio l'8 aprile, sostando colà il tempo necessario per assumere una decina di somali come personale di servizio e per sistemare convenientemente il bagaglio negli automezzi. Il 15, partenza verso il nord-ovest. Questo tratto di viaggio fu ostacolato dalle pioggie che invischiando le ruote degli autocarri ne rallentarono di molto la marcia. Il 26, dopo aver percorso un migliaio di chilometri, raggiungemmo Mega, dove si attrezzò una carovana con muletti e cammelli. Cominciò cosi la parte più dura del viaggio compiuta su piste appena tracciate, ingombre di una fitta boscaglia che spesso rendeva duro e penoso l'avanzare.

— Quale è stata la zona studiata ?

— Date uno sguardo alla carta: trovate prima il lago Rodolfo che vi servirà di punto di orientamento. A nord-est di questo lago osservate i due fiumi Omo Bottego e Sagan: essi delimitano, all'ingrosso, con il Tertale, la zona da noi studiata, che è, fra le regioni dei confini occidentali, una delle meno note.
Lo studio di questi paesi è stato compiuto razionalmente, partendo successivamente da vari campi base, ed in particolare da quello di Gondaraba.

— Quali popolazioni avete incontrato?

— La regione è assai scarsamente popolata da pochi gruppi di Arbare, Sciangalla e Gheleba, gente che vive di scarsissime risorse su un terreno generalmente povero, arido e incapace di ospitare larghe masse etniche.
I loro costumi sono assai primitivi, e poiché si tratta di popolazioni portate a subire un netto influsso della civiltà, data la loro ubicazione, la nostra Missione ha potuto raccogliere documenti di un interessante patrimonio etnografico destinato irrimediabilmente a sparire. Sono di indole assai buona e molto volentieri si sono sottoposti alle indagini antropometriche ed agli esami medici.

— In che cosa consistono le possibilità economiche della regione?

— Essenzialmente nel bestiame. Esso è per la sua straordinaria abbondanza un notevole elemento di ricchezza, che in un imminente domani potrebbe dar vita a un centro di rifornimento di carni e di pelli. In un primo tempo sarà necessario estendere anche a queste regioni un'azione di tutela contro talune malattie endemiche del bestiame.
Per il resto, il territorio non si presta a una intensa colonizzazione agricola, costituito com'è in prevalenza dalla tipica boscaglia xerofila, dai boschi del Tertale e da una savana rivierasca intorno al lago Rodolfo ed al cosiddetto lago Stefania.

— Perché « cosiddetto » ?

— Perché questo lago, che è segnato sulle carte geografiche da una bella macchia azzurra, in effetti non esiste. L'errore è probabilmente dovuto a qualche viaggiatore che avendo osservato il bacino colmo durante la stagione delle pioggie lo ha scambiato per un lago. Noi abbiamo visto qualche rara pozzanghera e nient'altro.

— Quali sono le principali malattìe diffuse fra gli indigeni?

— In netta prevalenza la malaria, specialmente diffusa fra gli indigeni che vivono presso corsi d'acqua stagnanti: essa tuttavia non assume particolare carattere di gravità e non costituisce ancora un serio pericolo per il bianco, quando costui abbia cura di praticare una elementare profilassi.
Non vi è nessun'altra endemia degna di rilievo come spesso, invece, può capitar di incontrare in altre regioni tropicali.

— Potete delineare un bilancio del materiale e dei risultati raccolti ?

— Siamo rientrati in Italia nell'ottobre scorso recando un ricchissimo materiale di studio che soltanto in questi giorni è stato completamente ordinato.
Le raccolte botaniche ammontano a circa 20.000 campioni di piante tra fanerogame, funghi, muschi e licheni, più qualche migliaio di campioni di alghe ed inoltre di legni, serri, frutti, piante medicinali, alimentari, ecc.
Le raccolte zoologiche comprendono oltre un migliaio di esemplari di vertebrati e precisamente 146 mammiferi (pelli, crani e feti); 452 uccelli (con alcuni nidi e alcune uova); 107 rettili; 295 anfibi (adulti e girini); 195 pesci; circa 50.000 insetti (appartenenti a tutti gli ordini, con nidi, ecc.); oltre un migliaio di altri invertebrati; circa 2000 elminti; 3000 strisci di sangue, di organi e di contenuto intestinale.
Le raccolte mediche sono costituite di colture di batteri, miceti, spirochete ed inoltre da un centinaio di schede ematologiche, di gruppi sanguigni ed elementi per lo studio dell'indice splenico. Sono state compilate inoltre 350 schede antropometriche.
Sono stati prelevati campioni di sabbie, di rocce e di acqua, legni fossili.
Tutto questo è integrato da una larga raccolta di notizie riguardanti gli itinerari, la cartografia, l'etnologia, usi giuridici, alimentazione, ecc.
Un materiale, come si vede, assai ricco ed abbondante da cui verrà delineato in tutti i dettagli il quadro biogeografico della regione studiata. Lo studio di tutti questi elementi esige naturalmente la collaborazione di molti scienziati specialisti nelle diverse materie. Abbiamo finito di inviare questi elementi di studio a un centinaio di specialisti. Tra un anno si conosceranno i primi risultati di questa larghissima indagine.

Questa, sinteticamente, l'opera di esplorazione e di studio compiuta in condizioni non facili dal prof. Zavattari e dai suoi collaboratori Lega, Archetti, Ricci, Maestri e Corradi.

Il Centro Studi A.O.I. della R. Accademia d'Italia ha così portato un altro prezioso contributo alla conoscenza dell'Impero, che trascende dai puri limiti di una sola scienza al più ampio campo di una conoscenza integrale dell'ambiente biogeografico è dei suoi importanti fattori.

 

 


2. Carta dell'A. O. I. Vi sono indicati, in basso, i laghi Rodolfo e Stefania.

 


3. Le intricate boscaglie dei monti di El Meti.

 


4. Il lago Stefania esiste semplicemente sulle carte geografiche. La Missione Zavattari ha infatti potuto constatare che esso è costituito semplicemente di un arido fondo di fango che solo nella stagione delle piogge si riempie di qualche pozzanghera. Ecco una bella fotografia del preteso lago.

 


5. Una sosta della carovana.

 


6. Uno dei momenti più felici. Si è trovata l'acqua. I portatori corrono a dissetarsi mentre i dubat di scorta riempiono le borracce.

 


7. Esemplari di cercopitechi catturati lungo il Sagan.

 


8. Un tipico termitaio a due torri.

 


9. Un bell'esemplare di carigù,

 


10. Durante la marcia della Missione in taluni punti vi fu difficoltà di trovare portatori. Ecco una donna, che pure assolse lodevolmente il suo compito.

 


11. Madre e figlio in un villaggio accanto al lago Rodolfo.

 


12. Capanne di indigeni fatte di stuoie e dì  pelli.

 


13. Una fantasia in onore della Missione nel lontano villaggio di Cascher