Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Ed.
Anno III – Volume V – n. 55
15 aprile 1937 - XV

 

L’ESPLORAZIONE POLARE SOTTOMARINA
di Nino Bussoli

 

Recentemente sui giornali è apparsa la notizia che il noto esploratore polare Sir Hubert Wilkins si propone una nuova esplorazione sottomarina. Egli ha dichiarato che sta completando i suoi preparativi per il prossimo viaggio subacqueo tra le Spitzbergen e il Mar di Behring attraverso il Polo Nord.

Può essere forse opportuno esaminare la possibilità che questo tentativo presenta e la sua storia.

Sir Wilkins annuncia ora che il tentativo si svolgerà durante l'anno prossimo e dopo aver già stabilito quale sarà l'equipaggio, sta attivamente seguendo la costruzione del sommergibile dei cui progetti ha curato la compilazione.

La spedizione, secondo le sue ultime dichiarazioni, dovrebbe durare quasi due mesi e costare circa 35.000 sterline.

Il nuovo sommergibile, in base all'esperienza del primo viaggio, sarà costruito in modo che possa anche avanzare facilmente fra i ghiacci aperti, quando naviga alla superficie, e con un equipaggiamento complessivo notevolmente più leggero di quello che era stato previsto pel Nautilus. Wilkins si è assicurato l'appoggio della stampa mondiale e conta di partire verso la fine della primavera dell'anno in corso.

Riuscirà questa volta nel suo audace tentativo?

La risposta non è certo facile, ma se un uomo può non fallire, questo è Wilkins. La grande esperienza fornitagli dal viaggio precedente col Nautilus – sia pur riuscito solo in minima parte – e quella che ha potuto accumulare durante i numerosi viaggi compiuti nell’Artide e nell’Antartide, gli danno l'autorità necessaria per tentare anche questa volta l'impresa, e con maggiore probabilità di buon esito.

 

Il “Nautilus” incontra i primi ghiacci.

 

L'importanza scientifica di un viaggio simile è notevole e soprattutto veramente sensibile l'aiuto che ne può derivare alle ricerche oceanografiche e polari. I diversi voli polari finora compiuti hanno chiaramente dimostrato l'esistenza di un Mare Polare, come già Nansen aveva sostenuto, anche quando vi erano argomenti che permettevano di dubitare che vi potessero essere delle terre — oltre quelle conosciute — occupanti la regione polare.

I voli polari hanno in parte permesso di perfezionare la cartografia della regione e di estenderne così la sicura conoscenza, ma il merito delle notevoli scoperte fatte in questi ultimi anni va in primo piano attribuito alle ricerche oceanografiche che hanno permesso di stabilire quali sono le condizioni del Mare Polare, la direzione intensità profondità e volume delle correnti — costanti e periodiche —, e anche di conoscere quali sono gli organismi che popolano questi mari; di conoscerne insomma la vita.

Ma finora queste ricerche, appunto per la difficoltà di poter scendere e fermarsi sui ghiacci, furono molto limitate.

Queste ricerche non possono naturalmente essere condotte dall'aria e una sicura, positiva risposta alle incognite che ancora rimangono, potrà darsi solo se si riesca ad attraversare la regione polare per via subacquea.

Nello stesso tempo, un viaggio in sommergibile può consentire di approfondire e consolidare le nozioni che si hanno sulla deriva dei ghiacci e infine stabilire se può essere consigliabile e opportuno costituire delle piccole stazioni meteorologiche sugli stessi ghiacci di deriva.

E’ soprattutto questo uno dei motivi cui Wilkins attribuisce notevole importanza, perché qualora fosse definitivamente accertato che nessuna terra si trova in tutta la regione propriamente polare, sorgerebbe il problema di stabilire delle stazioni meteorologiche sui ghiacci di deriva, stazioni sia pur provvisorie e di brevissima durata.

Si può anche pensare che l'equipaggio e il materiale siano deposti sui ghiacci utilizzando un dirigibile, ma sarebbe certo più rassicurante sapere con certezza che ciò potrebbe sempre essere fatto anche per mezzo di un sommergibile, mezzo che sotto molti punti di vista potrebbe dare maggior sicurezza perché indipendente dai fattori atmosferici.

L'idea di compiere esplorazioni polari sottomarine non è tuttavia assolutamente nuova. Già nel 1638, John Wilkins — vescovo di Chester — avo di Sir Hubert, che si interessava di questioni scientifiche oltre che teologiche, pubblicava un libro che trattava fra l'altro della possibilità di costruire una “nave per navigare sott’acqua”. Il progetto prevedeva anche che la nave sottomarina fosse costruita in modo “da resistere ai ghiacci e al grande freddo che contribuiscono tanto a rendere il passaggio vicino al polo pieno di pericoli” e aggiungeva che “tale nave sarebbe stata di grandissima utilità alle ricerche sottomarine e scoperte geografiche”.

