Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno V - Volume X - n. 114
30 settembre 1939 - XVII

 

I MAMMUT DELLA SIBERIA
di be

 


Scheletro del mammut della Berezovka

 

II mammut (Elephas primigenius) è il mammifero più noto del periodo diluviale (pleistocene): ed anche i profani della paleontologia sanno che resti scheletrici di questi elefanti pleistocenici si trovano un poco ovunque in Europa.

E' questo il mammifero gigante che figura sulle pareti graffite di antiche caverne e di rocce, ed è questo animale quello che ha fornito i primissimi modelli all'arte umana nel periodo glaciale.

Molti hanno anche sentito fare parola della scoperta {avvenuta in periodi vari) di mammut siberiani congelati: ed in molte opere sull'alimentazione si ripete che il primo insegnamento sulla utilizzazione delle carni congelate è derivato dalla scoperta di un mammut siberiano, ancora in buono stato, fatta da Pallas nel 1771 alla foce del Lena.

Si ignora per lo più quale sia la realtà sui reperti siberiani riferentisi a questi grossi mammiferi: e per questo la recente pubblicazione di Pfizenmayer [uno degli scopritori più fortunati di mammut congelati in Siberia) corregge molti errori e pone termine a molte leggende.

 


Ricostruzione del mammut siberiano composto da Pfizenmayer (la ricostruzione figura int esta all'opera di questo ricercatore edito da Payot)

 

I reperti di mammut congelati in Siberia datano dal 1707; e si noverano oggi oltre venti ritrovamenti di resti in condizioni più o meno buone di conservazione nella immensa zona di paese che si suole designare con il termine generico di Siberia.

Sino dal 1700 il governo degli zar promoveva la conoscenza dei mammut siberiani promettendo premi agli scopritori, sovvenzionando spedizioni dirette alla messa in luce dei resti congelati, facilitando in ogni modo la conquista scientifica in questo campo. In modo speciale dopo il 1860 i ricuperi di resti congelati appaiono numerosi: nel 1860 Golubey ritrova una parte di mammut; nel 64 è la volta di Schmidt, nel 69 si hanno i due reperti di Maydell. nel 1885 e 86 quelli di Toll, ai quali altri numerosi potrebbero aggiungersi.

1 ritrovamenti più interessanti sono però quelli del 1902 e 1910 intorno ai quali verte appunto la lunga narrazione di Pfizenmayer.

La grande maggioranza di questi reperti paleontologici è stata fatta nella regione bagnata dal Lena e dai fiumi siberiani che si trovano ad est di questo grande corso d'acqua. Questa immensa regione siberiana che si immerge a nord nell'Oceano artico è quasi disabitata, e anche quando giunge all'autorità centrale (a Mosca o a Leningrado) notizia di un ritrovamento strano, resta difficile e complicato organizzare una spedizione scientifica.

I due mammut messi in evidenza dalle spedizioni alle quali partecipò Pfizenmayer erano ancora in buono stato di conservazione: uno specialmente (quello che di solito è detto della Berezovka dalla località nella quale fu trovato) presentava quasi intero il corpo congelato. Soltanto la tromba era stata divorata dalle volpi o dai lupi cosi come erano state intaccate altre parti venute alla luce ed esposte quindi agli attacchi dei carnivori.

 


Il mammut della Berezovka quale si presentava dopo essere stato liberato dal ghiaccio e dal pietrisco

 

In questi ritrovamenti mancano sempre il cuore, il fegato ed in genere gli organi interni, perché le volpi sanno trovare il modo di penetrare nella cavità viscerale dei grandi pachidermi congelati, divorando queste parti che meglio si prestano a fornire un buon alimento.

Nella seconda scoperta narrata da Pfizenmayer (mammut di Sanga Iurakn) la proboscide era in perfetto stato di conservazione. Si può ritenere per certo che questi mammut sono rimasti vittima del parziale disgelo: essi sono scivolati durante lo scioglimento dei ghiacci, fratturandosi le ossa degli arti, rimanendo cosi imprigionati nel ghiaccio, nelle pietre e nel terriccio. Per decine di secoli debbono essere rimasti interamente sepolti sotto la massa franante Quasi totalmente costituita da ghiaccio, fino a quando in seguito a spostamento parziale del terreno, una parte o l'altra del corpo è venuta alla luce ed ha richiamato l'attenzione di qualcuno dei radi cacciatori di queste zone siberiane.

Nel caso del mammut della Berezovka (che è l'esemplare più perfetto che si conosca) quasi tutti i tegumenti erano in perfetto stato di conservazione: i lunghi peli si trovavano quasi intatti, intatti erano i denti (fu perfino possibile dai resti vegetali conservati nello stomaco, stabilire che il pachiderma era morto in autunno) e benissimo conservate le parti muscolari. In genere i mammut siberiani non sono di grossissima statura e i resti scheletrici di altri analoghi esemplari trovati (nella sola forma di residui ossei) in regioni europee presentano dimensioni sensibilmente maggiori.

A differenza degli attuali elefanti il mammut siberiano presentava soltanto 4 dita ai piedi: inoltre il suo corpo era coperto da lunghi peli. Il cranio è di una tipica forma conica; le zanne sono molto sviluppate e spesso superano il peso unitario di 100 kg; queste zanne sono nettamente ricurve.

La Siberia doveva essere ricchissima di mammut: per oltre un secolo i cacciatori di avorio hanno trovato ingenti bottini di zanne che erano vendute specialmente in Cina, e se si deve credere a varie testimonianze, spesso si riusciva a porre sul mercato annuale oltre 30000 kg di avorio siberiano.

Non risulta che nelle varie spedizioni le carni dei mammut congelati abbiano formato materia di alimentazione per l'uomo: però gli animali domestici carnivori si sono mostrati ghiotti di queste carni.