Da “LA LETTURA” – Corriere della Sera Editore
Anno XXV - n. 10
1 ottobre 1925

 

PALENBANG
di S. A. Cohen

 

 

 

Fra tutte le città delle Indie Orientali, una delle più ricche, pittoresche e interessanti a ricordare è Palenbang, che è famosa per la sua posizione idilliaca, quanto per la sua importanza commerciale.

Palenbang è ricordata da secoli nelle cronache come città importantissima, e fino a pochi anni or sono, i sultani di Palenbang godevano nell’India equatoriale, di grande prestigio. La loro ricchezza favolosa era nota dappertutto e le loro veloci navi da guerra si spingevano fino al centro dell'Isola di Sumatra, attestando in ogni punto della vasta rete fluviale, il grande potere di quei Rajah.

Più tardi gli olandesi si stabilirono definitivamente a Sumatra e dove prima sorgeva il palazzo del Rajah costruirono un fortilizio, le cui mura ben guarnite di cannoni dominavano il fiume e la città. Il forte ha ora aperto le sue porte e serve a scopi umanitari, poiché ivi risiede il medico distrettuale al quale si rivolgono gli indigeni per trovare rimedio ai loro mali presso «il grande medico bianco».

 

 

Palenbang è situata circa ad una giornata di viaggio dall'imbocco del fiume Moessi e vi si giunge anche con piroscafi di un certo tonnellaggio. La città forma per così dire la porta d' ingresso della parte meridionale di Sumatra e chi vuole inoltrarsi nell'isola prende Palenbang come punto di partenza, poiché qui si trova tutto ciò che può occorrere in ogni genere, e numerosi negozianti malesi, cinesi, indiani e grandi fabbriche europee, danno a questa città orientale il suo carattere commerciale.

Le case dei commercianti indigeni sono in massima parte costruite sul fiume stesso, su navi ; cosicché intiere parti di questa città fluviale galleggiano ancorate sul Moessi. Le case costruite più indietro, sulle rive del fiume, sorgono su palafitte, poiché nell'epoca delle grandi piogge tutta la regione circostante viene allagata dal fiume, e l'alta marea stessa fa sentire fino a Palenbang gli effetti del suo flusso e riflusso.

Per farsi un'idea di questa città, bisogna percorrerla in uno dei piccoli battelli a remi attraverso numerosi canali e canaletti che, come a Venezia, costituiscono le vie acquatiche di Palenbang.

 

 

Si può allora ammirarla nei suoi vari aspetti, nelle sue molteplici manifestazioni di vita: qui si vedono operai cinesi diligentemente intenti al lavoro; là sono i negozi ove vi si offriranno, insieme a suppellettili domestiche, i più svariati articoli, quali: oggetti di vestiario, cappelli, tabacco, frutta, pesce secco, e qualsiasi altro oggetto di cui avrete bisogno o desiderio. Altrove vi incrociate con chiatte cariche di mercanzie e con coolies curvi sotto enormi sacchi di riso; in mezzo a tutto questo movimento, a questa intensa attività di vita acquatica, strillano frotte di bimbi seminudi che guizzano allegramente nel fiume, fra le barche, e alzano grida di gioia quando un grosso vapore ad elica solleva le onde del fiume, li travolge e li respinge contro le case; poiché nessuno si arrischia a nuotare nel centro del fiume, popolato di coccodrilli.

Il Moessi, insomma, è l'arteria vitale e pulsante di questa strana città. Il fiume trasporta i grandi vapori mercantili, che servono per lo scambio dei prodotti di due continenti; è solcato da giunche cinesi, agilissime, da imbarcazioni malesi, basse e sottili, che si incrociano con pesanti navi petrolifere.

 

 

Nei giorni festivi, poi, quando gli indigeni organizzano le loro rumorose regate a remi, il Moessi presenta un allegro spettacolo. Esso si popola allora di donne malesi nei loro variopinti costumi e di arabi avvolti nei loro tradizionali ampi baracani bianchi.

Gli spettatori in folla si siedono sulle rive, e per passare il tempo giuocano a dadi ed al giuoco di carte cinese (mah-jong); i pontoni ed i pontili sono gremiti di folla schiamazzante al passaggio delle pittoresche e rapide imbarcazioni. Queste sono sottilissime, sporgono appena dal livello dell' acqua e contengono trenta velocissimi rematori indigeni, completamente nudi, che remano urlando a squarciagola, ciò che costituisce uno dei meriti e delle attrattive delle regate e che li rende rauchi dopo breve tempo. Queste grida hanno un'importanza enorme, e pare che vinca quella imbarcazione i cui vogatori fanno più chiasso e gridano più forte: «Madjoe» (avanti!) e «Kuwat» (forza!). Le barche raggiungono una velocità grandissima e quando giungono al traguardo, la barca vittoriosa viene benedetta dal «penghulu» (sacerdote indigeno).

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La popolazione di Palenbang, per quanto malese, è maomettana e il canto armonioso del muezzin, che invita i fedeli alla preghiera, si diffonde ogni sera attraverso al fiume.

 

 

Accorrono allora a frotte le piccole barche, per la preghiera, e coloro che hanno fatto il pellegrinaggio alla Mecca portano, con evidente fierezza, il turbante degli Hadji. Colui che può vantarsi di essere stato alla Mecca, può riposarsi per il resto della sua vita; diventa un personaggio influente e venerato, il consigliere degli indigeni, ed i suoi consigli sono pagati profumatamente. Egli è invitato a partecipare a tutte le feste; le sue consultazioni mediche, i suoi sortilegi hanno un grande prestigio e le occasioni che egli trova di guadagnare denaro sono cosi numerose, che non riesce neppure a sfruttarle tutte. Egli presta denaro ad un tasso del 10 al 50 % al giorno; e un interesse così «poco elevato» come egli dice, pare assolutamente naturale agli indigeni, ed ogni cosa che fa o dice, è accompagnata dalla solita invocazione: « Allah, il suo nome sia lodato» e dalla sua benedizione.

Una specialità del costume di Palenbang, è il cappello di giunco che portano le donne, che ha certamente il diametro di una ruota da vettura, e che le fa rassomigliare a funghi ambulanti.

Il fiume non ha che un inconveniente ed è che è popolato da numerosi coccodrilli: navigando sul delta del fiume, si vedono numerosi alligatori addormentati su banchi di sabbia.

La varietà e l'abbondanza dei frutti è enorme; nessun'altra città ha una cosi grande quantità di ananassi e di «djeroeks» (piccoli limoni dolci).