Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno VII – Volume XIV – Serie Seconda – n. 50/170
31 gennaio 1942 - XX

 

 

L'ENIGMA ARCHEOLOGICO DI TEGNA
di Decio Silvestrini

 

Tegna è un grazioso villaggio del Canton Ticino, a 4 km circa da Locamo, adagiato ai piedi di un alto e scosceso promontorio, al confluente di due fiumi: il Melenza ed il Maggia.

È bene tener presente la posizione dominante di quest'altura, poiché costituisce un elemento di studio, per formulare qualche ipotesi.

Orbene proprio sulla vetta di questo promontorio, lo scorso autunno, è venuta, in luce una costruzione romana, o per essere più precisi, le sue fondamenta e il piano centrale sotterraneo, intero. I lavori di scavo non furono terminati, si son dovuti sospendere, a causa della stagione sfavorevole, ma si riprenderanno a primavera inoltrata.

Il lettore si potrà fare un'idea abbastanza esatta di questa costruzione, esaminando le piante che pubblichiamo accanto. In fig. 1 è la pianta generale; in fig. 2 la sezione verticale della parte o quadrato centrale, tutto sotterraneo.

 


Fig. 1 - Planimetria generale.

 


Fig. 2 - Sezione verticale del sotterraneo.

 

I lavori condotti fino ad era sono, si può dire, appena cominciati; il piano è stato rilevato per intero, ma resta da fare tutto lo scavo in profondità, per cui, allo stato attuale dei lavori, voler enunciare un giudizio sulla natura di questo edificio sarebbe prematuro.

II muro perimetrale esterno misura circa m. 22 di lato; quello del quadrato interno più piccolo m. 8 circa di lato; lo spessore dei muri varia dai 45 ai 60 cm. circa. È da notare un muro diagonale ed altri brevi muri divisori. La cella o locale centrale - ripetiamo - è un sotterraneo, scavato in gran parte nella viva roccia, e diviso a metà da un muro a tre arcate (fig. 2). Aveva per soffitto una volta a botte e probabilmente duplice, cioè poggiante con due lati sul muro divisorio suddetto.

La costruzione muraria è molto regolare, in alcuni punti si nota la tipica struttura a spina di pesce; gli archivolti delle tre arcate sono di tufo, materiale importato dalle regioni meridionali del lago. Uno strato nerastro di terra contenente numerosissimi frammenti di carbone fa supporre che già, in tempi antichissimi, l'edificio sia stato devastato dal fuoco.

Poca luce ci viene da alcuni oggetti ivi rinvenuti: due lame di coltello, di ferro; alcuni grani di collana (?); una macina da molino o da frantoio spezzata, una selce lavorata; una pinza di bronzo; una lancia di ferro, alcune fuseruole di pietra; frammenti di vetro e di tegoloni in cotto, rossi, e molto cocciame.

Infine sembra che i resti di un muro di cinta e di altre costruzioni più piccole affiorino ancora dal suolo nelle vicinanze.

Ora l'enigma consiste nella determinazione della natura di questo edificio.

In base a confronti potremo constatare che tale piano corrisponde a quello dei templi o «fana» gallo-romani, quali infatti numerosi si son rinvenuti specialmente lungo le regioni renane. Il muro perimetrale esterno sarebbe il. muro di cinta del recinto sacro, quello di mezzo il muro di sostegno del colonnato del portico, presumibilmente di legno, l'interno formerebbe la cripta sotterranea, divisa a metà dal muro a tre arcate, come sempre si osserva, per es.: nei templi dedicati a Mitra. Dal suolo si eleverebbero i muri di questa cripta per formare dei locali destinati ai servigi del culto, circondati, come abbiam detto, da un portico. Tempio dunque dedicato ad una divinità sotterranea? Ma contro quest'ipotesi sorgono gravi difficoltà: per es.: la mancanza della porta d'accesso alla cripta; la presenza non spiegabile di un muro diagonale e di due divisori.

O sarebbe forse, piuttosto, un fortilizio? In verità il luogo porta il nome di « Castell » e questo è un argomento, in favore di questa ipotesi, abbastanza sodo: inoltre la posizione risponde bene allo scopo di tali edifici. Il promontorio domina tutto il paese circostante ed è a picco da tutti i lati, salvo da quello per cui si sale, ma che ancora è molto ripido, e che in caso di pericolo poteva essere facilmente reso impraticabile. Questa circostanza potrebbe anche spiegare perché il muro esterno dell'edificio sia cosi sottile. Secondo questa ipotesi il muro esterno sarebbe il muro cieco del fortilizio o, a più propriamente parlare, del « burgus ». (Il burgus infatti non ha la grandezza né la solennità di un castello e nello stesso tempo è qualche cosa di più di una torre d'osservazione. Nel burgus era acquartierato un corpo di guardia). Il detto muro esterno con quello di mezzo formava l'abitazione; in quest'ultimo dovevano trovarsi le porte d'accesso e le finestre. Probabilmente nel cortile interno girava un portico che in questo caso poggiava sul muro perimetrale del centro. La cripta sotterranea non sarebbe che una modesta cisterna od una cantina.

Si potrebbe affacciare anche una terza ipotesi: quella di un'abitazione privata, ma a dire il vero ci sembra proprio insostenibile, specialmente perché il luogo è eccentrico, boscoso e roccioso, non adatto allo .sfruttamento agricolo.

Ma l'enigma non si limita a tutto questo. Sia entro il recinto della, costruzione, sia fuori di esso, per ampio spazio, si son rinvenuti moltissimi e minuti frammenti di ceramica preistorica, per cui s'impone un altro compito, il quale nel campo scientifico può condurre a risultati non meno importanti del primo: la ricerca preistorica. L'area di questa zona è molto vasta, si estende su tutta la sommità del promontorio e non è possibile fare in anticipo nemmeno la più vaga previsione sull'entità dei risultati. Si tratta di un abitato dell'epoca del ferro? od anche del bronzo? La costruzione romana è sorta sopra un'analoga costruzione preistorica? Un tempio sulle rovine di un altro? O un fortilizio sopra un altro fortilizio? Ma a questo punto la fantasia entrerebbe troppo in gioco. Occorre tener presente le caratteristiche della zona archeologica di Locamo e de' suoi dintorni. A Tegna, fra l'abitato, furon rinvenute tombe romane; nei pressi di Locamo (Solduno) venne in luce una necropoli dell'epoca del ferro, una. seconda se ne sta esplorando in questi giorni a Minusio; notissime son quelle romane di Muralto, Tenero, Losone. Insomma si tratta di una zona intensamente abitata sia nell'epoca preromana, sia in quella romana, in cui vi deve aver regnato una particolare agiatezza, prosperato l'artigianato e i commerci.