Da “SAPERE” – Ulrico Hoepli Editore
Anno II – Volume IV – n. 42
30 settembre 1936 - XIV

 

 

LA MISTERIOSA PIRAMIDE DI CHEOPE: GEOMETRIA PROFETICA?
(di g.d.f.)

Fra le grandi piramidi faraoniche, la massima, la "grande piramide” per antonomasia è quella di Cheope, Faraone egiziano della IV Dinastia, vissuto fra il 2620 e il 2597 avanti Cristo.

Opera grandiosa nelle dimensioni, una delle meraviglie del mondo nell'antichità: ad essa ancora oggi si raffrontano altre costruzioni gigantesche cui l'uomo dedica considerevoli quantità di energia e di lavoro a scopo più utilitario, usufruendo di mezzi senza pari più potenti, senza tuttavia superarne di molto la mole.

Di pregio artistico discusso da molti punti di vista, ma in ogni modo imponenti nelle proporzioni e nella sobrietà delle nude linee geometriche, le piramidi erette ai margini del deserto infocato testimoniano senza dubbio di quella stessa aspirazione dell'uomo all'infinito che più tardi ha spinto in alto i campanili cristiani, le svelte cuspidi gotiche, le armoniose cupole della Rinascenza. E la stessa idea indistinta che ispirava chi concepì e costruì le piramidi circonda oggi di un velo di mistero e di un'atmosfera di prodigio lo spirito di noi tardi nepoti che contempliamo questi monumenti rievocanti il vero ed onnipresente mistero: quello della morte; ciascuno a proprio modo, a seconda degli orientamenti del pensiero e delle rappresentazioni della fantasia.

Così l'artista ne sente la suggestione poetica o pittorica, lo storico vi ammira la volontà di potenza che esse esprimono, il costruttore considera la somma di umano dolore e di fatica che costarono: lo scienziato indaga, misura, raffronta… e fantastica talvolta anche lui.

Le dimensioni, le proporzioni e l'orientamento della grande Piramide, ad esempio, hanno dato luogo a induzioni che, nonostante siano respinte dalla scienza ufficiale, non sono meno sconcertanti ed eccitano la curiosità di scoprire dove finiscano le coincidenze casuali e dove incominci qualche cosa, se v'è, di voluto e di preordinato un senso che ci sfugge completamente.

L'unità di misura adottata dai costruttori della piramide di Cheope è il "cubito sacro", conosciuto soltanto dai sacerdoti; il popolo aveva un altro "cubito". Il cubito sacro o "piramidale" era diviso in 25 pollici piramidali, equivalenti a 999/1000 del pollice inglese attuale, di 25,4264 millimetri; equivaleva dunque 0,635660 metri.

Questa lunghezza è la decimilionesima parte del raggio terrestre, valutato secondo i calcoli recenti in 6356700 metri, con una differenza in meno di 100 metri, dello stesso ordine di grandezza quindi dell'errore attribuibile ai nostri calcoli moderni. Se si moltiplica l'altezza della grande piramide (148,208 m) per un miliardo si ha con notevole approssimazione la distanza della terra dal sole; se si moltiplica il pollice piramidale per 100 miliardi si ottiene la lunghezza del percorso della Terra sulla sua orbita in un giorno di 24 ore; se questo arco meridiano viene espresso in cubiti piramidali si ottiene un numero che è multiplo di pigreco, 3,1416 fondamentale nelle matematiche.

L'asse dell'ingresso alla grande piramide è orientato esattamente, secondo risulta dai calcoli di Sir John Herschel e di Piazzi-Smith, verso la stella polare dell'epoca; il meridiano passante per il vertice della costruzione, designato così con una precisione raggiunta di poi solo nei tempi recenti, è il meridiano più razionale dal punto di vista pratico e geografico, perché attraversa su tutta la superficie terrestre la maggior quantità di terre.

Numerose sono le altre coincidenze che ci invogliano a pensare che la piramide di Cheope abbia potuto servire a materializzare non solo dati astronomici e geofisici, ma anche misure di capacità, di peso, di temperature, ecc. L'abate Moreaux, direttore dell'osservatorio di Bourges, le ha raccolte in un libro dal titolo attraente LA SCIENCE MYSTÉRIEUSE DES PHARAONS, e molte di esse erano note da tempo al pubblico.