Il vescovo Wilkins pensava quindi già di poter usare una nave subacquea per esplorare le regioni polari e ben 283 anni dopo, un suo discendente doveva riprendere il progetto con intenti veramente realizzatori.

Si può poi ricordare che più tardi il progetto di esplorazione polare subacquea fu risollevato da un italiano. L'ingegnere Gastone L. Pesce il 19 settembre 1896 pubblicava un piano per un tale viaggio sulla REVUE SCIENTIFIQUE e poco dopo, nel 1898, Simon Lake scriveva un primo articolo per esporre il suo progetto di utilizzare il sommergibile per esplorazioni polari.

Quando nel 1928 Wilkins ebbe occasione di incontrarsi con Sloan Danenhower — che era stato compagno di studi di Lake — il piano cominciò veramente a concretarsi.

Danenhower lo mise in comunicazione con Lake, che nonostante i suoi 65 anni era un entusiasta del progetto e offrì la sua grande esperienza per l'impostazione del piano.

In seguito a brevi trattative, il governo degli Stati Uniti d'America — che per effetto delle clausole del Trattato Navale di Londra, doveva provvedere alla distruzione di alcuni sommergibili — consentì a noleggiarne uno, l'O.12, alla Società Lake e Danenhower, al prezzo di un dollaro all’anno, alla espressa condizione che fosse messo a disposizione di Sir Hubert Wilkins e che dovesse essere usato solamente per ricerche polari. Il sommergibile doveva, entro 5 anni, essere riconsegnato a New York per essere distrutto.

Naturalmente il sommergibile — in omaggio al viaggio fantastico descritto dal Verne — fu ribattezzato Nautilus.

Caratteristiche del Nautilus erano le seguenti: lunghezza 175 piedi, larghezza 15,7 piedi, altezza 15,7 piedi. Aveva la forma di un lungo sigaro ed era così affilato che l'effettiva lunghezza “utilizzabile” all'interno era solamente di 130 piedi.

Era equipaggiato con due motori Diesel da 500 HP ognuno, per la navigazione alla superficie e per il caricamento delle batterie, mentre per la navigazione subacquea c'erano due motori elettrici da 190 HP ognuno. Velocità massima alla superficie: 14 nodi, velocità di crociera 11 nodi, velocità massima di immersione 10,5 nodi, ma la velocità economica in immersione era solamente di 3 nodi. Tenendo quindi conto di quest'ultima velocità il Nautilus aveva un raggio d’azione di 125 miglia circa, corrispondenti a quasi 42 ore di navigazione subacquea.

Naturalmente non era equipaggiato per viaggi polari ed il Wilkins dovette studiare le modifiche importanti da apportare e gli apparecchi da installare a bordo.

 

Il “Nautilus” in bacino per le modificazioni.

 

L'equipaggio risultò di 2 ufficiali, 13 uomini, oltre al Wilkins, al radiotelegrafista e a tre scienziati.

Le ricerche scientifiche che dovevano eseguirsi erano specialmente: magnetiche, oceanografiche, chimiche, misurazione della profondità del mare, esame delle acque e delle correnti, analisi del fondo e della temperatura e della vita marina abissale, ricerche spettroscopiche e osservazioni della luce sotto i ghiacci. Capo della sezione scientifica era il Cap. prof. Harald U. Sverdrup.

 

Wilkins e Sverdrup rilevano i dati per la misura della temperatura dell’acqua a grande profondità.

 

Lo Sverdrup, professore al “Chr. Michelsens Institut”, aveva al suo attivo una lunga carriera di ricerche polari ed oceanografiche; basti citare il viaggio a bordo della Maud con Amundsen, e la sua adesione dava una maggior garanzia circa la riuscita dell'impresa anche avuto riguardo alla sola parte scientifica.

È inutile ora fare la storia del viaggio che con alterna fortuna si effettuò nel corso dell'estate del 1931 e che molti hanno letto sui giornali del tempo, ma oggi mentre Wilkins si accinge a un nuovo tentativo può essere opportuno esaminare la convenienza e le probabilità che offre di riuscire nell'intento.

 

Il “Nautilus” tra i ghiacci si prepara ad un’immersione.

Scomparendo sotto i ghiacci.

 

Al lavoro sui ghiacci di deriva.

 

Un momento emozionante. Il palombaro risale e comunica che il timone di profondità è scomparso.

