Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno VI - Volume XI - n. 1/121
15 gennaio 1940 - XVIII

 

UNA SPEDIZIONE FRA I JIVAROS DELL'ALTA AMAZZONIA
di Ernesto Bertarelli

 


Paesaggio nella regione dei Jivaros

 

Ogni qualvolta si fa parola di spedizioni nell'Amazzonia, è opportuno  specificare bene di  che  cosa si  tratta e quale regione sia stata l'obiettivo della spedizione.

Il bacino amazzonico è sì vasto (esso misura oltre dieci milioni di chilometri quadrati dalle origini del Rio Marañon che forma il primo tratto delle Amazzoni fino allo sbocco nell'Atlantico) sì vario e sì complicato, anche perché i fiumi che lo costituiscono mutano spesso il loro corso, che le espressioni generiche sono prive di significato.

Analogamente, la terminologia globale di «Indi amazzonici» poco dice e poco rivela. Nel bacino amazzonico (che interessa politicamente vari stati: Brasile, Perù, Ecuador, Bolivia, Columbia e in parte anche l'estremo orientale del Venezuela) vivono numerose e non sempre definite tribù indie, di carattere vario, di civiltà molto diversa. Talora i nomi attribuiti a una tribù sono confusi con sinonimi usati da altri scrittori o da altri esploratori per il medesimo complesso etnico, talché le confusioni sono facili e frequenti.

Non si deve neppure tacere che su alcuni gruppi etnici pochissimo sappiamo: il più noto esploratore ed educatore degli Indi (il generale brasiliano Rondon che è un benemerito non soltanto della civilizzazione indiana ma anche della scienza) è stato talora imbarazzato a bene classificare e a nettamente distinguere i differenti gruppi e le varie tribù. Per alcune di queste, anzi, le nostre conoscenze sono così rudimentali ed incerte, che non si può neppure escludere che in questo immenso bacino no (uno scrittore brasiliano ha detto molto bene che l'Amazzonia è un capitolo incompiuto della Genesi) si trovino tribù affatto ignorate intorno alle quali sono possibili scoperte nuove.

Un gruppo di tribù che più volte ha formato oggetto di descrizione ed intorno al quale, accanto alle nozioni sicure, stanno anche leggende, è costituito da quegli Indi che per lo più si classificano col nome di Jivaros o Jibaros o Choures: i quali vivono sparsi nell'alta regione amazzonica e formano un complesso di valutazione molto incerta ma che non supera certamente i 10-12 mila individui.

Gli Jivaros rappresentano un tipico gruppo a caratteri mongolici che comprende varie singole tribù sparse nel tratto superiore amazzonico: essi si ritrovano nelle zone equadoriane e peruviane poste in prossimità del Rio Marañon, che forma il primo tratto del grande Rio delle Amazzoni.

Una parte dei Jivaros è venuta in stretto contatto colla civiltà: non è raro il caso di trovare un jivaro a Guayaquil, il porto equadoriano sul Parifico, e talvolta se ne trova qualche individuo anche in prossimità del Canale di Panama.

 




Tipi di Jivaros

 

Industria poco allegra.

La fama di questi Indi ancora semiselvaggi e talora interamente selvaggi, deriva loro soprattutto dalla pratica tradizionale di lavorare, ridurre e mummificare le teste dei nemici uccisi in guerra. Queste teste ridotte e mummificate sono note a tutti gli studiosi, e se ne trovano esemplari in tutti i musei di etnografia. Molti autori hanno scritto intorno ai Jivaros in tempi diversi: e negli ultimi tre lustri sono apparse almeno quattro descrizioni dei loro costumi. La più nota è la narrazione dell'ingegnere americano Up de Graff il quale al finire della guerra mondiale è rimasto per sette anni prigioniero nella foresta amazzonica dividendo con gli Indi le avventure e la vita. E' a de Graff che dobbiamo le prime esatte conoscenze sui costumi Jivaros; e nella sua opera «I cacciatori di teste dell'Amazzonia» sono raccolte documentazioni di grande interesse, perchè egli ha potuto assistere ed ha dovuto partecipare a guerriglie tra le varie tribù, osservando dal vero la metodica della preparazione delle teste mummificate e ridotte, metodica che egli ha poi minutamente descritto.

Anche lo scrittore inglese C. W. Domwille-Fife ha potuto vivere in mezzo a queste popolazioni, raccogliendo una mèsse notevole di rilievi e di notizie.

