Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno II – Volume V – n. 59
15 giugno 1937 - XV

 

LA COLONIZZAZIONE DEL POLO NORD
di g.d.f.

 


Il gruppo degli uomini destinati a svernare al Polo.
Da sinistra a destra: Krenkel, radiotelegrafista; Papanin, capo della comitiva; Fedorov, magnetologo astronomo; Schirschov, idrobiologo.

 

Fino a pochi anni fa sembrava che le esplorazioni artiche avessero valore puramente scientifico, ben lontano dalle pratiche utilizzazioni. Le sterminate distese di terra del Polo Nord, coperte di ghiacci eterni ed insidiosi, apparivano inabitabili quindi inutilizzabili. Le risorse della superficie, con flora e fauna ridotta ai minimi termini, nulle; quelle del sottosuolo, inaccessibili. Tuttavia non per questo ebbero tregua i tentativi per aprire almeno alle navi passaggi più brevi o diretti fra le terre artiche, continuando una antica e gloriosa tradizione; poi si arrivò a mettere in valore alcune risorse minerarie delle zone più accessibili.

Oggi un nuovo mezzo ha portato in questo, come già in altri campi, una completa rivoluzione offrendo nuove possibilità: questo mezzo, come è facile intuire, è l'aviazione.

Reso il volo polare agevole e sicuro, saranno garantiti i collegamenti con le basi impiantate agli estremi limiti delle terre attualmente abitate, e sarà possibile organizzare le condizioni necessarie alla vita e al lavoro produttivo nelle terre boreali, dovunque esso sia possibile o conveniente. Ma v'è di più: come il volo polare consente di organizzare una catena di basi e di stazioni a terra, così alla sua volta questa organizzazione rende sicuro e regolare il volo. Il che significa aprire attraverso l'estremo Nord comunicazioni abbreviate, dirette, rapide fra i continenti dell'emisfero settentrionale.

Quindi il Polo Nord si appresta a diventare fra breve, secondo facili previsioni, una grande stazione di smistamento di linee aeree circondata di centri di vita organizzata, collegati agevolmente per via aerea in un primo tempo e in seguito - niente lo esclude - per linee ferroviarie, aventi per scopo la messa in valore, per ora, delle risorse del sottosuolo artico.

In una parola, la colonizzazione del Polo Nord.

Questa impresa gigantesca è stata affrontata in pieno, secondo le notizie che se ne hanno, dalla U. R. S. S.

Pionieri ne furono tre aviatori, Chlakov, Belyakov e Baybukov che il 20 luglio 1936 decollarono da Mosca a bordo di un aeroplano specialmente costruito e, dando notizie per radio ogni mezz'ora, raggiunsero il Pacifico dopo aver percorso 9374 km alla media di 270 km/ora.

All'ora di colazione erano partiti da Mosca; all'ora di pranzo sorvolavano la terra di Francesco Giuseppe a 670 km dal Polo; a mezzanotte, avvistavano gli svernanti della baia di Tokoya; l'indomani mattina oltrepassavano Nordysk; a mezzogiorno l'estuario della Lena; nel pomeriggio, all'ora del tè, la cresta di montagne che circondano Yakutsk. Il dopodomani la stazione radiotelegrafica di Khabarousk, quartiere generale dell'Armata rossa dell’Estremo Oriente indicava la rotta a Baybukov e, due ore più tardi, l'apparecchio atterrava a Nikolayevsk sull'Amur dopo aver traversato vittoriosamente il mare di Okhotsk, temibile per le nebbie e le tempeste. Via Polo Nord, gli aviatori avevano collegato Mosca alla Cina Orientale, con un percorso molto più breve di quello della transiberiana.

Il 6 agosto 1936, aveva luogo un altro volo sperimentale: quello sulla via S. Francisco-Mosca. per lo stretto di Behring. La partenza stavolta ebbe luogo dall’America: i due aviatori Levanewsky e Levchenkov partirono da Los Angeles  su apparecchio americano Vultee, seguirono la costa americana, passarono lo stretto di Behring poi le coste settentrionali della Siberia, rasentarono l'isola dì Wrangel, superarono i monti dell'Ural, giunsero a Mosca.

Quali furono le conclusioni, dopo queste persuasive esperienze? Fu facile prevedere: una via da Londra a Tokyo per Novaya, Zemlia, capo Celiuskin, Khatanga, Yakutsk e Khabarousk; un'altra da New York a Shanghai per il Canada, il Polo e la Siberia artica.

Si trattava di costruire queste strade. Base strategica Krasnoyarsk, la U. R. S. S. lanciò 40.000 operai all'assalto del Polo.

Posti avanzati sono le "città" di Dickson, collegata alla U. R. S. S. per linea telefonica, con stazioni meteorologiche e radiotrasmittenti che comandano i movimenti dei battelli e degli aerei in tutto il Grande Nord; Dudinka, il cantiere più prossimo a Norilsk, circa al centro della penisola di Taymir, città mineraria che secondo i piani della U.R.S.S. dovrebbe esser congiunta alle terre abitate da una ferrovia; Igarka, con edifici e servizi moderni a 67° 27'37" di latitudine Nord, dove la vita è regolata sull'orario di Mosca, indipendentemente dalla lunga notte o dalla lunga giornata polare.

Quest'anno, il 21 maggio l'aeroplano sovietico U. S. S. R-N-170 pilotato da M. W. Wodopjanov, noto per la spedizione del Celiuskin, atterrava sul ghiaccio a 20 km dal Polo, alle 11,35. Era partito alle 4,52 dello stesso giorno dall'isola Rodolfo {Terra di Francesco Giuseppe). Recava a bordo il capo della spedizione O. J. Schmidt, il pilota in seconda, un aspirante, due meccanici, un radiotelegrafista e quattro persone destinate a svernare al Polo fino al maggio 1938, raffigurate nella fotografia qui riprodotta, le quali effettueranno metodiche e utili osservazioni nei pressi immediati del Polo.

Questo aeroplano “di punta " ha atterrato su un blocco di ghiaccio dello spessore di 3 metri, ed altri tre apparecchi partiti dall’isola Rodolfo lo hanno raggiunto recando viveri e materiali da costruzione al gruppo avanzato, che conta ad oggi 26 persone.

Tempeste di neve hanno costretto la spedizione di punta dello Schmidt a interrompere le sue osservazioni. Il blocco di ghiaccio è sicuro, ma cammina verso ovest alla velocità oraria di mezzo miglio marino.