 

I risultati scientifici ottenuti dal primo viaggio, nonostante il sommergibile usato fosse assolutamente inadatto allo scopo e non offrisse neppur lo spazio sufficiente a permettere un conveniente svolgimento di tutti i lavori necessari e inerenti alle ricerche scientifiche e ancorché gli incidenti occorsi non permettessero che qualche breve immersione, furono abbastanza soddisfacenti.

 

Lo scienziato Villinger nella minuscola cabina riservata ai suoi apparecchi.

 

Per la prima volta l'Oceano Glaciale venne in parte scandagliato e il profilo di una parte del fondo, accuratamente registrato. Ricerche oceanografiche abbastanza profonde e complete furono compiute, oltre a misurazioni magnetiche, elettriche, atmosferiche di notevole importanza.

 

Un profilo del fondo marino eseguito a bordo del “Nautilus”.

 

Già Nansen durante il suo celebre viaggio colla Fram aveva iniziato le prime ricerche sulla profondità del mare polare, ma naturalmente i mezzi allora in suo possesso gli avevano solo permesso di ottenere risultati approssimativi che, però, erano ancora tutto quello che si sapeva di preciso fino al viaggio del Nautilus.

Altri avevano fatto qualcosa in seguito e lo stesso Sverdrup, quando con Amundsen iniziò il progetto del famoso viaggio con la Maud, aveva in programma di occuparsene.

Ma si può affermare con sicurezza che risultati positivi e notevoli si sono ottenuti per la prima volta col Nautilus.

 

II nuovo sottomarino che si chiamerà Nautilus II è stato specialmente costruito per la navigazione nei Mari Artici, allo scopo di raggiungere il Polo Nord.

Il nuovo sommergibile stazza 540 tonnellate e tre lame di acciaio speciale sono state disposte sulla chiglia e permetteranno al naviglio di “scivolare” sopra e sotto i ghiacci e anche di tagliarli, agendo come enormi coltelli. In navigazione le lame potranno essere ritirate.

Il Nautilus II potrà, senza inconvenienti, restare immerso per cinque giorni consecutivi; se risalendo dovesse urtare contro la superficie ghiacciata, le lame entrerebbero in azione aprendogli la via.

Se lo spessore dei ghiacci sarà poi troppo elevato, potranno essere messi in azione dei radiatori che riscalderanno la parte superiore del sommergibile stesso in modo da provocare la fusione dei ghiacci e permettere di raggiungere lentamente la superficie, facilitando anche l'eventuale azione delle lame.

Il Nautilus II è stato specialmente studiato per permettere il maggior numero di ricerche scientifiche. Otto grandi finestre, costruite in vetro speciale, permetteranno di esplorare il fondo marino per un raggio di 30 metri intorno e saranno utilizzati speciali potenti riflettori per illuminare le zone da esplorare.

Il nuovo sommergibile costerà circa 30.000 sterline che sono già state in parte sottoscritte dall'Istituto Carnegie, dalla Società Americana di Geografia e dalla “World Oceanographic Institution”.

A bordo, oltre Wilkins, vi saranno tre uomini d'equipaggio, cinque scienziati (due geologhi, un matematico, due medici) e infine la moglie di Wilkins, la quale nel caso che il viaggio riesca completamente, sarà anche la prima donna che arriverà al Polo Nord.

Questa nuova spedizione non avrà quindi solamente uno scopo sportivo, ma dovrà soprattutto servire la scienza e accrescere le nostre conoscenze sulla vita del nostro pianeta.

“Conoscere un po’ meglio questa Terra, che è la nostra, ecco la mia ambizione e quella dei miei compagni” dice Sir Wilkins.

Un viaggio di esplorazione polare con un sommergibile presenta molte incognite e difficoltà, ma i problemi che può risolvere e le ricerche che può permettere di condurre a termine sono tante che deve essere tentato.

Quando Wilkins partì la prima volta l'opinione pubblica accolse con ironia il suo nuovo tentativo, ma non per questo egli si dette vinto. Oggi più nessuno pensa che il progetto di andare dalle Spitzbergen al Mare di Behring in sommergibile sia una pazzia e nel campo scientifico, fra gli uomini che come lui hanno dedicato tutta la vita al progresso della civiltà, l'interesse sollevato e l'attesa sono grandi.

L'avvenire ci dirà se è possibile e conveniente attraversare il mare di ghiaccio con un sommergibile, ma — come sempre — l'uomo non deve arrendersi davanti agli insuccessi.

“Se hai successo prosegui ; se non hai successo prosegui ugualmente”.