Ma tutto ciò non basta ancora. Dall'architettura interna della piramide, intricato sistema di corridoi e di camere, dalla interpretazione del Libro dei morti, il gran testo profetico e simbolico in 156 capitoli degli Egiziani che è, diciamo, la copia letteraria della costruzione, taluno ha tratto una visione mistica della storia del mondo che farebbe, fra l'altro, ritenere la data del 15 settembre fatidica nel corso delle umane vicende.

Eccola riassunta da uno scritto di G. Barbarin.

L'architettura interna della piramide, come indica lo schema della figura, comprende un corridoio di entrata che ha inizio all'altezza del sedicesimo corso del rivestimento esterno e dopo 28 metri si biforca in un ramo discendente e in uno ascendente.

 

 

Il corridoio d'entrata corrisponde, secondo il Libro dei morti, al periodo di preparazione e di iniziazione al mistero dell'Universo, nelle età che hanno degenerato spiritualmente dopo la costruzione della piramide.

La biforcazione era celata dall'"architrave segreto", blocco di granito a botola; per il corridoio discendente si giunge dopo 77 m. alla "camera della follia" che sembra costruita sottosopra, dal soffitto liscio e dal pavimento scabro, su cui sono dipinti uomini che si fendono il cranio con delle scuri: quivi finiscono, senza speranza, i disgraziati che si inoltrano nella via discendente.

Per quella ascendente invece, dopo una quarantina di metri si giunge alla "Sala della Verità nell'Ombra”, da cui si distaccano un passaggio orizzontale che porta alla Camera della Regina, e la Grande Galleria detta "Sala della Verità nella Luce". Queste due parti hanno secondo il Libro dei morti una grande importanza: simboleggiano rispettivamente la "Rinascita spirituale" e la venuta della "Vera luce nell'Oriente", durante gli ultimi giorni della Legge.

Alla fine della Grande Galleria v'è il Grande Scalino, inizio della preparazione in vista della "Consumazione dell'Età" e della "Restituzione del Tutto"; da esso per due "Passaggi bassi" e un'anticamera si accede alla Camera del Re.

Questi tre ultimi passaggi significano, nel Libro dei morti : il primo passaggio basso, il "Periodo di Caos"; la seguente anticamera, la "Tregua nel Caos"; il secondo ed ultimo passaggio, più basso di tutti gli altri, l'ultima umiliazione prima di penetrare nel Sancta Sanctorum, prima che si sollevi per l'Uomo il "Triplice Velo".

La camera del Re, che contiene un sarcofago di granito rosso perfettamente levigato, è chiamata la "Camera del Mistero e della Tomba aperta", la "Sala del Giudizio e della Purificazione delle Nazioni", la "Morte sommersa dalla luce"; denominazioni oscure che stanno a significare l'accoglimento dell'Uomo che avrà compiuto, purificandosi, tutto il lavoro di iniziazione.

Fin qui il Libro dei morti: lo stupefacente comincia adesso.

Nel 1865 Roberto Mensies aveva formulato l'ipotesi che la specie di laberinto interno alla grande piramide fosse la rappresentazione cronologica delle profezie. Ed ecco che alcuni scienziati, misurando le distanze in pollici piramidali, scoprono che a ogni distanza fissa, ad ogni punto singolare dei percorsi, corrispondono date ben precisate, alcune delle quali molto vicine a noi, e di una esattezza che non può non colpire.

Ecco le più notevoli:

Le ultime date segnate da punti singolari con le misure eterne della pietra sono: 20 agosto 1938, 27 novembre 1939, 3-4 marzo 1945, 18 febbraio 1946, 20 agosto 1953, quest'ultima segnata dal muro a sud della Camera del Re. Nella Camera sotterranea è invece fissata l'estrema data, che cade fra luglio e dicembre 1992.

Gli avvenimenti attesi secondo le profezie conosciute sono: la venuta del Grande Monarca che porterà l'ordine prima dell'ultimo tempo, la venuta dell'Anticristo, l'avvento del secondo Messia.

Ma è evidentemente più facile ricostruire e verificare le coincidenze fra le date di avvenimenti accaduti e le misure di lunghezza scolpite nella pietra, che prevedere gli avvenimenti futuri.

I nostri lettori, in ogni modo, ne hanno abbastanza per meditare e trarre conclusioni a loro piacimento.