Nell'ultimo decennio i Jivaros hanno spesso frequentato i bianchi: e anzi si sono dati ad una vera speculazione coi loro trofei, tantoché è sorto il fondatissimo sospetto che le teste che essi vendevano a caro prezzo ai bianchi di passaggio, fossero molto spesso teste provenienti dai cimiteri e da essi opportunamente «lavorate» per soddisfare utilmente la manìa dei collezionisti di cimeli. Il che trova una positiva controprova nel divieto che gli S. U. hanno stabilito per il commercio macabro di questi trofei, nella zona del Canale dì Panama.

La spedizione francese 1936-1939.

 


Itinerario della spedizione francese in Alta Amazzonia

 

Nel 1936 una missione francese sovvenzionata dal Ministero dell'educazione nazionale e da enti geografici ed etnografici, e capitanata da Bertrand Flornoy si recava nell'Ecuador per studiare da vicino i costumi di queste tribù, e soprattutto per assistere alla preparazione dei macabri trofei.

La Missione, formata dì tre bianchi e di un gruppo numeroso di indi e di meticci, soggiornava per oltre un anno nella regione a sud del Rio Marañon a circa 200 km ad ovest di Iquitos, entrava in relazione con un gruppo indio soggiornando in mezzo alla tribù stessa, compiendo raccolte etnografiche, zoologiche e botaniche, procurandosi nello stesso tempo molti dati antropometrici, glottologici e sociologici sui Jivaros.

E' soprattutto interessante la documentazione fotografica che la spedizione ha portato in Europa nei primi mesi del 1939, così da rendere possibile una buona conoscenza della vita di questi Indi: da essa sono riprodotte le figure che illustrano questo articolo.

 


Cacciatori Jivaros nella foresta

 

I Jivaros, almeno nei gruppi che vivono nella selva, si trovano ancora ad un grado molto basso di civiltà: però posseggono capanne, si coprono con pudore alcune parti del corpo, posseggono un inizio di arte fittile e rivelano qualche capacità mentale.

Come tutte le tribù amazzoniche rifuggono da una sistematica agricoltura: al più coltivano modestamente la mandioca che costituisce una parte importante della loro alimentazione. Colla mandioca fabbricano (non diversamente da quanto si fa in altri gruppi indi) una bevanda fermentata che consumano con larghezza soprattutto in occasione di cerimonie. I Jivaros si danno frequentemente alla caccia, utilizzando sia gli archi, sia le sarbacane che maneggiano con grande destrezza. Una parte dell'alimentazione è pure fornita loro dalla pesca, che di solito viene fatta con arponi: i larghi fiumi della regione amazzonica forniscono pesci dì discrete dimensioni e di buon sapore.

 


Jivaro colla sarbacana

 

Questi Indi vivono in aggregati che possono definirsi come minuscole democrazie: i capi hanno un potere relativo e nel singolo villaggio l'autorità maggiore spetta ancora allo stregone. Questi molto di frequente eredita dal padre la sua missione e impara canti e sortilegi che gli varranno un potere molto vasto nonostante i colpi che la vicinanza dei bianchi e la predicazione dei missionarii hanno portato al suo prestigio.

 


Primitiva officina dei Jivaros per la preparazione delle armi

 

Lo stregone è sempre un poco medico ed un poco sacerdote: tocca a lui cercare le erbe che varranno a ridare la salute al malato; è suo compito placare gli spiriti maligni che hanno gettato una triste sorte sull'individuo o sulla tribù. Egli sa adoperare a tempo opportuno i semplici narcotizzanti od eccitanti, e non si può negare che una certa esperienza derivante da prove e da lunghe osservazioni valga a mantenere nella tribù il prestigio ed il rispetto per questo strano e pericoloso elemento. Oggi il potere degli stregoni è di molto diminuito: anche i selvaggi sanno che il potere del medico bianco è ben altrimenti maggiore e intuiscono che la forza misteriosa dei loro stregoni è ben meschina cosa confrontata con quella che rivelano i maghi delle popolazioni bianche. Ma nelle tribù silvicole le voci del mondo civile giungono così affievolite che per lungo tempo ancora resisterà il potere di questi ciarlatani pericolosi. E' lo stregone che decide se una guerriglia si debba fare o se per contro si debba cercare la pace colle tribù vicine. Può sembrar strano che ancora oggi le tribù indie amazzoniche vivano fuori legge, pur trovandosi in territori appartenenti politicamente a popoli civili: ma coloro che conoscono il valore delle distanze e il significato delle centinaia di chilometri di selva priva di strade e talora di sentieri, comprendono molto bene come per lungo periodo di tempo ancora tutto l'alto e anche il medio bacino amazzonico non saranno, praticamente, raggiunti dal potere delle leggi.

