Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno II – Volume V – n. 59
15 giugno 1937 - XV

 

 

UN BISTORÌ ROMANO RINVENUTO IN UNA NECROPOLI TICINESE
di D. Silvestrini

 

Questo strumento chirurgico fu recentemente esumato a Losone, piccola borgata a qualche chilometro da Locarno. La necropoli rimonta al I e al II sec. d. C. La lama di ferro è quasi del tutto scomparsa per effetto dell'ossidazione; non resta che l'impugnatura enea, la quale, di per se stessa, serviva anche da speciale strumento per operazioni sussidiarie.

 

 

La fenditura, praticata per l'innesto della lama, dimostra come il bistorì era costruito in modo da rendere le lame facilmente smontabili e cambiabili. Trattasi dunque di due strumenti congiunti in uno. Con la lama si eseguivano le operazioni proprie del bistorì: taglio, incisione, salasso, ecc., non diversamente da quel che si pratica oggi. L'impugnatura invece, di bronzo, che ha la forma di foglia di mirto, o - secondo l'espressione di Paolo da Egina - olivare, serviva da specillo, da sonda, da cauterio, o per deporre e stendere sulle ferite unguenti, balsami e medicinali.

Tale suppellettile archeologica non è molto abbondante, ma abbastanza conosciuta. Citiamo gli armamentari chirurgici trovati a Pompei, a Bingen in Germania ed altri sparsi un po' ovunque. Nella Svizzera, come del resto in Germania e nelle Gallie. simili ritrovamenti ebbero luogo lungo le frontiere dell'Impero, perché si trattò quasi sempre di medici militari al seguito delle legioni romane. Di due di detti medici si ha ricordo nella Svizzera; come pure di un lazzaretto militare presso Vindonissa e di una scuola di Medici et professores ad Aventico.

Nel locarnese non si ebbero stanziamenti militari, e, d'altra parte, soltanto nelle grandi città, nei primi secoli dell'Impero, era riconosciuto l'esercizio pubblico della professione medica.

Esistevano però dei medici ambulanti, e spessissimo ciarlatani, che, dopo aver appreso l'arte del medicare durante il servizio militare, da veterani continuavano ad esercitarla, in qualche colonia presso cui si ritiravano, o peregrinando di borgata in borgata, specialmente nei giorni di mercato.

Questa continua peregrinazione spiega come, per comodità di trasporto, gli strumenti professionali si siano costruiti di dimensioni minime; anzi, quand’era possibile, in vista dì una duplice funzione.

Così va interpretato il ritrovamento di Losone. Interpretazione questa avvalorata dal fatto che, fra la poca suppellettile che corredava questa tomba, non si rinvenne altro strumento chirurgico. All'antico "flebotomo" bastava il suo solo bistorì.

Come fattura questo esemplare è identico ad altri conosciuti ; cioè, è talmente perfetto, preciso e finito nella lavorazione da far escludere l'ipotesi di una fabbricazione locale e ammettere quella della provenienza da un'unica e specializzata fabbrica; certamente dell'Italia.