 


Come i Jivaro attivano il fuoco

 

La ragion d'essere alla «caccia alle teste» fu, almeno in origine, soprattutto religioso-esoterica: la testa conservata del nemico vinto, privata delle ossa e ridotta di volume, valeva ad allontanare gli spiriti malefici che stanno a salvaguardia degli avversari: e quindi una testa mummificata era un talismano di alto valore, oltre che una palese attestazione di coraggio e di vittoria.

Essa non sarebbe peculiare ai Jivaros: secondo Domwille-Fife si estenderebbe alle tribù Huambisa ed anche a vari altri gruppi di Indi.

La missione francese ha potuto seguire da vicino il lavoro di preparazione, e la descrizione offerta nel rapporto della spedizione concorda molto bene con quanto anni or sono aveva scritto Up de Graff.

La testa dell'avversario ucciso è staccata dal tronco; quindi con cerimonie piuttosto complesse è portata a! villaggio: spesso si tratta di un gran numero di teste.

 


Una danza rituale dei Jivaros

 

Con pazienza e con molta cura si incide la pelle dal limite superiore della fronte sino alla nuca: e si allontanano le porzioni molli encefaliche e tutte le ossa craniche e facciali. In corrispondenza del volto si debbono fare piccole incisioni che però lasciano soltanto, dopo il trattamento, tracce quasi invisibili.

La sezione del cuoio capelluto viene ricucita: gli occhi sono tolti e con fibre si cuciono poi labbra e palpebre. Questa chiusura ha un significato religioso: in tal modo lo spirito malefico è tolto di mezzo per sempre ed il trofeo perde ogni potere di danno.

Finita questa prima parte del lugubre lavoro, il gruppo di guerrieri e di donne compie danze rituali e si dà ad un abbondante consumo di bevande fermentate. Indi la testa o le teste sono poste a cuocere in acqua (è verosimile che vi si aggiungano erbe a potere tannante) in modo che la pelle a poco a poco si contragga, mentre viene eliminato il grasso dei tessuti.

Dopo un certo tempo si tolgono i tristi trofei dall'acqua; si lasciano infissi per alcune ore su una lancia all'aria, e si procede poi al trattamento a caldo. Una quantità considerevole di sabbia viene riscaldata e poi versata, attraverso l'apertura del collo sezionato, nella cavità craniofacciale. Il trattamento si rinnova molte volte: i tessuti seguitano a ridursi così che tutti gli elementi del capo vengono armonicamente a diminuire fino a un terzo delle dimensioni primitive. Ciò che dimostra la perizia degli Jivaros è l'armonia che conservano le varie parti: tutta la testa (salvo i peli) si riduce uniformemente, senza spostamenti di rapporti. Il volto mantiene quindi immutata la sua espressione fisionomica, sì che le teste preparate conservano, non ostante il loro piccolo volume, una parvenza di vita.

 


Testa ridotta e mummificata dai Jivaros

 

Per lo addietro queste preparazioni venivano eseguite con grande perizia: chi scrive ricorda esemplari che si trovano al Museo etnografico al Trocadero, al Museo civico di Torino, al British Museum e alla Mostra di igiene di Berlino del 1907, i quali erano di una assoluta perfezione. Oggi, a giudicare dalle fotografie comunicate dalle spedizioni, i trofei sono assai più grossolani: fatto che giustifica il sospetto di una semi mistificazione derivante dalla vera e propria speculazione che i Jivaros hanno imparato a compiere a spese dei bianchi.

Un mistero che se ne va.

A poco a poco il bacino amazzonico discopre il suo segreto ; ed il mistero che si nascondeva dietro questo oceano verde va rivelandosi. Le spedizioni si succedono e gli avvicinamenti degli aborigeni Indi coi bianchi aumentano ogni giorno. Le Missioni avevano del resto, assai prima delle spedizioni, compiuto una magnifica penetrazione, giungendo in contatto con molti gruppi di popolazioni primitive.

I Jivaros non sono più un popolo sconosciuto e ormai poco rimane da scrivere su di essi. Ma per molti decenni ancora la sterminata foresta amazzonica resterà una terra semimpenetrabile, ultimo rifugio della nostra fantasia alla ricerca del misterioso e senza dubbio questo bacino sarà l'ultimo tratto di pianeta superstite alla conquista civile bianca.